Ieri il leader radicale

dell’associazione Coscioni

si è autodenunciato

unnamed-1Dopo la morte di dj Fabo, tetraplegico e cieco in seguito a un grave incidente stradale, il leader radicale tesoriere dell’associazione “Luca Coscioni”  Marco Cappato ha affermato che appena rientrato dalla Svizzera sarebbe andato ad autodenunciarsi. E così ha fatto ieri. Cappato ha infatti accompagnato in una clinica elvetica  l’artista quarantenne che aveva espresso in tutte le maniere di voler porre fine alle proprie sofferenze attraverso il suicidio assistito. Cappato ha così denunciato per l’ennesima volta l’incapacità del Parlamento di affrontare una questione di vitale importanza come quella relativa al testamento biologico. Grave inerzia della politica che in questo particolare caso costringe i malati gravi a emigrare per poter essere in grado di esercitare il proprio diritto di scegliere. Diritto sacrosanto che purtroppo nel nostro Paese è tuttora negato.

A questo punto il reato che  potrebbe essere contestato a Cappato è quello di istigazione al suicidio, che prevede la reclusione da cinque a 12 anni. Tuttavia va considerato che il reato potrebbe anche non sussistere dal momento stesso che l’eutanasia nel Paese d’Oltralpe è legale. “E’ decisamente incivile che una persona sia costretta ad andare in esilio per poter ottenere quello che di diritto dovrebbe avere nel suo letto, a casa sua”, dichiara a caldo Cappato rivendicando il diritto di andarsene senza soffrire in una condizione di atroce agonia come quella di Fabo “e di decine di migliaia di altre persone che non possono scendere in strada per far sentire la propria voce”, conclude l’esponente di Radicali Italiani.

Marco Cappato arriva da lontano: con l’associazione Luca Coscioni ha condotto nel passato altre battaglie simili a quest’ultima dove lo si è visto come sempre in trincea in difesa dei diritti. Tra i casi che riguardano situazioni davvero drammatiche ricordiamo la morte nel dicembre 2006 di Piergiorgio Welby, malato di distrofia.

Affinchè fossero sospese le terapie che tenevano in vita  Welby Cappato decise uno sciopero della fame durato di 17 giorni. Alla fine il dottor Welby morì grazie all’intervento dell’anestesista Mario Riccio.

Intanto sono in aumento in Italia le persone che vogliono essere informati o aiutati  a capire come e quando avviare la prassi per essere pienamente liberi di decidere. Mentre 50 sono i connazionali che lo scorso hanno scelto l’eutanasia, costretti comunque a emigrare per la mancanza di una legge che regoli il fine vita.

Il quadro della situazione in tutti i suoi aspetti lo evidenzia  Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni, spiegando che 225 italiani hanno chiesto informazioni all’associazione e di questi 117 si sono recati in Svizzera.  Tuttavia non tutti sono morti poiché alcuni hanno deciso di soprassedere e rientrare in Italia. Ciò nonostante, commenta Gallo, si sono comunque tutelati e ora hanno  la sicurezza che potranno ottenere, quando e se lo richiederanno, il suicidio assistito.

La morte di Fabo riapre dunque una questione delicata assai controversa nel nostro Paese e ci offre uno spaccato dell’attività politico-parlamentare sempre più distante dal Paese reale. Da tempo c’è un disegno di legge sul biotestamento  in attesa di approdare alla Camera ma vergognosamente pochi giorni fa  ha subito il terzo rinvio.