“Un’offesa a migliaia di uomini, donne e bambini massacrati in nome della follia comunista”. Il Giorno del Ricordo non è una “concessione politica”, ma un dovere morale
Un gesto ignobile, un’offesa alla storia e alle vittime. A poche ore dal Giorno del Ricordo, la foiba di Basovizza è stata vandalizzata con scritte in lingua slava, tra cui l’inquietante messaggio: “Trieste è un pozzo”.
Un atto di oltraggio alla memoria dei migliaia di italiani massacrati dai partigiani titini, un segnale chiaro che il negazionismo sulle Foibe è ancora vivo e molto pericoloso.
La Digos ha avviato le indagini per risalire ai responsabili, mentre le forze dell’ordine sono al lavoro per rimuovere le scritte. Ma il danno simbolico è stato fatto: ancora una volta, la memoria delle vittime viene calpestata con odio e disprezzo.
Uno sfregio alla storia e alla civiltà, l’indignazione è unanime. Il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, ha condannato il vile atto: “Un gesto grave e intollerabile che offende la memoria storica del nostro Paese e, ancor più, le vittime delle Foibe. Nell’imminenza del Giorno del Ricordo, questo oltraggio è un affronto alla sofferenza di chi ha vissuto quel dramma”.
Parole dure anche dal vicepremier e ministro degli affari esteri, Antonio Tajani: “Oltraggiare la memoria delle Foibe significa continuare a perseguitare chi è stato brutalmente ucciso solo perché italiano. Un atto vile che punta solo a minare il dialogo fra popoli che vogliono guardare al futuro con spirito di pace”.
Ma come si può parlare di pace se, ancora oggi, c’è chi tenta di negare, minimizzare e giustificare il massacro delle Foibe? Per troppo tempo questo dramma è stato sepolto sotto un silenzio complice.
Decine di migliaia di italiani furono trucidati e gettati nelle cavità carsiche dai partigiani di Tito, mentre oltre 300.000 furono costretti a un esodo doloroso, perseguitati solo per la loro identità nazionale. Eppure, ancora oggi, qualcuno tenta di cancellare questa tragedia con la menzogna e la violenza.
Anche il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Galeazzo Bignami, ha sottolineato l’inquietante regolarità con cui, ogni anno, emergono episodi di odio proprio in prossimità del 10 febbraio: “Basovizza è stata oggetto di un vergognoso atto di vandalismo. Il monumento alle vittime delle Foibe è stato imbrattato con scritte ignobili, proprio alla vigilia del Giorno del Ricordo. Un’offesa a migliaia di uomini, donne e bambini massacrati in nome della follia comunista. Martiri che per troppo tempo sono stati esuli non solo dalle loro terre, ma anche dalla memoria collettiva”.
Nessun cedimento, nessun arretramento davanti alla barbarie. Perché ciò che è accaduto a Basovizza non è solo un episodio di vandalismo: è un atto di guerra contro la verità storica, un tentativo di rimettere in discussione un capitolo che non può e non deve essere dimenticato.
Il Giorno del Ricordo non è una “concessione politica”, ma un dovere morale. Chi oggi imbratta i monumenti e insulta i morti, specie questi caduti, dimostra che la battaglia per la memoria non è ancora vinta. Per questo, l’unica risposta possibile è la ferma condanna e il rifiuto di ogni revisionismo.
Le Foibe non sono un’opinione. Non sono una invenzione. Non sono propaganda. Sono una ferita ancora aperta. E nessuna vernice potrà mai cancellare la verità.
Antonella Gramigna – Atlantico