Suicidio assistito:
dopo anni di buio e dolore
ieri il decesso in Svizzera
Dj Fabo, al secolo Fabiano Antoniani, è morto ieri mattina in una clinica Svizzera attraverso il suicidio assistito.
Fabo ha deciso di intraprendere l’ultimo viaggio dopo l’ennesimo fallimento della politica italiana che si muove purtroppo solo ed esclusivamente calcolando interessi di bottega in termini di consenso elettorale.
E anche in questo caso si sono verificati puntualmente i soliti giochini a livello parlamentare ritardando la discussione di temi fondamentali che riguardano le libertà, i diritti di tutti noi: l’approdo in aula del ddl sul Biotestamento ha subito il terzo vergognoso rinvio. “Finalmente sono in Svizzera. “Purtroppo sono arrivato qui con le mie forze e non con l’aiuto del mio Stato”. Così le ultime di Fabo affidate a un messaggio su tweeter. Ad accompagnarlo nella clinica elvetica il radicale Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, che ha annunciato la morte di Fabo: ” Ha scelto di andarsene rispettando le regole di uno Stato che non è il suo”, ha detto Cappato.
Fabo, 40 anni, era cieco, tetraplegico immobilizzato in un letto da tre anni dopo essere rimasto vittima di un gravissimo incidente stradale. L’uomo, al quale sono state vicine in questa lunga e terribile agonia la mamma e la fidanzata, più volte si era appellato alle istituzioni affinché anche in Italia fosse finalmente regolamentata l’eutanasia. L’unico modo per permettere a tutti di essere pienamente liberi di decidere della propria vita. Ma le istituzioni hanno girato le spalle a Fabo e a tutto coloro che hanno vissuto o stanno vivendo un tremendo calvario costringendo all’espatrio per poter mettere fine alle proprie sofferenze. Addirittura recentemente Fabo, con l’aiuto della fidanzata e dell’Associazione Coscioni, mandò un video-appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella ma tutto fu inutile.
Marco Cappato e la presidente dell’associazione Filomena Gallo hanno ancora una volta denunciato l’imbarazzate immobilismo del Parlamento sostenendo che è compito dello Stato assistere i cittadini e non costringerli a emigrare, condizione dettata dall’impossibilità di decidere quando metter fine al proprio dolore. Insistono dunque Cappato e Gallo affinché l’aula apra il confronto sul fine vita “per ridurre le conseguenze devastanti che questo vuoto normativo ha sulla pelle della gente”. Cappato, come tutti i Radicali strenuo difensore dei diritti, ora rischia 12 anni di carcere per essersi preso la libertà di accompagnare una persona a morire, ha riferito Gallo ricordando che Fabo è solo l’ultimo dei malati gravi che ha chiesto e ottenuto la possibilità di scegliere, malati che oltre al dramma si ritrovano costretti ad andarsene oltre confine per “ottenere l’eutanasia e ciò è discriminatorio anche per i costi che possono raggiungere i 10mila euro”, evidenzia Gallo.
Ora viene da chiedersi quanto tempo ancora si dovrà combattere per l’affermazione del diritto inalienabile alla libertà di ognuno di noi.