Il PD a Conte: è ora di cambiare. Per i renziani è venuta meno la fiducia. Scalzare Conte da palazzo Chigi e sostituirlo, con un governo ‘tecnico’ o di unità nazionale, è l’obiettivo non solo di Renzi?
Domanda retorica quella del ministro agli Affari Regionali Paolo Boccia: «Come si fa a fare una crisi in piena pandemia? In ogni caso, il Partito Democratico non avallerà pasticci». Dunque, passate le feste, rimpasto? «Decidono i partiti e il premier, ma le formule che partono dalle persone e non dai programmi sono un triste ritorno al passato».
Rispondono i palafrenieri renziani: Giuseppe Conte ha sciupato la fiducia che gli aveva concesso la maggioranza. Il Presidente del Consiglio faccia chiarezza o il governo è finito. Ettore Rosato, coordinatore nazionale di Italia viva attacca frontalmente il Presidente del Consiglio: «Bisogna costruire un rapporto fiduciario di maggioranza che oggi non c’è più. Conte ha sciupato la fiducia che aveva almeno con un pezzo di maggioranza, la nostra».
Intervistata da ‘La Stampa’, Maria Elena Boschi ipotizza: «Se il governo Conte cadesse, il presidente della Repubblica saprebbe gestire con saggezza anche questa fase, potendo contare sul senso di responsabilità di tutti. Ma tanto non accadrà». Traduzione: Italia viva non ha alcuna intenzione di recedere dalla guerriglia scatenata nei confronti dell’Esecutivo di cui fa parte; ma è anche consapevole che in caso di scioglimento della legislatura rischia di scomparire, nel migliore dei casi, di portare in Parlamento un numero irrisorio di deputati e senatori. Dal momento che Renzi, almeno a parole, si dice poco o nulla interessato a qualche ministero, se ne ricava che l’obiettivo è scalzare Conte da palazzo Chigi e sostituirlo, con un governo ‘tecnico’ o di unità nazionale.
L’appannamento di Conte è nei fatti. Il tesoriere del PD, Walter Verini non ci gira intorno: «Bisogna cambiare contenuti e stile di governo». Conte incassa da giorni accuse di immobilismo da quasi tutti i leader del PD; un martellante lavorio ai fianchi che si aggiunge all’offensiva di Italia viva. Renzi e Nicola Zingaretti hanno superato le reciproche diffidenze e antipatie e lavorano di conserva? Certo che no. I due continuano a guardarsi in cagnesco e a detestarsi come sempre. Il PD ancora non parla (e anzi esclude) dell’ipotesi di un Esecutivo guidato da un autorevole tecnico (leggi Mario Draghi), come ventila Renzi. Tuttavia non risparmia critiche e sollecitazioni per un’azione di governo più energica e incisiva.
Renzi considera praticamente chiusa l’esperienza del Governo Conte. Più cauto (o confuso), il campo PD; un ritornello: «La corda troppo tesa si spezza», ma anche «Più si tira la corda, più il nodo si stringe». Una quantità i dossier aperti: il rapporto con il Movimento 5 Stelle, anche in vista delle ormai prossime elezioni in importanti realtà locali; le misure anti-Covid; il nodo del Recovery… Prudente il vicesegretario Andrea Orlando: «No a nuove avventure»; e boccia l’ipotesi di un governo di larghe intese: «Siamo alternativi alla destra, sarebbe paradossale riportare Salvini al governo».
Un difficile esercizio d’equilibrio, quello di Zingaretti e del suo consigliere Goffredo Bettini: non mettere in discussione Conte, al tempo stesso rafforzare il peso del PD nell’Esecutivo; porre un argine al frenetico agitarsi di Renzi, non apparire subordinato al M5S…Una complicata e complessa quadratura del cerchio: impedire che la verifica si traduca in una vittoria di Italia viva; gettare le premesse per un’alleanza giallorossa strutturale che non sia percepita come operazione di mera sopravvivenza; trovare un carente respiro strategico; conciliare le posizioni di un Dario Franceschini, strenuo difensore dell’assetto attuale, con quelle dei Graziano Delrio e degli Andrea Marcucci, favorevoli a un sostanzioso cambio di passo…
Ancora: sondaggi e rilevazioni demoscopiche documentano che nel campo del centro-destra la Lega cede sì punti a Forza Italia, mentre Fratelli d’Italia è stabile. Ma si tratta di travasi che comunque restano nello stesso circuito politico: come nei vasi comunicanti mutano gli equilibri interni; ma il blocco costituito da Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni, Matteo Salvini, nel Paese appare ancora maggioritario.
Una situazione caotica, che trova plastica e visiva rappresentazione in quello che accade alla Camera dei Deputati, impegnata nella discussione della Legge di Bilancio. I lavori della commissione subiscono una quantità di sospensioni, non si riesce a trovare accordo sugli emendamenti, si impone vera e propria maratona per poter approvare il provvedimento in tempo utile perché possa passare all’aula e a sua volta poterlo votare prima di Natale; poi deve passare al Senato per il via libera definitivo.
Più in generale: senatori (non un singolo, tanti; e ben organizzati), nei giorni scorsi si sono esibiti in indegne gazzarre: ‘spettacoli’ che costituiscono uno sfregio all’istituzione e alla carica che ricoprono. Se, come si dice, il Parlamento è lo specchio del Paese, loro riflettono una realtà di rara volgarità e inciviltà. Al contrario, dovrebbero essere proprio loro, i parlamentari, a offrire al Paese un esempio di maturità e responsabilità; e massimamente in momenti difficili come l’attuale. Sono esattamente l’opposto.
Si aggiunga l’avvilente ‘spettacolo’ offerto da altri ‘rappresentanti’ che ‘governano’ localmente, o rappresentano l’Italia al Parlamento Europeo. Stupefacente l’affermazione del consigliere comunale leghista fiorentino Andrea Asciuti: «Con la Ru486 la donna diventa il ‘sarcofago’ del proprio figlio prima di espellerlo e gettarlo chissà dove. Per la donna l’assunzione di questo farmaco in piena solitudine può essere molto pericoloso».
Non meno incredibile l’euro-deputato della Lega Angelo Ciocca: «Non è pensabile che la Lombardia che ha il doppio degli abitanti del Lazio possa ricevere meno vaccini. Poi bisogna valutare quanto l’importanza economica del territorio. Sì, è un dato di fatto. Se si ammala un lombardo, economicamente, da imprenditori, vale di più rispetto a un laziale». Secondo Ciocca un cittadino lombardo vale di più e dovrebbe ricevere prima il vaccino anti-coronavirus.
Si possono fare altri esempi, ma questi bastano. Poi, certo: ci sono una quantità di oscuri, ignorati, eroi che ogni giorno fanno il loro lavoro con impegno, onore e onestà; e spesso non si dice loro neppure un semplice ‘grazie’. Sono loro la spina dorsale che impedisce lo sfacelo definitivo di questo Paese. Ma è una linea di resistenza ogni giorno più debole e fragile, a fronte di un sempre più evidente sfilacciamento, che rivela un Paese impaurito, incattivito, egoista; compiaciuto della propria ignoranza, che ha smarrito i valori che dovrebbero essere la base di una comunità civile. Un Paese tollerante (ma la tolleranza non è una virtù), e che ignora il rispetto; e soprattutto sembra aver smarrito il senso del decoro.
di Valter Vecellio