Sua Competenza ha perso tre mesi inseguendo il fantomatico tetto al prezzo del gas (infattibile) e ora che Berlino si muove da sola, la doccia gelata
Aveva detto Giorgia Meloni, sul finale della campagna elettorale, che l’Ue è preoccupata “perché se vinciamo noi, è finita la pacchia”. Una frase a effetto ripresa dai media, naturalmente per polemizzare sul suo anti-europeismo. Si sta in Europa facendo i propri interessi nazionali: la Francia fa la Francia, la Germania fa la Germania, l’Italia deve fare l’Italia. Questo il senso di quella frase.
Ebbene, alla prima curva però Meloni è sbandata. Berlino ha annunciato il suo scudo da 200 miliardi per assorbire il caro-bollette su famiglie e aziende. La Germania ha fatto la Germania. E l’Italia? L’Italia risponde gnè gnè gnè.
Altro che pacchia finita, la leader di Fratelli d’Italia e premier in pectore, forte del successo elettorale, se ne è uscita con un commento degno dell’europeismo straccione dei Letta, dei Monti, dei Draghi. “Nessuno Stato membro può offrire soluzioni efficaci e a lungo termine da solo in assenza di una strategia comune, neppure quelli che appaiono meno vulnerabili sul piano finanziario”. Che vor dì? In due parole: più Europa.
Un commento che ricalca quello del premier Mario Draghi: “Non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali, serve solidarietà“.
Che è successo? È successo che il governo italiano guidato da Sua Competenza ha perso tre mesi di tempo aspettando una “soluzione europea” al tema dei rincari energetici che, come al solito, non è arrivata, aggrappandosi al miraggio del tetto al prezzo del gas (ricorderete i trionfanti titoli di giornale che lo davano per cosa fatta a giorni alterni, la grande trovata di Draghi che avrebbe messo d’accordo tutti), mentre gli altri grandi Paesi approntavano nel frattempo risposte nazionali alla crisi energetica.
Noi no, Sua Competenza ha perso almeno tre mesi in rancori personali e inseguendo il fantomatico tetto al prezzo del gas, che si era capito da tempo non essere fattibile (qualcuno lo sosteneva da mesi), per l’opposizione tedesca ma anche per controindicazioni reali.
E, triste inizio, purtroppo appresso a Sua Competenza, invocando il tetto al prezzo del gas e bocciando lo scostamento di bilancio, si accodava Giorgia Meloni, probabilmente mal consigliata.
L’annuncio tedesco, proprio alla vigilia del Consiglio Ue dell’energia, arrivava come una doccia gelata, perché a quel punto pure i sassi avevano capito che la Commissione europea si apprestava a partorire il classico topolino, ricalcando le posizioni tedesche (d’altronde, a guidarla è la baronessa Von der Leyen…).
Da qui l’irritazione italiana, che vedeva infrangersi per l’ennesima e probabilmente decisiva volta l’illusione del tetto al prezzo del gas. Ognuno per sé Dio per tutti, recita l’adagio, in cui i tedeschi sono maestri e noi italiani gli utili idioti.
Pare di vivere nel giorno della marmotta del famoso film. Le reazioni di Draghi e Meloni allo scudo tedesco mostrano come per l’ennesima volta abbiamo commesso lo stesso errore: di fronte ad una crisi, aspettare la “risposta Ue”, la “soluzione europea”, che in questo caso coincideva con il fantomatico tetto al prezzo del gas. Ecco cosa succede ad andar dietro a Sua Competenza…
Emblematico anche il tweet di Guido Crosetto: “La decisione della Germania sul gas conta più di tutte le parole critiche sull’Europa sentite negli ultimi dieci anni, perché è un atto, preciso, voluto, non concordato, non condiviso, non comunicato, che mina alla radice le ragioni dell’Unione“.
Ma domanda: è colpa della Germania se noi abbiamo dormito per almeno tre mesi? Non ha forse detto proprio Giorgia Meloni che la Germania, giustamente, fa la Germania e che tocca all’Italia fare l’Italia? Le “ragioni dell’Unione”, se ci sono, sono sbagliate.
Il nostro problema, il problema della nostra classe politica, è che ci gingilliamo da trent’anni con qualcosa che non esiste. Non esiste, non è mai esistita l’Ue come ce la immaginiamo solo in Italia, una specie di pranzo di gala, di madre natura generosa.
E purtroppo, ormai, anche i critici dell’Ue ne sono talmente assuefatti che non riescono più a concepire alcunché al di fuori di essa. C’è una crisi? Mamma Ue aiutaci tu. La differenza tra destra e sinistra è che la prima batte cassa battendo le scarpe sul tavolo, la seconda inginocchiandosi.
Occorre un cambio di paradigma. Il sovranismo, che nella versione non piagnona sarebbe in realtà l’euroscetticismo thatcheriano, nulla di nuovo sotto il sole, è tutt’altra cosa. C’è una cosa da fare nel nostro interesse? Si fa, assumendocene la responsabilità. Non c’è niente da concordare, condividere, comunicare. Mentre aspettiamo la “soluzione europea” gli altri Paesi fanno e poi, di fronte al fatto compiuto, ci offendiamo: “Serve solidarietà”.
E in questa dinamica è sprofondata purtroppo anche la destra cosiddetta sovranista – la Lega con il Pnrr e Fratelli d’Italia con il tetto draghiano al prezzo del gas.
Si dice, ma noi non abbiamo spazio nel nostro bilancio. Prima considerazione. Cosa pensate che succederà al debito pubblico tra qualche giorno, quando per le bollette insostenibili molte imprese fermeranno la produzione, licenziando o mettendo in cassa integrazione milioni di persone? Si impennerà il debito pubblico e non avremo più un pezzo di economia per tornare a crescere e ripagarlo.
Seconda considerazione. Abbiamo un bilancio enorme, pieno di sprechi da cui pescare. Non occorre nemmeno andare troppo indietro nel tempo, basta guardare alle puttanate degli ultimi quattro anni. E abbiamo i fondi del Pnrr, soldi in massima parte nostri, che se non verranno riorientati a tamponare l’emergenza del momento, non saranno spesi o verranno buttati in chilometri e chilometri di piste ciclabili… Per andare dove?
Federico Punzi – Atlantico