Le vaccinazioni nelle carceri sarebbero state ‘stoppate’ da disposizioni che le autorizzerebbero solo in presenza di focolai. Ma Le vaccinazioni dovrebbero scongiurarli e prevenirli. O no?
Paradossi che si consumano nel pianeta giustizia; meriterebbero molta più attenzione di quanta ne abbiano. Qualche giorno fa sono stati tutti assolti, in appello, i consiglieri regionali della Liguria accusati di quelle che a suo tempo vennero definite ‘spese pazze’. Il fatto non sussiste. Significa che non esiste. In primo grado gli stessi consiglieri, per le stesse accuse, erano stati condannati in primo grado a tre anni e mezzo di carcere. Come si possa condannare a tre anni e mezzo di carcere, e poi stabilire che il fatto non sussiste sarà interessante capirlo.
Lo scandalo vero però è un altro: i fatti risalgono al 30 maggio 2019. Due anni dopo il fatto non sussiste. Quand’anche il verdetto fosse stato confermato: resta l’intollerabile lunghezza dell’iter processuale. E’ questa la vera vergogna…
Altro episodio. Può un giudice, che armato di coltello ha tagliato le gomme dell’auto di una collega, fare carriera come se niente fosse? Soprattutto se, proprio lui, pur dopo una condanna penale e una anche disciplinare, insiste nelle performance aggressive e, durante una controversia stradale con una signora, sbatte lo sportello dell’auto e colpisce il ginocchio della donna alla guida, ma poi ‘ripara’ il danno con 3mila euro estinguendo il reato?
Al Consiglio Superiore della Magistratura pare che questo sia proprio possibile. Perché uno squilibrio nella vita non compromette l’equilibrio nel lavoro. Così un giudice è riuscito a superare la quinta valutazione di professionalità passando alla sesta. La settima è l’ultima.
Il magistrato in questione il 3 marzo del 2012, si legge nel regolare verbale redatto, “ha cagionato a La Spezia lesioni personali alla gamba di una signora giudicate guaribili in sette giorni, sferrando un calcio alla portiera della sua autovettura, nell’ambito di un alterco per motivi attinenti alla circolazione stradale“. Non basta: si è rivolto alla donna dicendole “sei una maledetta” e l’avrebbe minacciata: “adesso te la faccio vedere io, questa me la paghi“.
Per il CSM “la reazione estemporanea e verosimilmente legata a un momentaneo stato d’ira per un diverbio stradale occasionale, deprecabile, ma non indicativo di un abituale atteggiamento aggressivo né di una mancanza di equilibrio capace di riverberarsi in tutta la sua attività giurisdizionale“. Il giudice può dunque essere promosso.
Molti anni fa, chi scrive, è stato direttore responsabile del settimanale ‘Il Male’; in questa veste sono stato processato per una vignetta disegnata da altri; la vignette metteva alla berlina un magistrato che aveva condannato un redattore del ‘Male’ per un articolo satirico ritenuto offensivo. Nella vignetta si sosteneva che quel magistrato era talmente puzzolente che il fetore si sentiva attorno a lui. Vignetta ‘pesante’, indubbiamente; ma ‘Il Male’ era appunto ‘Il Male’.
Primo processo a Perugia: condanna a due anni e sei mesi senza la condizionale. Appello a Orvieto: confermata la condanna a due anni e sei mesi, senza la condizionale. A questo punto interrogazioni parlamentari, una vigorosa campagna di stampa. In qualche modo ‘sensibilizzata’, la Corte di Cassazione individua un vizio di sentenza, e rimanda tutto al tribunale de L’Aquila. In quel tribunale la cosa si perde: giustamente i magistrati di quella città avevano altri problemi cui pensare e cercare di risolvere.
Resta il succo della morale: due tribunali non hanno avuto remora a emettere una condanna a due anni e sei mesi senza condizionale per una battuta di pessimo gusto, ma pur sempre battuta. Non era invece una battuta quella pronunciata da Salvini. Quella frase è stata detta con tono per nulla scherzoso e irridente. Eppure per quella vignetta, per il direttore di un giornale satirico non si è ravvisata «la particolare tenuità del fatto».
Carceri. Il segretario generale della UIL-Penitenziaria Gennarino De Fazio lancia un accorato allarme: “Apprendiamo da fonti giornalistiche di alcune dichiarazioni attribuite al Commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 secondo le quali le vaccinazioni nelle carceri sarebbero state ‘stoppate’ da disposizioni del suo ufficio e che verrebbero autorizzate solo in presenza di focolai. Se ciò fosse confermato, sarebbe grave, pericoloso e illogico e corrisponderebbe a chiudere la stalla, ancora una volta, a buoi ormai lontani”.
Se ora ci fosse uno stop, con i contagi che peraltro stanno seppur lentamente risalendo, osserva De Fazio, sarebbe una grave inversione di tendenza: evidentemente segnerebbe anche un declassamento dell’attenzione sulle carceri, con conseguenze che rischierebbero di risultare deleterie sia sotto il profilo sanitario sia sotto quello dell’ordine e della sicurezza pubblica.
Infine: qual è la logica di vaccinazioni solo in presenza di ‘focolai’? Le vaccinazioni servono per scongiurarli e prevenirli. O no?
di Valter Vecellio