L’opera salvifica, la soluzione geniale è dovuta a Di Maio, vincente su tutta la linea. Ora, non sarà il ‘capo’ formale, ma è il capataz di fatto
La comica, perché è comica, dichiarazione finale dei due contendenti a muso duro, Conte ter e Grillo quater, mette, formalmente, la parola fine, alla litigata monstre dei giorni scorsi.
Loro dicono fino al 2050, io dico fino a Settembre. Vedremo.
Perché comica? Ma perché dopo essersi praticamente sfidati a singolar tenzone con ascia e draghinassa, dopo avere detto tutto di tutto e il contrario, improvvisamente tutto finisce in gloria per la salvifica opera di Luigi Di Maio (notate bene, solo Di Maio). Eh sì, perché questa è la grande novità, da me puntualmente prevista. L’opera salvifica, la soluzione geniale è dovuta a Di Maio, anzi, viene letta dal nulla (Vito Crimi) e annunciata nel soluto tweet pieno di simboli incomprensibili di Di Maio. Che, lo ricorderete, prima ha fatto votare gli stellini a favore della ‘riforma’, mandando in bestia Conte, e poi, visto che ormai era spiazzato, Conte stesso ha dovuto cedere le armi. Questa, almeno è la mia interpretazione.
Dunque, bastava mezz’ora di lavoro del superdotato Ministro degli Esteri (di non so quale Paese) e tutto va a posto. La ‘leadership’ (loro parlano così) chiara e legittima è la via maestra che porta al 2050, appunto. Loro, lo sapete, sono tipi modesti, sempre pronti agli ‘understatement’ (loro parlano così) e quindi si limitano ad assicurarci che questo meraviglioso accordo durerà fino a quella data, il 2050. Ciò che non ci dicono è come fanno a pensare che a quella data gli stellini ci saranno ancora. Se è una minaccia, è davvero dura!
Comunque, io in quella data non ci sarò e quindi poveri i miei figli, anzi i miei nipoti! Certo ci sarà Giggino, un po’ curvo, magari con un’altra fidanzata e tre o quattro ministeri. Grillo chi sa. Ma certo non mi pare verosimile che dopo tutto il bailamme fatto fin qui, ora tutto fili liscio. L’accordo è fatto, vuol dire il contrario esatto, ci scommetto.
Per un po’ tutto filerà liscio, anche perché l’unico vero risultato di questa sceneggiata (e questo lo capisce ormai chiunque) è che Di Maio è vincente su tutta la linea. Ora, non sarà il ‘capo‘ formale, ma è il capataz di fatto. ‘Dagospia‘ lo illustra bene nella costruzione fotografica che mi sono permesso di usare in questo mio intervento. E, per ora, ha già fatto vedere come vuole agire. Ordina ai ‘suoi’ ministri di votare per la ‘riforma’ del processo penale, firmata ‘Cartafede’ (per ovvi motivi il contrario è improponibile!), e poi spiega a Conte di non fare il fenomeno, se no si ritrova fra le mani un partito di cartapesta. Ma, al tempo stesso, credo proprio, frena definitivamente Grillo, ormai chiaramente fuori. Tra l’altro Grillo si accinge a subire le aggressioni mediatiche più turpi a partire da Settembre (non hanno fretta in Sardegna, si sa), quando, salvi rinvii, inizia il processo al figlio … già, ma tu vedi. Ma no, suvvia, è solo una coincidenza, Di Maio mica lo sapeva quando ha detto agli stellini di votare il ‘Cartafede’.
Sono cattivo, sospettoso? Sì. Perché voi no?
Ma, comunque, anche per Conte la vita non sarà facile, con quel tipo accanto … non vorrei trovarmi nei suoi panni e con la sua pochette.
Ma ora tutto si calma, pare, anche se certezze non credo che ve ne siano. Gli animi all’interno del partito sono tesi e dopo questo tour de force, il numero degli scalpitanti per posti e incarichi si è moltiplicato. A cominciare da Roberto Fico, che, alla fine, non ha toccato palla, peggio perfino di Crimi. Io non credo che ciò sia indifferente.
E poi, non è mica detto che Grillo sia proprio finito. C’è sempre lo strillante Dibba, per ora in Bolivia sembra, che non mi pare tipo da accettare l’eclissi con il sorriso sulle labbra.
Insomma, la storia non finisce qui. Fa solo ridere, ma ridere amaro, leggere che tra le altre cose annunciate da Crimi c’è il fatto che gli stellini restano come elemento di stabilità e tenuta democratica: contenti loro. Certo se qualcuno non avesse di meglio da fare e gli andasse a spiegare cosa è la democrazia, male non sarebbe.
Giancarlo Guarino