Così Gianni Cuperlo è riuscito a spaccare anche la minoranza del Pd facendo gongolare  Renzi che ora snobba  il resto della fronda interna al partito bollandola come “sono quattro gatti”.
Mazziati e cornuti quindi i famosi ribelli “traditi” da Cuperlo  che con la sua discutibile scelta non fa altro che  portare acqua al mulino del premier in un momento particolarmente delicato.
Di fatto l’esponente dem, ora nel mirino dei suoi ex compagni di cordata, ha raggiunto un accordo sulla modifica dell’Italicum (approvato a suo tempo con la forzatura del voto di fiducia)  siglando il documento per la riforma della legge elettorale elaborato dalla commissione Pd.

Stando alle prime osservazioni,
con le dovute distanze, dovrebbe
saltare il ballottaggio.
Ma staremo a vedere gli sviluppi.

Tuttavia dobbiamo dire che nelle scorse ore  è stato sì trovato un punto di convergenza tra le parti ma non è certo che l’intesa si traduca in fatti concreti. Del resto, si sa, in politica le probabilità di essere pugnalati alle spalle da un momento all’altro sono alquanto elevate.  E Cuperlo potrebbe essere gettato a mare quando non dovesse più servire a Renzi.
Il documento si propone di aprire una verifica, dopo il referendum, su un paio di questioni: la preferenza per i collegi, considerato come il passaggio più idoneo a ricomporre un rapporto più stretto e fiduciario tra eletti ed elettori, visto che questi ultimi da sempre denunciano l’enorme distanza tra la politica del palazzo e le reali necessità della gente. Inoltre c’è in ballo il premio di governabilità, ovvero che siano chiariti i termini che stabiliscono gli equilibri per chi avrà la responsabilità di garantire il governo superando così la fase del ballottaggio.

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Dal canto suo Cuperlo argomenta la propria decisione sostenendo che la ritrovata apertura verso la segreteria renziana  è da considerarsi un passo in avanti, anche se le divisioni interne che hanno lacerato il mondo della sinistra rimangono tuttora. Ciononostante Cuperlo è convinto di essersi impegnato affinchè le varie anime del partito possano ridurre almeno le distanze. Però non la pensano così Roberto Speranza e Davide Zoggia della minoranza dem inamovibili dalle proprie posizioni nettamente contrarie al presidente del consiglio: rimangono convinti che votare “No” al referendum sia l’unica possibilità per cambiare la legge elettorale confezionata da Renzi. In merito poi al documento sbandierato da Cuperlo come  un risultato politicamente apprezzabile Speranza e Zoggia lo liquidano come una serie di intenti “generici  e fumosi” scritti su un pezzo di carta e nulla più. Inaccettabile quindi affidarsi a promesse  ambigue quando in gioco ci sono  questioni fondamentali che riguarda l’assetto democratico del Paese. (m)