In questo Paese se non stai dalla parte del pensiero dominante, quello della sinistra naturalmente, sei considerato uno dei peggiori ignoranti da tenere alla larga. Atteggiamento diffuso e radicato da decenni che ha creato terreno fertile per una egemonia culturale che potremmo definire gramsciana e sulla quale la sinistra ha costruito la propria superiorità morale… tutta da dimostrare, ovviamente.
E allora non ci dobbiamo stupire se in questa realtà si esclude a priori qualsiasi cosa che sia orientata a destra, intendo quella liberale ovviamente, che comunque sia non combina, non si omologa alla mentalità generale che potremmo definire buonista che da sempre regna tra i radical chic sinistrorsi. Una mentalità che di fatto annulla ogni valutazione personale uniformandosi – e ci risiamo – a quel pensiero imperante che accomuna coloro che si ritengono al di sopra di tutti e di tutto, i perbenisti che con la presunzione che li caratterizza si sentono in grado di impartire lezioni di correttezza e sensibilità umana come fossero i maestri di vita assoluti.
Con tali presupposti è facile comprendere che le motivazioni che hanno mosso la volontà di costituire la Commissione Segre, commissione contro il razzismo, l’antisemitismo e l’odio voluta dalla senatrice a vita Liliana Segre e sulla quale si è registrata l’astensione del centrodestra, arrivano da lontano. L’elemento sostanziale, e nello stesso tempo inquietante e illiberale, è che gli obbiettivi di tale strumento parlamentare sono quelli di punire coloro che utilizzano toni volgari, aspri e inopportuni nella normale quotidianità e soprattutto attraverso l’utilizzo dei social colpendo persone o istituzioni.
Ora va detto che nessuno contesta una azione decisa contro chi fomenta l’odio razziale, l’antisemitismo, la violenza in genere ma tra le ragioni che stanno alla base della commissione ci si è dimenticati quello di inserire nel provvedimento la possibilità perseguire anche chi alimenta l’odio contro chi non è di sinistra.
Dunque si vogliono varare disposizioni legislative severe “confezionate” ad hoc proprio da quella classe dominante sinistrorsa che con fiumi di denaro finanzia, ad esempio, le Ong o altre associazioni. E chi non si piegherà a questa legge – nella sventurata ipotesi che dovesse un giorno entrare in vigore – sarà considerato un pericoloso fascista possibilmente da sbattere in galera. E se scrivi sui giornali – non di sinistra s’intende – devi essere magari anche censurato e cacciato. Mentre se sei di sinistra puoi dire e scrivere ciò che vuoi senza che nessuno ti contesti nulla.
A tale proposito ricordiamo bene pochi giorni fa l’ultimo esempio della profonda ipocrisia che caratterizza i sinistri perbenisti del potere sempre pronti ad intervenire in difesa di chi subisce aggressioni fisiche o verbali. Questi moralisti da salotto fecero gli gnorri, girarono bellamente le spalle non spendendo neppure una parola di solidarietà per la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni vittima di un violento attacco giornalistico che la portò a querelare l’estensore dell’articolo e il direttore di Repubblica. “Di rado, nella mia vita, ho letto un articolo così violento, così lesivo della dignità di qualcuno, così palesemente volto a istigare odio verso quella persona e considero gravissimo che molte delle affermazioni a me attribuite per giustificare il disprezzo del giornalista siano totalmente inventate e volutamente manipolate”.
E che dire poi degli innumerevoli attacchi al leader della Lega Matteo Salvini, a cui spesso arrivano addirittura minacce di morte. Come mai in questo caso nessuno è intervenuto proponendo misure altrettanto severe come si vorrebbero adottare – e giustamente – contro chi semina campagne di odio, razzismo e antisemitismo?
Tornando sul tema della Commissione Segre Giorgia Meloni ha voluto spigare nuovamente le ragioni dell’astensione puntualmente strumentalizzata dalla sinistra. In un video su Facebook spiega anche cosa ha detto alla senatrice a vita durante una telefonata da lei fatta “perché ne ho enorme rispetto e meritava una spiegazione diretta e personale”.
La leader di FdI ripercorre, dunque, le interpretazioni forzate dell’astensione. E chiarisce che “noi abbiamo scelto di non votare la mozione perché la commissione è molto debole sulla lotta all’antisemitismo“. Questione che è stata anche oggetto di emendamento FdI. “Mai si parla di terrorismo e fondamentalismo islamico. Mai è citato lo Stato di Israele”, chiarisce Meloni, ricordando che durante le manifestazioni del 25 aprile “la Brigata ebraica viene sistematicamente cacciata, perché l’estrema sinistra è reticente verso Israele”. Del resto, la stessa mozione oggi al centro di tante polemiche, non nasce in questa legislatura ma durante la precedente con il nome di commissione Jo Cox che porta la firma di Laura Boldrini. Di fatto una commissione che ebbe un clamore decisamente inferiore rispetto all’iniziativa della senatrice Segre che ha indubbiamente una storia personale di indiscutibile peso.
Sulla questione lancia bordate anche il giornalista, scrittore e conduttore di Quarta Repubblica Nicola Porro: “Alcuni mi hanno contestato il fatto che mi sono permesso di difendere la scelta del centrodestra di astenersi sulla Commissione Segre. Ci tengo a rispondere a tutti i finti liberali. Anzi, il centrodestra, spiega, avrebbe dovuto votare contro. “Ipocriti di m… – ha tuonato con sdegno – . A fianco della Segre ci sono quelli che pensavano che lo Stato di Israele dovesse crepare. La commissione votata in Senato si può trasformare in una commissione Orwell”.
Porro è scatenato e concludendo afferma di rivendicare l’idea che in questo Paese “ci possa essere Francesco Merlo che insulta Giorgia Meloni senza che sia una commissione a doversene occupare; ma semmai, la signora Meloni e i magistrati. Rivendico l’idea che Gad Lerner possa scrivere che il sottoscritto sia un fascista e un razzista, senza che ci sia una commissione parlamentare. Semmai me ne occupo io, se mi sento diffamato. Ragazzi, iniziamo con le leggi contro le opinioni che oggi non vanno e poi vi ritroverete voi stessi vittime della stessa legge”.