Nel mirino il contratto da 110 miliardi di dollari per la fornitura all’Arabia Saudita

 

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Alta tensione  tra Iran e Usa. Teheran  ha chiesto agli Stati Uniti, attraverso il portavoce del ministero degli esteri Bahram Qasemi, di smettere con la vendita di armi “ai principali sponsor del terrorismo“.

Materia del contendere il super-contratto da 110 miliardi di dollari per la fornitura di armi all’Arabia Saudita, contratto firmato l’altro giorno dallo stesso presidente  Donald Trump nella sua prima visita ufficiale in Medio Oriente, prima tappa che lo ha portato poi in Terra Santa da dove poi prenderà il volo per raggiungere Roma dove, tra i tanti incontri, è atteso anche da Papa Francesco. Fu infatti Trump a esprimere ancora tempo fa il desiderio di incontrare il Santo Padre.

Tornando alla cronaca del momento  Qasemi ha quindi invitato Washington a cambiare visione e  di “abbandonare la politica di scontro, l’iranofobia e la pericolosa vendita di armi ai principali sponsor del terrorismo“.  Ma, almeno per il momento, l’aria che si respira non fa presupporre nulla di buono. Anzi, non sarebbe neppure da escludere l’ipotesi di un conflitto nell’area contro l’Iran e magari con un intervento diretto degli Usa. Intanto il botta e risposta a distanza prosegue e Trump da Tel Aviv afferma con decisione che mai l’Iran avrà l’arma nucleare

Usa e Israele possono dichiarare a una voce che all’Iran non sarà mai, mai, mai concesso di avere un arma nucleare. L’Iran deve smettere di addestrare e finanziare i gruppi terroristici e le milizie“,  ha detto infatti Trump  affiancato  dal presidente israeliano Reuven Rivlin sicuro di avere nel merito un largo consenso compreso quello del mondo musulmano.

Ma la replica di Teheran non promette nulla di buono: “L’Iran proseguirà nei suoi test missilistici“, ha confermato il presidente iraniano, Hassan Rohani davanti ai media internazionali.

Una partita dunque complessa, certo, tuttavia viene da pensare che se qualora Trump riuscisse a vincerla passerebbe sicuramente alla storia, a dispetto di tutti coloro  che lo hanno pesantemente criticato ancora prima della sua elezione alla Casa Bianca.

Riguardo alla visita  in Arabia Saudita il presidente Usa ha ricordato che Re Salman auspica la pace tra israeliani e palestinesi e molti leader musulmani hanno manifestato la propria volontà al fine di stroncare in maniera definitiva il terrorismo che purtroppo è arrivato a colpire in diverse parti del mondo. E poi Trump ha aggiunto: “C’è una crescente consapevolezza tra i vostri vicini arabi di avere una causa comune con voi su questa minaccia posta dall’Iran“.

In merito al viaggio in Terra Santa va detto che Trump è andato al Muro del Pianto con la testa coperta da una kippah, il copricapo religioso ebraico, assieme alla moglie Melania. Si tratta di un avvenimento eccezionale perché è il primo presidente americano in carica a recarsi in quello che è ritenuto il luogo sacro dell’ebraismo  a Gerusalemme Est.

Infatti sia i rappresentanti Usa che quelli dell’ Ue hanno sempre evitato questa particolarissima tappa per il significato politico che rappresenta: il Muro si trova in quella parte di Gerusalemme occupata da Israele nella famosa Guerra dei sei giorni del 1967 annessa nel 1980 con la conseguente condanna dell’Onu e che i palestinesi naturalmente rivendicano da sempre come capitale del loro futuro Stato. Insomma, Trump è convinto  che esista la possibilità oggi di portare stabilità e pace nella regione ribadendo il forte legame tra Stati Uniti e Israele. E questo lo ha detto dinnanzi al premier Netanyahu, il presidente Rivlin e al resto delle più alte cariche dello Stato. La volontà di Trump per fare ripartire i negoziati tra israeliani e palestinesi è evidente, vedremo se le altre parti chiamate in causa dimostreranno le stesse intenzioni.