A quasi quattro anni dallo storico referendum del 2016, nel Regno Unito è finalmente scattata la Brexit. Ieri, 31 gennaio alle 23 ora di Greenwich, il Regno Unito ha ufficialmente abbandonato l’Unione Europea in accordo con i trattati siglati la scorsa settimana.
Dopo un lungo braccio di ferro è quindi ufficiale: la Gran Bretagna non fa più parte dell’Ue. La Brexit entra in vigore con il suo periodo di transizione che durerà fino a fine anno. A Londra migliaia di persone hanno seguito il countdown proiettato su uno schermo gigante e sulla facciata di Downing Street per lo storico momento. Sono stati suonati anche 12 rintocchi.
Come detto l’uscita sarà ora seguita da un periodo di transizione della durata di 11 mesi che permetterà a Londra e Bruxelles di mettere ordine a tutte le pendenze economiche tra cui le più significative sono quelle legate ai futuri rapporti commerciali.
In un video pre-registrato, il premier britannico Boris Johnson si è rivolto alla nazione un’ora prima del fatidico momento, sottolineando come Brexit sia un’occasione per rendere la Gran Bretagna un posto migliore.
“Stanotte lasciamo l’Ue: per molte persone è un momento di meravigliosa speranza”. Così Boris Johnson, aprendo il suo discorso alla nazione nella notte che ha segnato lo storico divorzio di Londra, non senza ricordare tuttavia come molti altri avvertano invece “un senso di ansietà e di smarrimento”. E come “un terzo gruppo, forse il più grande”, sia soprattutto sollevato dalla fine di “lotta politica” sulla Brexit. Tutti sentimenti che il premier Tory afferma di “comprendere”, impegnando ora il suo governo a “riportare il Paese insieme per andare avanti” uniti.
“L’Unione Europea, nonostante tutti i suoi punti di forza e le ammirevoli qualità, è evoluta negli ultimi 50 anni verso una direzione che non si addice più” al Regno Unito, ha aggiunto Boris Johnson, definendo “sana e democratica” la scelta del divorzio per restituire “sovranità” al Paese su temi quali “controllo dell’immigrazione”, commerci, legislazione. Una scelta che “il popolo ha confermato alle urne non una, ma due volte”: al referendum del 2016 e alle elezioni di dicembre.
La Brexit, ha proseguito BoJo offre alla Gran Bretagna la chance “di un reale rinnovamento e cambiamento”, con più pari opportunità e investimenti in infrastrutture che non si vedevano “dall’era vittoriana”. Il premier Tory evoca “un clamoroso successo”, parla di un Regno ad un tempo “europeo e globale” e di “un nuovo inizio” segnato anche da rapporti di “cooperazione amichevole fra una Gran Bretagna energica e l’Ue”.
Insistendo su quella che il premier definisce “l’alba di una nuova era”, rilancia poi la promessa di combattere il crimine, di migliorare la sanità pubblica e l’istruzione, di modernizzare le tecnologie del Paese. Oltre che di far leva sulla ritrovata “indipendenza” per assumere un ruolo guida in politica estera sui cambiamenti climatici e i diritti umani. “Io so che avremo successo, per quanti ostacoli ci possano essere sulla strada. Abbiamo obbedito alla volontà del popolo. Ora è tempo di scatenare tutto il potenziale di questo splendido Paese, di rendere la vita migliore in ogni angolo del nostro Regno Unito”.
Nel periodo di transizione, il Regno Unito continuerà a essere parte dei trattati commerciali europei, ma sarà in grado di rinegoziare nuovi accordi con i singoli Paesi e con tutta l’Unione.
L’addio di Londra apre una nuova era per l’Ue, obbligata adesso a ridefinire un progetto comune, per evitare altri divorzi e recuperare la fiducia dell’opinione pubblica.