“Ahi serva Italia, di dolore ostello, 

nave sanza nocchiere in gran tempesta, 

 non donna di province, ma bordello!”

di Domenico Ricciotti

Così cantava il padre Dante nel sua Commedia (Purg. IV). E questi versi sembra che possano, quasi in ogni tempo, adattarsi alla condizione del Bel Paese. Ma forse, oggi più che mai siamo senza alcun nocchiere politico.

L’Italia è dagli anni novanta senza più una vera e propria classe politica, decapitata da tangentopoli sia dei cattivi che dei buoni.

Dopo i De Gasperi, i Dossetti, gli Sforza, i Parri, i Nenni, i Saragat, i Togliatti, fu la volta dei Fanfani, dei La Pira, dei Moro, dei La Malfa (Ugo), dei Malagodi, dei Berlinguer e dei Pertini. Infine, fu la volta degli Andreotti, dei Craxi, dei Forlani, degli Spadolini, dei Cirino Pomicino e dei De Mita. E così finì la cosiddetta “prima repubblica”.

La seconda si aprì con la promessa non mantenuta di Mariotto Segni. Quindi fu la volta degli Ochetto, dei Berlusconi, dei Bossi, dei Bertinotti, dei Prodi, dei Casini, dei Mastella e dei Fini. Adesso, nella sedicente “terza repubblica” è la volta dei Renzi, degli Orfini, degli Orlando, delle Boschi, delle Madia, dei Salvini, delle Meloni, dei Grillo, delle Raggi, dei Di Battista, dei Di Maio, dei Nichi Vendola, delle Boldrini, dei Brunetta, dell’immarcescibile Berlusconi e compagnia bella. Quasi una corte dei miracoli.

La costituzione che fu scritta da uomini del valore di Ruini, di Mortati, di Calamandrei, di Terracini, di Moro e di tantissimi altri valenti giuristi e cattedratici (ispirati anche da Arturo Carlo Jemolo), ha rischiato di essere fatta a pezzi dalla Boschi e dai suoi collaboratori. Grazie a Dio, questa operazione è saltata, non tanto per ragioni meramente giuridico-istituzionali, come sarebbe stato giusto, ma solo per una opposizione viscerale contro chi proponeva questa riforma.

Oggi, più che nel recente passato, dopo i fasti della “Grande Bellezza”, regna la più sconsolante grande confusione. L’Italia è governata da nani politici, senza una visione politica e ideale di grande respiro, senza la capacità di portare l’immaginazione al potere, di disegnare una nuova società, ma semmai abbandonarla alla schiavitù di una moneta priva di progetto, solo strumento di asservimento alla grande finanza europea e mondiale, a sua volta asservita, oltre a quello che resta del potere economico occidentale, ai nuovi ricchi del mondo arabo, che nulla sanno di democrazia.

Una classe politica schiava di poteri forti extra nazionali e non in grado di progettare alcun futuro per la nostra nazione.

E l’Europa, in preda ad un calo demografico di proporzioni epocali, con un centro politico ed economico tedesco, poco incline alla solidarietà intereuropea, è incapace di essere il motore di una unione dei popoli liberamente affratellati, con politiche economiche, sociali, finanziarie, sanitarie, di cultura, di difesa e di ordine pubblico coordinate, si è artificialmente trasformata in un consesso di asettici ed anaffettivi banchieri dell’eurotower di Francoforte, della Troika e del FMI, che curano solamente gli interessi della finanza internazionale.

Che Europa sarebbe senza la Grecia, dove è nato il mito stesso di Europa e la stessa democrazia e senza l’Italia che con Roma ha creato, con il diritto, il senso dello Stato e con la rete di comunicazione, l’appartenenza ad una cittadinanza che faceva la differenza tra i cittadini e i barbari.

E in mezzo a tutto ciò l’Italia è senza una classe politica degna di questo nome, al punto che i Craxi, gli Andreotti e i Forlani appaiono grandi statisti e noi iniziamo a rimpiangerli.

Con la fine del governo Renzi, l’ex premier ha giocato a far finta di essere un nuovo Cincinnato. Ma è stata solo una finta. Infatti, non ha lasciato il vero potere che deriva dalla carica di essere segretario nazionale del PD. E da lì ricomincerà una nuova corsa alla riconquista del potere. Renzi è un animale politico, così come lo è Salvini, l’altro Matteo, e così come lo è sia la Boschi e sia la Meloni. Animali politici, ma non statisti. Il potere è l’oggetto di una conquista, è lo scopo e non lo strumento dell’azione politica

E se governare è la possibile soluzione dei problemi concreti della gente, dobbiamo ammettere che costoro non solo non sono statisti, ma neppure uomini e donne di governo. Un vuoto assoluto di idee e di personalità assolutamente sconfortante e foriero solamente di grande confusione.

Anzi della Grande Confusione italiana.