Lasciamo stare il destino

mettiamo in sicurezza gli edifici

imagesIl terremoto, purtroppo, è qualcosa di imprevedibile che può colpire in qualunque momento senza che vi siano segnali particolari che possano darci l’idea di un pericolo imminente. Inoltre siamo ben consapevoli di vivere in un Paese che è a forte rischio sismico. E altrettanto siamo consapevoli della tragedie che esso comporta. Oltre ai lutti dobbiamo fare i conti con case crollate come fossero di sabbia. E in questi casi, visto che qualcosa almeno si sa, meglio evitare la parola fatalità. In Italia il terremoto provoca dunque danni e morte e proprio per questo servirebbe iniziare finalmente un’opera di prevenzione vera. Occorreranno alcuni decenni, certo, ma bisogna pur iniziare.

In sostanza la prima cosa da fare è quella di intervenire sulle strutture contro il rischio sismico poi provvedere subito a monitorare il territorio dal punto di vista sismico.

Dobbiamo renderci conto che il problema è sì legato alla natura geologica del Paese ma anche alla gestione urbanistica spesso inadeguata per non dire, in alcuni casi, scellerata. Non essendoci prevenzione e manutenzione gli stabili il più delle volte non sono a norma nonostante si sappia da sempre che i terremoti hanno spesso flagellato l’Italia. Tra i primi ad essere raccontati in alcuni scritti storici quello che colpì la zona appenninica nel 1117.

Le prime normative antisismiche risalgono agli anni ’70 ma una vera cultura che sapesse affrontare la delicata questione non c’è mai stata. Tantomeno è stata decisa una linea politica capace veramente di ridurre i rischi legati all’attività sismica orientandosi verso lavori di ristrutturazione e manutenzione degli edifici. Da anni si parla di un piano nazionale di prevenzione, una sorta di enorme “cantiere Italia” per mettere finalmente in sicurezza case e territorio ma non se ne è mai fatto nulla. Parole, solo parole. Intanto proseguono i crolli e la responsabilità sarà pure di qualcuno, indipendentemente da coloro che hanno costruito questi edifici o da chi, omettendo accurati controlli, li ha lasciati costruire.

Quello che è certo è che si poteva e si può fare qualcosa sul fronte della prevenzione che però non è mai stato fatto. E adesso ne stiamo pagando le tragiche conseguenze.

Basti pensare a un dato: soltanto il 14% degli strutture esistenti nelle zone  ad alto rischio sismico rispetta gli standard di sicurezza. E le ultime scosse di  terremoto che hanno messo in ginocchio il centro Italia mettono ancora una volta in evidenza  la fragilità delle strutture. Il Bel Paese è tra i più sismici d’Europa ma tuttavia i Governi che si sono succeduti negli ultimi decenni non hanno mai stanziato finanziamenti adeguati al fine di predisporre una valida messa in sicurezza dell’intero patrimonio edilizio. Basterebbe chiedere a qualsiasi geologo e questi ci spiegherebbe che sarebbe necessario e urgente costruire in una certa maniera, con i giusti standard di sicurezza,  come sarebbe importante la cura del suolo.

Del resto sarebbe sufficiente vedere come si comportano in Giappone da anni. E da quelle parti di terremoti ne sanno qualcosa. Insomma l’ambiente, il territorio tutto dovrebbero essere rispettati, serve un’altra cultura, un altro tipo di approccio Siamo tutti consapevoli di quello che andrebbe fatto, ci si pone domande, ma in pratica non si fa nulla e questo è davvero inaccettabile.

Quali sono gli interessi che stanno dietro a questa gravissima inerzia che porta dolore e disperazione?

A conti fatti quando ci sono terremoti come quello di un paio di giorni fa si spende sul versante  emergenza tre volte tanto rispetto a  quello che si sarebbe potuto spendere prima della tragedia. Ossia la prevenzione, e sempre qui si finisce,  costerebbe molto meno degli interventi emergenziali. Ma, lo ripetiamo, la prevenzione da noi è quasi nulla.

E allora si piangono i morti, i politici arrivano in elicottero, stringono mani, promettono ma poi dimenticano. E la cosa ancora più grave è che pure noi dimentichiamo. Di certo non dimentica quella povera gente costretta a vivere al gelo in accampamenti di tende, camper e roulotte sommersi da montagne di neve.

E pensare che l’Italia, ironia della sorte, dispone di buone norme antisismiche, sulla carta, ma ovviamente restano puntualmente inapplicate.

Parlando di terremoti e i pericoli che ciclicamente corre questo nostro meraviglioso Paese vengono in mente le parole di Marco Pannella che già  trent’anni fa lanciava l’allarme sul rischio Vesuvio e il dissesto del territorio.

Bene,  il leader di Radicali Italiani sosteneva: “Abbiamo ottocentomila persone che si sono lasciate accalcare sulle falde del Vesuvio. Il giorno in cui ci fosse, auguriamoci un falso allarme, avremmo centinaia, migliaia di vittime visto che nemmeno lo scorrimento dell’evacuazione diventa tecnicamente possibile”.