La parte continentale dell’Europa non sembra proprio avere pace.
Il peggio sta avvenendo in Francia e in Belgio, dove l’appuntamento parigino dei gilet gialli del week-end ha fatto nuovi disastri nel centro della città e si è esteso a Bruxelles.
In Italia, Luigi Di Maio, capo-politico (si fa per dire) del Movimento Cinque Stelle è nei gorghi di uno scandalo familiare, di tipo immobiliare (e non solo) che s’allarga a macchia d’olio.
Dalla piattaforma mediatica del misterioso Casaleggio (chi sarà mai? Mandrake? direbbero i romani di Trastevere) dagli oscuri contorni di tipo pseudo-massonico, è diffusa nel Paese un’agghiacciante confessione pubblica, contenuta in un foglio pedissequamente letto davanti a una telepresa dal padre del Vice-Premier, contenente il contrito e penoso mea culpa per i suoi errori.
Il povero Di Maio senior lo fa in modo così dimesso, per lui umiliante e sottomesso al potere di chi lo interroga da richiamare alla mente le “autocritiche” pubbliche e le purghe staliniane o le deposizioni dei sospettati d’infedeltà, dinanzi la “Santa Inquisizione”.
Sul piano generale, la manovra finanziaria naviga in acque sempre più agitate: Il Premier Giuseppe Conte parla con Juncker e non si sa che cosa gli possa promettere, considerati i suoi scarsi poteri; Tria annaspa; Savona si mostra preoccupato per la recessione.
Soltanto Salvini, soddisfatto dei suoi successi e della popolarità conquistata sia per l’arresto dell’immigrazione sia per il decreto-sicurezza mostra ancora una certa distanza dall’ansia: s’intuisce che potrebbe anche, dopo qualche “strumentale” titubanza, accettare di spostare nel tempo l’attuazione della cosiddetta “quota cento”.
Luigi Di Maio, invece, proprio nel momento in cui il suo decreto-dignità sta facendo le prime vittime tra i lavoratori, non può consentirsi di subire lo scacco e lo scorno del rinvio del reddito di cittadinanza, stella di prima grandezza nelle cinque del Movimento.
Beppe Grillo, dal suo canto, memore del motto di Ennio Flaiano, non gli viene in soccorso, considerandolo un perdente, e comincia a tuonare contro il Movimento, da lui stesso fondato, gridando che i suoi leader non sanno più che fare e, soprattutto, dove andare.
Anche la stampa e la televisione non sanno più che pesci prendere.
Se la Storia recente riesce ad insegnarci qualcosa, si può dire, con sufficiente verosimiglianza, che la strada di abbandonare al suo destino il piccolo “ducetto” di Pomigliano d’Arco corrisponda al desiderio dei poteri finanziari di liberarsi, dopo Matteo Renzi, di un’altra scelta sbagliata da loro fatta; e ciò con la già sperimentata tecnica delle “colpe dei padri che ricadono sui figli”, affidata all’abilità mediatica della “piattaforma”.
Dall’alto della pur contestata “Brexit”, l’empiristica e pragmatica Gran Bretagna guarda con distacco la confusione euro-continentale, da cui si è appena tirata fuori.
Gli Stati Uniti d’America e la Russia stanno alla finestra. Trump e Putin sembrano, entrambi, curiosi dell’evolversi della guerra (sotterranea ma evidente) in corso nel Vecchio Continente.
Ovviamente, l’interpretazione dei fatti che si susseguono, di giorno in giorno, per quei tre Paesi, nati o divenuti, pragmatici è quanto mai difficile.
La concezione idealistica, universale, “spiritualistica” (quanta confusione in questo termine, ambiguo quanto altri mai) permea ancora la vita dell’Europa continentale, quasi totalmente e rende imprevedibili le sue mosse.
Le speranze di maturazione e di riscatto dei popoli della parte continentale della vecchia Europa, da ben due millenni adusi a subire autoritarismi di ogni tipo e origine, sono molto tenui.
E con esse le possibilità delle future generazioni europee di sfuggire all’ipotesi di essere sopraffatte dalla nuova ondata del monoteismo mediorientale, questa volta in “salsa islamica”.
I termini distruttivi dell’antica vittoria dei cristiani ai tempi dell’Impero romano non sono stati ancora, almeno da tutti, dimenticati e già si affaccia il volto nuovo di quella furia devastante.
A volere ciò, questa volta non sono i ricchi smidollati e gli imperatori dell’opulenta Roma ma è lo strapotere delle élite finanziarie mondiali.
Per mantenere in piedi un’industria europea zoppicante e bisognosa di crediti bancari, Wall Street e City pongono quotidianamente a disposizione di organizzazioni non governative dalle sigle rassicuranti (Medici senza frontiere, Save the children, SOS Mediterraneo e via dicendo) i loro ingenti mezzi, per favorire lo stravolgimento dei nostri costumi di vita, in nome e in gloria del capitalismo finanziario.
L’islamizzazione del vecchio Continente è necessaria al fine di fornire a imprenditori in crisi di competitività mano d’opera a basso costo. I Paperoni dell’Alta Finanza non badano a spese: ne va della sopravvivenza delle loro fortune economiche.
La prospettiva potrebbe essere più favorevole se gli Euro-continentali, stanchi della pletora di norme, interne e comunitarie, che li circonda, spesso soffocandoli, capissero che sono stati avviati, dai colossi della Finanza mondiale (IOR e Vaticano compresi) su una china, dove la loro libertà diventerà sempre più precaria e sarà presto a rischio d’estinzione totale.
Il problema, se così fosse, si ridurrebbe a cercare di capire chi arriverà prima al traguardo. Due le ipotesi in alternativa: o l’asservimento definitivo dell’Europa continentale con gli Islamici e la loro carica distruttiva, almeno pari a quella dei primi Cristiani (non soltanto quelli della distruzione della Biblioteca di Alessandria, del Serapeo, dell’uccisione di Ipazia, ma anche quelli dello sterminio degli Atzechi e dei Maya) o il riscatto degli Euro-continentali della protesta, finalmente stanchi dell’attuale sistema di strapotere monetario e creditizio e della piega impostaci dai tecnocrati di Bruxelles.
Io faccio il tifo per la seconda ipotesi: non per me, ovviamente, ma per i discendenti; non solo miei…ma anche vostri, cari lettori.
di Luigi Mazzella – Rivoluzione Liberale