L’epidemia piega l’Italia considerata dal resto del mondo un lazzaretto e costretta quindi all’isolamento forzato. E questa condizione di crisi sanitaria rivela ancora una volta l’assenza di Bruxelles dimostratasi incapace di dettare le regole per il contenimento del contagio. La proliferazione del coronavirus si è trasformata dunque nell’ennesimo banco di prova per l’Unione europea sotto attacco soprattutto da partiti populisti.
E il motivo sta nel fatto che questa dis-Unione si è in effetti decisamente rivelata non all’altezza nella gestione di una crisi esplosa dentro i suoi confini, attuando politiche tardive e inadeguate contro un’epidemia che rischia di mettere in ginocchio l’economia dell’Euro-zona. E se vogliamo aggiungere un ulteriore tassello che completa il quadro possiamo dire che l’emergenza rischia ora di far saltare addirittura gli accordi di Schengen, ovvero uno degli ultimi pallidi simboli ancora percepibili dell’esistenza della dis-Unione.
Ultimo esempio di inettitudine europea nel dare risposte adeguate riguarda la cosiddetta task force incaricata di affrontare l’epidemia presentata l’altro giorno dal Presidente della Commissione Ursula van der Leyen. Un gruppo di lavoro che potremmo definire un pagliacciata, in termini operativi. Il motivo? Una task force seria non può essere costituita dal responsabile dell’economia Paolo Gentiloni – tra l’altro un uomo che si è sempre genuflesso ai diktat di Germania e Francia – e altri commissari che si improvvisano adesso grandi esperti dell’emergenza.
Il concetto sostanziale è che l’organizzazione di una task force efficiente dovrebbe necessariamente predisporre azioni concrete concordate e decise da persone tecnicamente qualificate. Ma così non è a dimostrazione che l’Unione non esiste. Tantomeno esiste una iniziativa sanitaria comune. Come non si è sentito neppure lontanamente parlare di un progetto in grado di difendere l’economia… il silenzio di quel fenomeno di Gentiloni è assordante. Eppure, guarda un po’ il caso, quando si tratta di salvare le banche cadute in rovina per colpa di consigli di amministrazione che hanno gestito in maniera scellerata e manager senza scrupoli la difesa di Bruxelles scatta immediatamente. E i buchi vengono rapidamente ripianati con i nostri soldi, naturalmente. Mentre i risparmiatori truffati restano a guardare e ironia della sorte i responsabili dei disastri finanziari la fanno spesso franca e se ne vanno a giocare a golf.
Insomma, in relazione alle misure di precauzione contro il Covid-19 non esiste un progetto comunitario. Eppure il tempo non mancava, visto che vi era stata una riunione dei Ministri della Sanità del parlamento europeo il 12 febbraio scorso. Da quel momento calma piatta, nessun intervento, il nulla totale. E a sancire l’inutilità dell’incontro s’è aggiunto il commiato della Commissaria alla Sanità Stella Kyriakides pronta a promettere che “L’Europa rimarrà vigile, ma incrementerà il suo lavoro se la situazione cambierà”. Come dire chi vivrà vedrà.
Andrebbe perciò ricordato a Giuseppi e al resto dei pseudo-alleati che stanno al governo che è del tutto inutile ad ogni crisi invocare una soluzione europea perchè l’Europa, così com’è, non ha alcun peso, alcun significato. O quanto meno non esiste quando serve. Il Coronavirus lo dimostra ampiamente. L’Italia è il primo paese nel Vecchio Continente e il terzo nel mondo quanto a numeri di contagi. Ma l’Europa tace. E brilla per la sua assenza e per l’inadeguatezza di diramare provvedimenti sul contenimento dell’epidemia.
Del resto la vulnerabilità, la mancanza di coesione tra paesi membri, l’inefficienza di una politica comune si erano oltretutto avvertiti anche nel 2015 quando, sotto i colpi della crisi dei migranti, molti soci del “club” scelsero di sospendere ogni accordo lasciando sola l’Italia costretta ad affrontare la tragedia degli sbarchi senza nessun aiuto. Tutti gli “amici” dell’Unione ci hanno girato le spalle. E ora il contagio rischia di sancirne la definitiva cancellazione.
E allora il fai da te diventa un obbligo. In mancanza di disposizioni comuni ciascun paese deve arrangiarsi come ritiene meglio opportuno. Così tra una riunione inutile e la consueta noncuranza l’Unione si è rivelata puntualmente incapace di mettere a punto regole e indicazioni sulle procedure da adottare.
Non solo. La solidarietà nei nostri confronti tanto sbandierata a parole da parte dei burocrati di Bruxelles è stata dimostrata nei fatti poche ore fa. Il governo temendo di rimanere sguarnito del materiale protettivo indispensabile per fronteggiare l’allarme sanitario si è rivolto alla comunità europea convinto di ricevere un aiuto economico per fronteggiare con maggiore forza la difficile condizione, in particolare nel caso in cui la questione dovesse ulteriormente peggiorare. Qual è stato il risultato? Da Bruxelles nessuna risposta… anche questa è Europa.