La Giunta ha bocciato la proposta del presidente forzista Maurizio Gasparri per negare la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, sospettato di sequestro di persona per aver rifiutato alla nave della Marina Militare italiana Gregoretti lo sbarco in un porto perché a bordo si trovavano migranti naufraghi salvati in mare dai militari. Dal canto suo Salvini aveva dichiarato di essere “pronto alla prigione”.
Contro la proposta hanno votato i 5 senatori della Lega, a favore i 4 di FI e Alberto Balboni di Fratelli d’Italia. Ricordiamo che in caso di pareggio il regolamento del Senato fa prevalere i “no”. In precedenza le forze della maggioranza – così era stata la versione ufficiale – avevano deciso di disertare il voto per evitare strumentalizzazioni da parte della Lega e di Salvini, alla vigilia degli importantissimi test elettorali per le regionali in Emilia-Romagna e Calabria. Di fatto i giallorossi si sono dati alla fuga disertando così la votazione su una questione che loro stessi avevano richiesto. Insomma hanno lanciato il sasso e poi hanno nascosto la mano. Al di là di questo sarà comunque l’aula ad avere l’ultima parola sulla richiesta del Tribunale di Catania.
La votazione si è dunque conclusa con una parità che si determina per l’assenza della maggioranza, che ha disertato polemicamente i lavori per le decisioni che hanno portato alla convocazione della seduta di ieri. L’ultima parola spetterà all’Assemblea di palazzo Madama il prossimo 17 febbraio quando sarà la senatrice leghista Erika Stefani a riferire nell’emiciclo sul verdetto della Giunta. La stessa che ha commentato l’esito della votazione attaccando Pd-M5s e spiegato la scelta del partito.
“La maggioranza non solo vuole processare Salvini ma pretende anche di decidere come e quando. Se la maggioranza pensa davvero che Salvini sia un sequestratore pensa davvero che Salvini sia un sequestratore, l’ex ministro andrebbe fermato subito. La melina di Pd, Cinque Stelle e Italia Viva dimostra che è solo una vergognosa sceneggiata per colpire il leader della Lega”. La Stefani ha poi ricordato il voto di domenica prossima in Emilia-Romagna e Calabria. “La vera sentenza sarà emessa dagli elettori di Calabria ed Emilia-Romagna, e per smascherare l’ipocrisia della maggioranza voteremo sì al processo”.
Intanto è stata immediata la risposta dell’ex titolare del Viminale, che si dice pronto ad andare “in tribunale a testa alta, a nome del popolo italiano. La signorina Carola Rackete, che per portare immigrati in Italia ha speronato una motovedetta italiana, viene assolta. E processano per sequestro di persona me. Vogliono mandarmi a processo, ma senza dire come, quando e perché. Sanno che domenica prossima si vota in Emilia-Romagna e quindi Salvini è meglio mandarlo a processo dopo, anziché prima».
Durissima quindi la decisione del Capitano che senza mezzi termini tira dritto e lancia la sfida infischiandosene se tale presa di posizione è ritenuta una provocazione dagli avversari. Non solo. L’ex viceministro fa sapere che i suoi senatori voteranno sì all’autorizzazione a procedere anche in Aula. La partita dunque è aperta e aggiunge: “Sono stufo di passare le mie giornate rispondendo su processi e cavilli. Se mi condannano mi condannano, se mi assolvono mi assolvono. E finiamola lì”.
L’elemento sostanziale di tutta questa folle vicenda è che i giallo-sinistri vogliono sì mandare alla sbarra Salvini ma allo stesso tempo non vogliono assumersi la responsabilità di processare Salvini. Sono consapevoli che è una faccenda sporca, che non sta in piedi e per il timore di essere penalizzati in termini di consenso hanno tentato di prendere tempo rimandando il voto dopo le regionali. Ma così non è andata. Anzi, la fuga giallorossa avrà le sue conseguenze sulle urne di domenica prossima.