Fino al giorno tre novembre in cui si terranno le elezioni presidenziali americane, vivremo come in una condizione di sospensione nell’attesa di una svolta che potrebbe cambiare gli equilibri mondiali. Se Donald Trump dovesse essere confermato per un altro mandato, la deriva che ha determinato la crescita di populismi, sovranismi, tendenze autoritarie in tutto il mondo, proseguirà, contagiando in maniera sempre più significativa tutti i Paesi a democrazia debole, come quelli del Sud America o della parte orientale dell’Europa ed il nostro stesso Paese. Il disimpegno americano in queste aree ha lasciato enormi spazi di penetrazione commerciale e quindi di influenza politica alla Cina, che ha già costituito un solido rapporto con l’Iran, insieme ad una tacita alleanza con Russia, Turchia, Cuba,Venezuela e molte altre Nazioni rette da regimi dittatoriali in Medio Oriente, cominciando dalla Siria ed altrettanto in Africa con l’Egitto e quasi tutti i Paesi subsahariani ed inaugurando con il Governo italiano pentastellato la cosiddetta Via della Seta.

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La sconfitta dell’attuale Presidente statunitense comporterebbe invece un  riavvicinamento con l’Europa e la,  certamente lenta, ma inevitabile, ripresa dei rapporti,  oggi logorati, con le grandi democrazie del mondo Occidentale, che hanno assicurato il più lungo periodo di pace e di progresso della storia. Le principali democrazie del nostro continente dovranno fare la loro parte, ricominciando a tessere la complessa tela che potrebbe portare finalmente alla costituzione degli Stati Uniti d’Europa, almeno tra i Paesi che fanno parte dell’area Euro, immaginando eventualmente un diverso livello di collaborazione e libertà di scambi commerciali con gli altri Stati membri dell’Unione, la cosiddetta Europa a due velocità, e cercando di recuperare all’interno di tale seconda fascia il rapporto con il Regno Unito.

L’Italia oggi rappresenta il punto debole della catena per il suo grande debito pubblico, per la notevole perdita di competitività e per la insensata guida da parte di una coalizione priva di un disegno strategico, che non sia quello dello statalismo nemico del progresso, imposto dai Cinque Stelle ad un PD privo di una qualsivoglia anima politica.

Foto Mauro Scrobogna /LaPresse30-11-2011 RomaPoliticaCamera - legge costituzionale su pareggio di bilancioNella foto: panoramica aula su banchi delle destraPhoto Mauro Scrobogna /LaPresse30-11-2011 RomaPoliticsChambers of Deputies - constitutional law on budget In the picture: overview of the emicycle

Durante tale fase di attesa, un passaggio cruciale sarà quello del referendum abrogativo della legge che ha, al di fuori di ogni disegno di modello costituzionale, deciso la riduzione del numero dei parlamentari al solo scopo di delegittimare il potere legislativo, già indebolito da leggi elettorali che hanno consentito la nomina a deputato o senatore di qualunque analfabeta, famiglio, amante, disoccupato, cassaintegrato, questuante, purché fedele al padrone del partito che lo ha designato. L’obiettivo del movimento fondato da Grillo è quello di realizzare un controllo ancora più stringente di ogni forma di pluralismo e di bilanciamento dei poteri,  fino ad arrivare ad un cambiamento radicale che definirà i parlamentari non più rappresentanti della Nazione, ma del soggetto politico che li ha scelti, imponendo, in caso di dissenso, la decadenza dal ruolo. Le Camere diverrebbero peggio che aule sorde e grigie, ma miserabili ovili di pecore ammansite,  che appagherebbero soltanto il desiderio di alcuni falliti nella vita reale di mantenere un determinato status ed i relativi privilegi.

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Contro ogni previsione, un voto libero nella competizione referendaria,  potrebbe finire col far prevalere il NO, come avvenne  in occasione del referendum di Renzi, per una spontanea mobilitazione dell’Italia che non accetta di omologarsi ad un destino di sicuro declino, con una disobbedienza di massa degli elettori del PD ed un ripensamento in extremis del centro destra, che avrebbe a portata di mano l’unica occasione per far cadere il Governo Conte ed andare ad elezioni anticipate nei sondaggi ad esso allo stato favorevoli.

I liberali sono mobilitati per far fallire il pericoloso progetto grillino di destabilizzare l’ordine democratico e far precipitare il Paese nella condizione drammatica di un incolto autoritarismo senza valori, privo persino dei miti deliranti del regime fascista e dei suoi ridicoli rituali da militarismo di cartapesta. L’obiettivo dei pentastellati è soltanto la decrescita inarrestabile, aumentando il debito pubblico, lo statalismo deteriore e la distribuzione di elemosine a pioggia, fino a quando i partner europei ci consentiranno di indebitarci ulteriormente.

La sconfitta di Trump in America avrebbe sicuramente un effetto valanga in Europa ed in particolare nel nostro Paese, il quale potrebbe recuperare la sua antica, anche che recentemente dimenticata, vocazione per la democrazia liberale, il progresso, la competizione, la promozione del genio italiano, ancora senza uguali al mondo.

di Stefano de Luca