Le donne afghane sono minacciate, frustate e bastonate. Si fanno già le liste di quelle non sposate per trasformale in prede dei fondamentalisti islamici. E poi ancora: burqa, sharia, violenze. Eccoli i talebani: sono tornati a mostrare il loro volto e con loro i diritti più elementari delle donne sono diventati già carta straccia. Ma le femministe, le radical chic della sinistra sempre pronte a urlare in piazza questa volta tacciono o si limitano a frasi di circostanza.
Donne afghane, il silenzio delle femministe
Nessuno parla dei diritti e delle libertà violati. «Battagliere per discussioni marginali, si fermano davanti alla regina di tutte le lotte che la Storia offre loro. Più facile indignarsi per le performer alla festa di Diletta Leotta, per i testi di Sfera Ebbasta e per il ddl Zan che per le donne afghane», osserva il Giornale in un articolo in cui riassume le loro posizioni. Si parte con Rula Jebral. «Pronta ad indossare l’abito da sera sul palco dell’Ariston per sentenziare contro i maschi che sfruttano le donne ma altrettanto decisa nello scaricare le colpe su altri: “La destra ha appoggiato e finanziato questa guerra. Le femministe non la volevano. Questo è un fallimento di tutto l’Occidente, non delle femministe”». E che dire di Fiorella Mannoia? «L’unica voce che tira fuori adesso è quella per cantare le sue canzoni. Niente, scrive il quotidiano, in favore delle donne afghane ad eccezione di qualche tweet di circostanza». L’unica a parlare è Maria Elena Boschi che ha fatto appello alle compagne: «Vorrei che si facessero sentire», lamentando lei stessa questo imbarazzante silenzio.
Il silenzio della Littizzetto e della Murgia
Poche parole anche per Laura Bodrini. Tutto si riduce a un tweet: «Conosco e amo l’Afghanistan. La presenza militare multinazionale non è mai stata la soluzione. Penso alle minoranze, alle donne: che ne sarà di loro?». E poi, osserva il quotidiano, silenzio da Luciana Littizzetto. «Ha smesso di farci piangere con i suoi monologhi faziani e al Mee too per le donne preferisce il relax in Costa Azzurra». Tace anche Giovanna Botteri. «Corrispondente da Pechino, scrive il quotidiano, che dopo aver difeso il diritto alla sua capigliatura poco curata, non trova parole per tutto il resto». E infine: «Pure la femminista chic Michela Murgia tace. E per una che fa la scrittrice e si è sempre spesa come attivista della parità di genere e dell’antifascismo, ciò stride un po’».
Fortunata Cerri – Il Secolo d’Italia