I tuttologi padroni della rete
e le bufale impazzano
Certamente può consolare che l’Italia guadagni in un colpo solo ben 25 posizioni nella classifica mondiale stilata puntualmente da Reporters sans Frontieres in merito alla libertà di stampa passando dal 77esimo al 52esimo posto.
Tuttavia non possiamo dimenticare che nel contesto europeo i giornalisti italiani continuano a essere quelli maggiormente esposti alle minacce della criminalità organizzata. In questa condizione la libera informazione nel nostro Paese non gode certo di buona salute nonostante la significativa “scalata” nella tabella di Reporters.
A questo poi potremmo aggiungere un altro problema non di poco conto che riguarda l’Italia, ossia quando l’informazione viene purtroppo manipolata, alterata arrivando al punto di creare una vera e propria disinformazione diffusa che con ogni probabilità è volutamente pilotata. Nell’immenso mare della comunicazione tutti ormai giocano una propria partita nella convinzione che si possa e addirittura si abbia il diritto e dovere di scrivere e raccontare qualsiasi cosa trascurando una delle regole fondamentali per chi fa – o crede di fare – una corretta informazione: verificare le notizie prima di stendere il pezzo, come si usa dire nelle redazioni. Facile a dirsi ma difficile a farsi in una realtà dove tutti si improvvisano e quindi si credono veri giornalisti che attraverso la rete anche i più imbranati si trasformano improvvisamente in commentatori tuttologi che sfornano a raffica bestialità da primato perché, in verità, totalmente privi di competenze. E ancora peggio è che nessuno di questi “fenomeni” vuole acquisirle tali competenze. Figuriamoci allora se questi pigia-tastiera vanno a verificare le notizie quando neppure sanno che cosa voglia dire. Non dobbiamo dunque stupirci se poi in questa fiera di clown della rete, dove ognuno si sente un autorevole opinionista che ha addirittura l’arroganza e la presunzione di voler convincere coloro che lo leggono, le bufale – o meglio le cazzate – scorrano a fiumi sul web.
Certamente internet ha radicalmente trasformato la nostra esistenza, un cambio epocale che ha rivoluzionato comportamenti e modi di pensare. I famosi social poi hanno fagocitato l’intera società e di conseguenza le notizie viaggiano velocissime soprattutto attraverso questi canali nei quali si riversa di tutto. E proprio in questo passaggio esiste il rischio della disinformazione, vale a dire che la gran parte di questo scambio in rete si traduce alla fine in una informazione spazzatura.
L ‘aspetto inquietante è che buona parte dei lettori-utilizzatori del web ci credono..
Nonostante questo va altrettanto detto che i professionisti della stampa che sanno cosa voglia dire deontologia ci sono.
Ma devono purtroppo difendersi dalla concorrenza costituita dai famosi blogger, alcuni di questi giovanissimi, che come già detto, sparano fuori ciò che vogliono credendosi grandi giornalisti senza averne i titoli. Insomma, si credono tutti figli di Montanelli. Siamo dunque dinnanzi a una enorme fucina che altera il mondo dei media dove la cattiva informazione si allarga a macchia d’olio e le famose fake news sono ormai quotidiane.
Resta comunque il fatto che parecchi di questi comunicatori non si rendono conto delle responsabilità che comporta un potere come quello della stampa e delle sue dirette conseguenze, siano essi giornalisti con tanto di iscrizione all’ordine o normali operatori che lavorano on line.