Sembrava che tutto dovesse filare liscio. D’altronde l’autonomia reclamata da anni dalle regioni Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna era tra gli accordi chiave nel momento in cui le due forze, Lega e 5 Stelle, decisero di costituire un governo che aveva l’ambizione di imprimere un cambio epocale al Paese. E invece tutto è naufragato miseramente dopo poco più di un anno. Non parliamone poi degli ultimi mesi in cui l’esecutivo è completamente bloccato al punto che all’interno della stessa anomala maggioranza c’è chi reclama da tempo di staccare la spina e tornare alle urne il prima possibile.
Non c’è nulla da fare, le distanze siderali rimangono. Il premier Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Luigi Di Maio si preparano alla settimana che potrebbe segnare la crisi del governo. E la grana che potrebbe portare la Lega al ribaltone questa volta è la questione incandescente che riguarda le autonomie sulla quale la pressione del Nord sul ministro dell’Interno è fortissima e potrebbe addirittura compromettere il futuro politico del capitano.
Sul tema lo scontro tra i governatori leghisti e Conte è quindi decisamente duro. I governatori di Lombardia e Veneto, rispettivamente Attilio Fontana e Luca Zaia, replicano con forza alla lettera-appello del premier Conte ai cittadini lombardi e veneti per chiedere uno stop agli insulti, e che aveva l’obiettivo di rivendicare cosa il governo sta facendo sull’autonomia differenziata. “Ci sentiamo tutti profondamente feriti quando leggiamo le Sue esternazioni, Presidente Conte, soprattutto dopo colloqui diretti durante i quali – ricorderà benissimo – abbiamo più volte sottolineato che non si chiedono più risorse, ma semplicemente la possibilità di spendere in autonomia quelle che ci sono già assegnate. Così nella lettera aperta al premier Giuseppe Conte scrivono Fontana e Zaia.
Diciamo che Fontana e Zaia sono del resto consapevoli che nella loro sfida al presidente del consiglio Conte hanno Salvini dalla loro parte. Tuttavia il leader leghista tenta di volare alto, anche se non gli è particolarmente facile non schierarsi apertamente a fianco delle pressioni del nord. Il dossier autonomia è spinoso anche per lui poichè deve cercare di tenere l’equilibrio tra un nord insofferente e un meridione che per la Lega è diventata in meno di un anno terra di conquista elettorale. Così al momento, almeno stando a voci ben informate, Salvini pare intenzionato a prendere tempo in attesa del vertice di martedì pomeriggio a Palazzo Chigi prima di prendere una decisione definitiva, ovvero fare saltare, o meno, il tavolo proprio sulla difficile partita delle autonomie.
“Vogliamo una autonomia vera, non un pannicello caldo che produrrebbe ulteriori guai. Nessuno vuole aggredire l’unità nazionale, nessuno vuole secessioni. Lei sa bene quanti e quali Ministri si sono impegnati in questa irresponsabile gara a spararla pi grossa”, scrivono i presidenti di Lombardia e Veneto.
Insomma, il governatore della Lombardia, Attilio Fontana, e del Veneto, Luca Zaia, non sono disposti ad arretrare di un solo passo e fanno sapere che non firmeranno l’intesa sull’autonomia “se si continua con una farsa”, si legge sempre nella lettera aperta. “Noi restiamo aperti al dialogo con Lei, Presidente Conte, e pronti a cambiare opinione se il testo delle intese sarà capace di rispondere alle esigenze della vita vera che abbiamo provato a descrivere. Ma – hanno sottolineato – se si continua con una farsa, come accaduto finora, è evidente che non firmeremo nulla”. “Al presidente del Consiglio deve essere però chiaro che noi non firmeremo un accordo senza qualità come quello per ora che si sta delineando. Lei si assumerà la responsabilità quindi di aver negato quanto è stato chiesto da referendum, da milioni di elettori veneti e lombardi, da risoluzioni dei consigli regionali approvati all’unanimità”. Così Attilio Fontana e Luca Zaia. “Da parte nostra vogliamo mantenere fede all’impegno assunto con i nostri cittadini”, assicurano i due governatori, “Presidente Conte, lei ha l’opportunità di scrivere una pagina di storia di questa Repubblica. Se non la scriverà lei, lo farà qualcun altro. Perché la spinta verso l’autonomia e verso la responsabilità nei confronti dei cittadini è ormai inarrestabile”.
Indubbiamente, così almeno come si sta profilando all’orizzonte, l’intesa che vorrebbe Conte non piace neppure a Salvini, soprattutto per quanto riguarda le risorse finanziarie, intesa che sarà sul tavolo delle riunioni convocate da premier proprio martedì. Al momento la crisi è comunque tutt’altro che esclusa mentre Salvini non ha ancora sciolto i suoi dubbi. I rapporti con Conte e Di Maio sono ormai logori ed eventuali incontri chiarificatori per ora restano solo annunciati. Vedremo quindi nelle prossime ore se l’esperienza gialloverde è arrivata al copolinea.