Possono avere convinzioni politiche diverse ma è certo che sono legati tra loro da un comune denominatore: l’attaccamento alla poltrona. Questo è il loro principio, il loro credo, l’unica cosa che a questi signori interessi. Il resto è fuffa.
Stanno prendendo in giro l’Italia da mesi in maniera indecente. Conte invece di pensare al paese è alla disperata caccia di venduti, il termine è decisamente più appropriato rispetto a quello comunemente usato – i “responsabili” – che avrebbe la pretesa di dare una vaga veste istituzionale a una combriccola di mercenari dell’ultima ora che potrebbero assicurare a Giuseppi di proseguire il galleggiamento per qualche altro mese a Palazzo Chigi.
Uno scenario misero, costituito da un circo di voltagabbana, squallidi opportunisti che hanno la presunzione di sfoggiare grande preparazione pensando di conquistare tra gli elettori credibilità e dignità politica. Siamo alla pura follia, come se gli italiani non sapessero di che pasta sono fatti questi personaggi che, purtroppo, hanno le redini di questo nostro sciagurato paese.
E’ ormai divenuto imbarazzante e insopportabile sentire ancora le sparate di Renzi sempre più tronfio e spregiudicato, le balle di Conte – degno rappresentante dei saltafossi che siedono in Parlamento e che vuole rimanere al governo senza nessuna visione tantomeno alcuna prospettiva – le sortite dell’inutile Zingaretti uscito dal coma grazie al risultato incassato in l’Emilia Romagna dopo essersi miseramente genuflesso ai piedi delle sardine, le falsità del saltafossi Giggino Di Maio che senza vergogna si atteggia a volte indignato quando lui stesso ha cambiato maggioranza con la stessa facilità con cui ci si cambia una cravatta. Una “coerenza”, quella dei grillozzi, che è del resto stata riconosciuta dal loro stesso elettorato che in poco tempo ha preso il largo da questi indecenti camaleonti di palazzo che hanno puntualmente tradito tutte le promesse che avevano sbandierato durante i loro “vaffa” di piazza.
Ora è la sceneggiata che riguarda la sfida tra Renzi e Conte a tenere banco da giorni inerente alla grana della prescrizione. Il senatore toscano prende di mira pseudo-alleati e premier con tanta voglia di eliminare soprattutto l’omino tarchiato a capo del ministero della Giustizia, il barbuto Bonafede, sul quale pesa il bluff – perchè di questo in realtà si tratta, un bluff – della mozione di sfiducia di Italia Viva, il partitino renziano che continua a starnazzare perchè venga modificata la proposta della prescrizione.
Intanto si moltiplicano le indiscrezioni su un gruppo di “in-responsabili” pronti a sostenere il premier nel caso Italia Viva si sfilasse da questa maggioranza raffazzonata che già dal suo inizio mostrava evidenti le falle dell’incoerenza e dell’opportunismo.
Dal canto suo Renzi, ultimamente a corto di visibilità, è riuscito con questo braccio di ferro a tornare sotto i riflettori lanciando le solite ingannevoli minacce di andarsene – quante volte lo ha detto? – convinto che nessuno dei suoi sia disposto a tradire. “I nostri numeri sono decisivi. Conte deve ascoltarci. Altrimenti, se ha i numeri, ma non credo, ce ne andiamo all’opposizione”.
Renzi sta dunque lavorando per fare terra bruciata attorno al presidente del consiglio. Mettendolo all’angolo Matteo spera di poterselo levare di torno evitando così anche la sola ipotesi di un Conte ter sostituendolo con una figura istituzionale di spicco… magari Mario Draghi che ultimamente spunta fuori come l’uomo buono per tutte le stagioni. Nel frattempo, in casa Iv, portano avanti la battaglia sulla prescrizione pensando che a tenere duro paghi, ossia che tale questione possa portare voti al partitino. Ma difficilmente Renzi e i suoi riusciranno a ottenere quella fiducia che mai hanno meritato.
A mettersi di traverso anche il lodo Conte: se arriverà in Aula, inserito nel disegno di legge sul processo penale, i renziani dicono che contro-attaccheranno con la promessa di avanzare la mozione di sfiducia al ministro Bonafede. Insomma, qualora ci dovesse essere un Conte ter Italia Viva se ne andrebbe all’opposizione.
Il senatore di Rignano sull’Arno ostenta quindi tranquillità e sicurezza dettando la propria agenda per far ripartire l’economia e il lavoro cominciando con lo sblocco dei cantieri. E su questi punti chiederà a Conte di arrivare al 2023 ma modificando prima di tutto la riforma sulla prescrizione. A parole dice di volere andare fino in fondo, di non essere disposto ad arretrare neppure di un millimetro ma nei fatti vedremo come si comporterà in Aula.
Sappiamo bene che questa è gente disposta a tutto pur di mantenere la poltrona. Sanno bene che in caso di elezioni anticipate una rielezione per molti di costoro sarebbe difficile se non impossibile. E poi ci sono in ballo parecchie nomine e appare improbabile che Renzi, particolarmente sensibile all’argomento, sia disposto a far saltare il banco proprio in questo momento rischiando di essere tagliato fuori dalla greppia. E poi il solo sentire parlare di urne questi se la fanno sotto.