L’Italia sotto assedio del coronavirus che aggredisce in particolare le regioni del Nord e si espande velocemente. Il focolaio più importante dell’epidemia è il Lodigiano. Sono già 76 i contagiati (il numero più alto di tutti i paesi occidentali, Europa e Usa, ieri erano 16), due le vittime: una in veneto e una in Lombardia. Questo il quadro dei contagiati: 54 in Lombardia, 17 in Veneto, 2 in Emilia Romagna, 2 nel Lazio (i due turisti cinesi ricoverati allo Spallanzani), uno in Piemonte. Chiuse tutta la prossima settimana le università in Veneto e Lombardia. Il Friuli Venezia Giulia ha deciso lo stato di emergenza. Blindato tutto il territorio del Lodigiano (dieci comuni) dove si è verificato il maggior numero di contagi.
Il governo si è riunito alla Protezione civile dove ha tenuto anche un consiglio dei ministri straordinario che ha stabilito dopo cinque ore di dibattito un decreto che contiene misure di prevenzione più drastiche per fronteggiare l’epidemia. Il punto centrale del decreto è il contenimento della mobilità dei cittadini nelle zone-focolaio per bloccare la diffusione del virus: almeno 50.000 persone sono e dovranno restare a casa fino a nuove disposizioni; non potranno uscire da quel territorio (neanche per andare a lavorare) che diventa così zona rossa. E ovviamente nessuno potrà entrare: bloccare la mobilità significa bloccare l’espansione del coronavirus. Far osservare questo divieto toccherà alle polizie locali ma anche all’esercito se necessario. Il premier ha anticipato anche due misure di competenza dei ministri dell’Istruzione e dello Sport, Azzolina a Spatafora. Domani i due ministri dovrebbero emanare provvedimenti per bloccare le gite scolastiche a livello nazionale e tutte le manifestazioni sportive, quindi anche le partite di calcio, in Veneto e in Lombardia (saltano Inter-Samp, Atalanta-Sassuolo e Verona-Cagliari).
Così mentre il bilancio mondiale del Coronavirus sale a 2.461 vittime, l’Italia affronta la prima vera emergenza legata al Covid-19. Alle 76 persone contagiate si aggiunge nelle ultime ore uno studente 17enne residente in un paese della Valtellina, che studia però all’istituto agrario di Codogno e che dunque fa aggiornare il numero dei casi a 77. Venerdì, dopo esser tornato nel paese della provincia di Sondrio, ha iniziato ad avere la febbre e gli è stato fatto il tampone all’ospedale di Sondrio. Si tratta delle primissime informazioni su quest’ultimo caso e la prudenza è come sempre obbligatoria.
I casi positivi hanno quindi raggiunto le grandi città del nord: si tratta di un residente di Sesto San Giovanni ricoverato all’ospedale San Raffaele da una settimana e di un abitante di Mediglia, nell’hinterland a sud del capoluogo lombardo. L’uomo, che era ricoverato all’ospedale di Melegnano, è poi stato trasferito al Sacco di Milano. Un caso di contagio anche all’ospedale Amedeo di Savoia di Torino. Si tratta di un uomo di 40 anni che ha avuto contatti con alcune delle persone contagiate in Lombardia. Il 40enne al momento, ha un po’ di febbre, ma non sarebbe grave. La famiglia è monitorata. Il 40enne è di Torino lavora in una ditta di Cesano Boscone, nel Milanese, dove è entrato in contatto con due persone contagiate, padre e figlio, ricoverati all’ospedale Sacco di Milano in buone condizioni. Ha iniziato a stare male giovedì sera.
Il paziente zero in Lombardia: l’uomo che fino a ieri era considerato il paziente zero in realtà non lo è. L’amico del 38enne di Codogno, rientrato a febbraio dalla Cina, non è il punto di partenza del coronavirus in Lombardia. Quell’ipotesi era un abbaglio, hanno fatto sapere dall’Istituto Superiore di Sanità. Lui, che ha 41 anni, non ha sviluppato gli anticorpi quindi non ha contratto l’infezione. Perciò non stava bene perché asintomatico e non era negativo al test perché guarito. Semplicemente era (ed è) sano, e non è stato lui a veicolare il virus in Lombardia. Non sapere chi è il paziente zero ovviamente complica tutto dal punto di vista della diffusione del contagio.