Delle carceri, delle condizioni in cui sono costretti a vivere detenuti e nel complesso la popolazione carceraria, non si parla; come se non esistessero
E’ come quei residui bellici che ‘riposano’ a pochi metri sottoterra, e basta un niente per farli esplodere, anche se sono lì da anni. Delle carceri, della situazione in cui versano, delle condizioni in cui sono costretti a vivere detenuti e nel complesso la popolazione carceraria, non si parla; come se non esistessero. Ma una quantità di ‘segni’ qui e là rivelano che il tutto si poggia su un equilibrio più che precario.
La questione dei suicidi, per esempio: il 25 ottobre scorso un detenuto italiano di 36 anni si toglie la vita nella Casa Circondariale di Pavia. Il 30 ottobre si suicida un internato nella Casa di Reclusione di Isili;il 31 ottobre è un detenuto nella Casa Circondariale di Monza.
Da inizio anno sale a 47 il numero dei detenuti suicidi (età media 40 anni) e a 109 il totale delle persone recluse decedute per suicidio, malattia o “cause da accertare” (età media 46 anni). L’anno scorso i suicidi sono stati 62. L’associazione “Ristretti Orizzonti” ventun anni fa ha iniziato a costruire il dossier “Morire di carcere” e ha “registrato” 3.288 morti (età media delle vittime 45 anni), delle quali 1.215 ascrivibili a suicidio (età media delle vittime 41 anni).
I sindacati della polizia penitenziaria denunciano l’esclusione di risorse per le carceri e il Corpo di polizia penitenziaria: da una parte, sostengono,cresce il numero del sovraffollamento, dall’altra manca un decreto carcere più volte reclamato anche dai sindacati di polizia penitenziaria. Gennarino De Fazio, Segretario Generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, riferendosi alla manovra di bilancio approvata dal governo e che sta per approdare alle Camere, denuncia l’esclusione di risorse per le carceri e il Corpo di polizia penitenziaria: in particolare, niente è previsto per i detenuti affetti da patologie psichiatriche, nessuna risorsa viene stanziata per le infrastrutture e il lavoro carcerario, nulla di nulla viene appostato per l’ordinamento, gli organici e gli equipaggiamenti della Polizia penitenziaria. “Quanto si sta perpetrando sembra davvero inverosimile“, sottolinea De Fazio, “non solo in relazione all’emergenza carceraria tuttora in atto e dopo i ripetuti ed eclatanti episodi di cronaca, giunti sino alla sparatoria di Frosinone, ma anche in relazione alle parole pronunciate dallo stesso presidente del Consiglio, Mario Draghi, durante la replica alla discussione generale sulla fiducia alla Camera dei Deputati, laddove ha tra l’altro sottolineato che non deve essere trascurata la condizione di tutti coloro che lavorano e vivono nelle carceri. Parole, però, che sembrano destinate a rimanere clamorosamente tali“.
I sindacati della polizia penitenziaria ricordano le promesse e le assicurazioni date dal ministro della Giustizia Marta Cartabia e dal sottosegretario delegato Francesco Paolo Sisto nella recente riunione al ministero di Giustizia. In quella occasionesi è parlato di medici del Corpo, assunzioni straordinarie, stanziamenti per moderne tecnologie ed equipaggiamenti. “Invece niente di niente. Considerato lo stato comatoso delle carceri e l’inadeguatezza degli organici del Corpo di polizia penitenziaria quantificata dallo stesso Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria in 17mila donne e uomini mancanti, auspichiamo che nei passaggi parlamentari si ponga efficace rimedio a omissioni che condurrebbero il sistema penitenziario al totale disfacimento, sulla pelle di operatori e detenuti. Non escludiamo, peraltro, nessuna forma di mobilitazione al fine di sensibilizzare sul tema l’opinione pubblica e, soprattutto, quella politica che, evidentemente, finge di accendere i riflettori sulle carceri solo in occasione di fatti eclatanti, per spegnerli e voltarsi dall’altra parte immediatamente dopo“.
Ritorna d’attualità la questione del sovraffollamento carcerario. Paradigmatico di una generale situazione la situazione nel carcere napoletano di Poggioreale. Il Sindacato di Polizia Penitenziaria Sappe fa sapere che è “una pentola a pressione che mette a serio rischio la sicurezza stessa del penitenziario ed ogni ipotesi di attività trattamentale finalizzata al recupero dei detenuti“.Conferma Samuele Ciambrello, garante campano dei detenuti: “È vero, Poggioreale è una polveriera a miccia corta“.
Secondo i dati della relazione annuale del 2020 del Garante regionale nella sola Poggioreale si sono registrati 323 atti di autolesionismo, 250 scioperi della fame e/ o sete, 467 infrazioni disciplinari, 33 tentativi di suicidio, due suicidi, otto decessi di morte naturale: “Purtroppo“, dice Ciambriello, “il populismo penale si coniuga con il populismo politico che non ha sosta nemmeno nel corso della pandemia. Nel carcere di Poggioreale e più in generale in Campania ci sono 625 detenuti di fuori regione di cui 62 stranieri su un totale di 6429 detenuti. Questa prassi non solo, contribuisce al sovraffollamento delle celle, ma viola il principio di territorialità della pena. Il sovraffollamento è, anche, sinonimo di un eccessivo ricorso alla custodia cautelare in carcere che dovrebbe costituire una scelta di extrema ratio“. Per quanto riguarda il primo semestre del 2021 si contano 152 atti di autolesionismo, 1 decesso per cause naturali ed 1 suicidio, 13 tentativi di suicidio sventati dalla Polizia Penitenziaria e 119 colluttazioni.
Sottolinea Ciambriello: “Non sono bastati i timidissimi provvedimenti deflattivi con i decreti legge durante la pandemia, che hanno prodotto numeri esigui di persone uscite dalle carceri. Occorre che il governo e il Parlamento facciano di più, un provvedimento serio e di portata nazionale, un piccolo indulto. Credo che il sovraffollamento sia solo una delle mille sfaccettature relative alla qualità della vita e della pena“. Servono più educatori, psicologi, psichiatri, attività scolastiche-trattamentali. Nella sola Poggioreale, su diciannove educatori previsti ne sono presenti nove, e solo due psichiatri a fronte di cinque come dovrebbe essere.
Il fatto è finora non è stata varata nessuna misura urgente, magari tramite un decreto carcere, che risolva il sovraffollamento estendendo dei benefici, la custodia cautelare come extrema ratio, il discorso dei detenuti con gravi problemi psichici e le persone ristrette per pene lievi da uno a tre anni. Contro l’emergenza carceri il ministro Cartabia, ha firmato il decreto di costituzione di una Commissione presieduta da Marco Ruotolo, professore ordinario di Diritto Costituzionale Università Roma tre, per “l’innovazione del sistema penitenziario“; i lavori si devono chiudere entro il 31 dicembre 2021. Non c’è che augurarsi che non abbia il destino di altre commissioni di precedenti governi: tempi lunghi, e come risultato un avvilente nulla di fatto.
Valter Vecellio – L’Indro