L’esito incerto di questa tornata elettorale rappresenta una minaccia per l’Europa che guarda con inquietudine alla situazione politica italiana auspicando un Gentiloni bis, come del resto se lo augurano gli schieramenti nostrani consci della difficoltà di raggiungere una maggioranza in grado di formare un governo.
Tra una Germania alla ricerca di se stessa e la Brexit abbiamo assistito a una campagna elettorale segnata soprattutto da formazioni euroscettiche che hanno fatto breccia in una buona parte dell’elettorato frustrato da una ripresa economica – così almeno ci viene detto – ancora di fatto debole, impercettibile. I leader di tali fronti hanno sì moderato i toni aggressivi solitamente utilizzati contro l’establishment dell’Unione ma si comprende che tale svolta e solo tattica elettoralistica per strappare qualche preferenza in più nel bacino degli indecisi. Tuttavia dobbiamo dire che il populismo si è via via consolidato nel vecchio continente e nel nostro Paese ha trovato terreno fertile soprattutto attraverso la bollente questione immigrazione, fenomeno di enorme portata in cui è completamente mancata la solidarietà europea.
Anche nelle battute finali di questo tour de force elettorale caratterizzato da promesse mirabolanti che mai potranno essere mantenute – lo sanno bene i vari capi bastone che per primi non credono a ciò che dicono – è mancato il contraddittorio televisivo, i giornalisti asserviti al potente di turno non hanno saputo incalzare limitandosi a porre domande spesso banali, inutili volutamente pilotate per non mettere in difficoltà l’intervistato. Scene imbarazzanti che ancora una volta evidenziano quanto l’informazione sia alterata, manipolata intossicata da poteri forti che non vogliono che la gente conosca e di conseguenza decida. Non è del tutto azzardato il concetto sostenuto da molti con il quale si ritiene che ci si illude di vivere in una democrazia liberale perché in realtà tutto è deciso dalla casta sulla testa del cittadino. Un esempio? Ne vedremo delle belle nel dopo voto con gli inciuci che le varie correnti saranno disposte a fare pur di rimanere al potere. E tutto questo alla faccia dell’elettore che si ritroverà tradito dal proprio partito poichè lo stesso si alleerà senza tanti problemi – per aggrapparsi al governo – con coloro che l’elettore mai avrebbe votato. Altro esempio? Le candidature sono state decise dalle segreterie centrali e sul territorio ci siamo visti i soliti paracadutati che di emergenze locali nulla ne sanno. Peggio ancora se parliamo poi dei cosiddetti candidati impresentabili sui quali gravano guai giudiziari e che, nonostante questo, ce li ritroveremo in Parlamento. Anche questo dimostra che il cittadino vale zero per i nostri politicanti.
Così a Bruxelles preoccupa la mancanza di un progetto per un governo comunitario. Ecco perché una figura come quella del presidente del consiglio uscente costituirebbe senza dubbio una garanzia, sostiene la burocrazia dell’Ue. In alternativa si guarda con interesse a Emma Bonino, indubbiamente persona di altissimo profilo, con la quale l’Unione è certa di poter ragionare senza inutili ardori e strani giochi di carambole. Insomma, in Belgio non si fa mistero che la condizione instabile e confusa dell’Italia suscita perplessità e apprensione. C’è anche chi azzarda che Roma potrebbe tentare di “addomesticare” le forze antisistema portandole al governo ma non è garantito che la strategia possa dare buoni risultati.
Vedremo dunque cosa succederà lunedì 5 marzo quando tutte le carte del dopo voto passeranno al presidente Mattarella. Diverse le possibilità che si profilano all’orizzonte come le larghe intese tra Forza Italia e Pd o un esecutivo sovranista tra Lega e 5 Stelle. Ricordiamo che Salvini nell’ottobre scorso aveva lanciato segnali di possibili intese manifestando interesse nei riguardi dei pentastellati con i quali si potrebbero aprire una serie di convergenze sul programma. Senza dimenticare un altro elemento che funge da collante, ossia queste due forze politiche sono accomunate da un rapporto conflittuale con l’Europa e sulla condanna della legge Fornero. E questi non sono elementi da trascurare. Altra alternativa potrebbe essere un governo di scopo per cambiare la legge elettorale – che garantisca davvero la governabilità – per poi tornare alle urne. Ma questo passaggio richiederebbe una collaborazione ampia tra partiti e appunto per questo il tasso delle probabilità che tale condizione si verifichi appare limitata.
In questo quadro complesso la costante è l’incertezza in cui emerge di sicuro una classe politica inadeguata che ha fallito dimostrando di non essere all’altezza della sfida. Guardando al centrodestra si ha l’impressione che si tratti più di una coalizione nata per vincere, e questo potrebbe essere possibile, che per governare . Dall’altra parte il Pd che potrebbe finire in terza posizione alle spalle dei grillini accusando un deciso crollo nei consensi. Le cause della débâcle, più volte pronosticata, sono sicuramente da ricondurre all’arroganza di Renzi che oltre averle sparate grosse nel corso di questa campagna elettorale ha sottovalutato l’identità nazionale e il problema immigrazione. Non parliamone poi della faccenda che riguarda la “crisi banche” in cui il Pd non ha voluto fare chiarezza e, peggio ancora, ha lasciato che a pagare fossero i cittadini i quali difficilmente dimenticheranno quando saranno alle urne.