La bomba nella metro ha causato
14 morti e decine di feriti
Ancora bombe, ancora morte e disperazione. Il tremendo attacco di lunedì alla stazione della metropolitana di San Pietroburgo potremmo contestualizzarlo in una fase del tutto particolare che sta vivendo la Russia che attraverso il presidente Wladimir Putin svolge un ruolo centrale in Medio Oriente. Non possiamo sottovalutare l’appoggio di Mosca alla Siria di Assad e la lotta al terrorismo jihadista. A tutto questo poi dobbiamo aggiungere le pressioni che potremmo individuare nella questione cecena che contribuisce sicuramente a rendere tesa la situazione interna.
Un quadro complesso, certo, che tuttavia evidenzia contorni abbastanza delineati in merito alle strategie – spesso discutibili – adottate da un ventennio dal Governo russo che in qualche maniera hanno un filo conduttore che le unisce con una azione di contrasto alla stessa politica del Cremlino che si esprime organizzando sommosse e atti terroristici.
Va considerato che la strage di San Pietroburgo non è altro che l’ultima risposta alle scelte internazionali di Putin che di fatto hanno scatenato la furia dell’Isis. Non possiamo infatti dimenticare l’uccisione dell’ambasciatore russo in Turchia o ancora prima l’aereo civile fatto esplodere in volo nei cieli del Sinai.
Fatto sta che ora, a parte le politiche espansioniste espresse dai vari protagonisti direttamente interessati, si contano altri morti. L’attentato ha messo in ginocchio l’altro giorno San Pietroburgo, la città natale di Vladimir Putin, proprio nel giorno in cui lo “zar” era in visita per incontrare l’omonimo presidente bielorusso Alexander Lukashenko.
Un vagone della metropolitana è stato letteralmente sventrato da una terribile esplosione mentre correva fra le stazioni Tekhnologicheskiy Institut e Sennaya Ploshchad causando la morte di 14 persone e ferendone una cinquantina di cui 13 sono in gravi condizioni e alcuni di questi sono bambini.
Autore del folle gesto sarebbe stato un kamikaze di nazionalità russa, come hanno fatto sapere i vertici dell’intelligence che hanno inoltre reso nota l’identità dello stragista. A quanto pare si tratterebbe del 22enne Akbarzhon Jalilov visto che il suo Dna è stato rinvenuto sulla borsa in cui era contenuto l’ordigno inesploso rinvenuto nella stazione di Ploshchad Vosstania. Intanto nelle ore scorse la stazione Sennaya Ploschad, dove si è consumata la tragedia, è stata chiusa nuovamente in seguito ad un allarme scattato per una telefonata anonima.
Forze dell’ordine e gli uomini dei servizi stanno eseguendo dei controlli a tappeto.
Non solo. Anche la stazione Dostoyevskaya è stata chiusa a causa del ritrovamento di un oggetto sospetto nei pressi dei binari.