di Domenico Ricciotti
Se la politica italiana ormai fa ridere, bisogna ammetterlo, anche se a denti stretti, che un comico come Beppe Grillo calca benissimo questo palcoscenico.
Ma davanti al rifiuto del gruppo parlamentare europeo dell’ALDE, benché per motivazioni misteriose il suo leader avesse sottoscritto un qualche accordo con Casaleggio junior, Beppe Grillo ha steccato il primo importante tentativo di inversione di marcia su questioni europee. Propriamente una inversione a U: infatti, il comico genovese aveva sempre ribadito la sua contrarietà, e quella del movimento, ad una unione europea troppo stretta e a una moneta fasulla come l’€uro. Poi, una domenica mattina lancia il referendum tra gli iscritti per lasciare il gruppo parlamentare euroscettico (EFDD), che lo vede assieme all’UKIP di Nigel Farage, per passare armi e bagagli con i centristi eurofanatici del gruppo ALDE, guidato da Guy Verhofstadt.
Malgrado il 78% di favorevoli tra gli iscritti al Movimento, il matrimonio europarlamentare non si farà per il rifiuto dei deputati del gruppo. E, sebbene Verhofstadt abbia in qualche modo aperto spiragli, il gruppo, per motivazioni politiche europeiste, ha detto no.
Dopo il rifiuto del gruppo europarlamentare dei verdi, è la seconda stecca che prende Grillo in Europa. L’antieuropeismo della prima ora, forse calcato troppo per conquistare l’elettorato più critico contro una Unione Europea, vista a ragione o a torto causa di ogni male italiano, ha di fatto chiuso tutte le porte dei movimenti e partiti europei.
Questa iniziativa c’è chi l’ha vista come un presupposto e come copertura politica ad una azione puramente economica della Casaleggio Associati, ma è stata vista pure come un diversivo, escogitato da Grillo, per distogliere l’attenzione dei media sulle difficoltà che incontrano le amministrazioni a guida grillina (come Roma soprattutto). Ebbene, qualsiasi cosa fosse, o per qualsiasi fine sia stata intrapresa, questa azione ha sortito il suo effetto. Il movimento, anzi gli iscritti, con una azione di democrazia diretta, sta con il suo leader. Accetta o subisce qualsiasi svolta repentina e schizofrenica della linea politica. Ma con un grande interrogativo: gli elettori seguiranno a loro volta questa linea politica schizofrenica, imposta da un leader padre e padrone del movimento?
E a seguito di questo continuo stop & go, voluto da Grillo, quale futuro aspetta il Movimento? Sono colpi di crescita e di assestamento, dovuti al fatto di aver raggiunto alcuni centri di governo (il comune di Roma)? Oppure è la crisi di un movimento di opposizione che non riesce a trasformarsi in classe dirigente e di governo?
Ma a noi, in realtà, questo poco interessa. Oggi ci poniamo un’altra domanda legata alla nascita ed alla crescita dei 5Stelle. Quale è stata, se c’è stata, una funzione positiva nel panorama politico italiano da parte dei 5Stelle? Ebbene, dobbiamo ammettere, e spero che altri osservatori politici autorevoli abbiano il coraggio di ammettere questa realtà politicamente scorretta, ma veramente efficace, della funzione utilissima che ha avuto il Movimento 5 Stelle in Italia in questi anni.
La crisi della politica è causata dalla crisi di rappresentanza dei partiti politici in Italia. La magistratura, indagando correttamente sulle malefatte di alcuni politici, con una azione pesante di delegittimazione da parte di alcuni magistrati “prime donne”, mentre tutti gli altri hanno fatto semplicemente il proprio dovere, ha di fatto delegittimato tutto e tutti in politica. Davanti ad un disastro senza precedenti come questo, il corpo elettorale risponde in tre modi: o si disinteressa della politica, lasciandola ai cosiddetti politicanti e quindi non va più a votare; o, se decide di votare, rivolge le sue attenzioni verso partiti di protesta; oppure, rivolge le sue attenzioni a gruppi politici antisistema, spesso violenti, che fiancheggiano perfino una risposta violenta.
Il Movimento 5 Stelle ha avuto il merito di parlamentarizzare e costituzionalizzare una risposta degli elettori, che sarebbe stata antisistema, forse violenta, ma che di fatto, entrando in Parlamento, è stata istituzionalizzata e pacificata. Ma questa operazione non è stata indolore, anzi è stata piena di fortissime lacerazioni e contraddizioni. Infatti, distrutta una classe dirigente, si è dimostrato che non si è in grado di sopperire con personale avulso da esperienza politica e senza le qualità necessarie a governare realtà sia semplici che complesse. E il caso Roma lo sta a dimostrare.
Adesso il movimento grillino attraversa una crisi di crescita che potrebbe anche distruggerlo. Ma la situazione attuale ci narra che un terzo di chi andrà a votare, voterà per i 5 Stelle. Con questa situazione, il panorama politico italiano si presenta tripolare. E una nuova legge elettorale dovrà per forza tenere conto di questa realtà. Il Mattarellum, così come l’Italicum, avevano presente uno scenario bipolare, Centro-destra contro Centro-sinistra. Ma ad oggi un terzo degli italiani voteranno per Beppe Grillo, come un terzo per il PD di Renzi e un altro terzo per il centro-destra di Berlusconi. Gli altri si divideranno solo le briciole.
Dopo la sentenza della Consulta, il Parlamento dovrà produrre la nuova legge elettorale. Solo dopo la sua entrata in vigore, sarà possibile fare ricorso al corpo elettorale.