È andata come doveva andare, è andata come previsto: nessuna decisione presa, nessuna misura definitivamente adottata, solo la sensazione di aver offerto ai cittadini europei quel minimo sindacale volto a far gridare al trionfo tutti i 27 leader dell’Ue. Il consiglio europeo di giovedì sera ha deciso, ancora una volta, di non decidere. Ma soprattutto, ha deciso di non scontentare nessuno dei capi di governo in un momento in cui, complice le varie misure restrittive per il contenimento del coronavirus, nessuno poteva permettersi di ritrovarsi a mani vuote una volta staccato il computer dalla videoconferenza. Il compromesso trovato sul cosiddetto “recovery found” è stato utile soltanto a far gridare tutti alla vittoria, anche chi in realtà non ha affatto vinto.
Una riunione superflua
C’è però da ammettere che la regia mediatica attorno al consiglio di giovedì è stata molto efficiente: si è creata attesa per una “riunione delle riunioni”, una conferenza che seppur tenuta in video doveva in qualche modo cambiare per sempre il corso della storia europea. Ed erano in tanti in effetti giovedì sera ad aspettare che dall’incontro potesse uscire qualcosa di importante per capire il proprio destino. Una volta creata l’attesa, è stato anche più facile per i vari capi di governo dire che, in effetti, le decisioni prese sono state importanti e che sia i singoli Stati che le stesse istituzioni comunitarie hanno fatto il proprio dovere. Del resto, c’era solo da ratificare quegli accordi di cui già si era parlato nei giorni scorsi, il minimo sindacale per l’appunto in grado di presentarsi al cospetto dell’opinione pubblica con la coscienza pulita di chi ha fatto il proprio lavoro.
In questa maniera, si è potuta quindi nascondere un’amara verità. E cioè che la maxi videoconferenza di giovedì altro non è stata che una banale riunione di condominio, una di quelle dove i partecipanti premono per firmare documenti già approvati in modo da tornare quanto prima a casa. Perché in effetti, come ha scritto Lorenzo Vita su Insideover, l’Europa ha saputo semplicemente dire quello che tutti si aspettavano che dicesse. E quindi via libera a Bei, Mes e Sure contro la disoccupazione. Tutte mosse ampiamente anticipate, di quelle per le quali si direbbe che sono conosciute anche dentro i bar se non fosse che i bar sono chiusi per via del lockdown. Nulla di nuovo quindi e soprattutto nulla di realmente risolutivo. Anche davanti alla più grave crisi economica scatenata dalla più grave pandemia degli ultimi cento anni, l’Europa si è mostrata per quello che è: una matassa indefinita incapace di prendere decisioni.
Tutti vincitori
C’è poi un altro punto che è stato lasciato volutamente indefinito per permettere a tutti non solo di presentarsi con la coscienza pulita, ma anche per mostrare ai propri cittadini la medaglia della vittoria. Riguarda il cosiddetto “recovery found”, un fondo cioè da 1.500 miliardi di euro da finanziare anche con bond comuni della commissione europea. Giovedì sera non è stato approvato, né definito. Più semplicemente, si è dato mandato alla stessa commissione di trovare un piano entro il 6 maggio per poi, forse, renderlo attuativo. Nella più ottimistica delle previsioni, un semaforo verde a questo fondo non dovrebbe arrivare prima di giugno. Un mese in cui le varie economie, soprattutto la nostra, potrebbero già essere collassate dopo le tante settimane di stop totali o parziali alle varie attività. E quell’apparente valanga di soldi in realtà potrebbe già non servire più a nulla.
Tuttavia, il recovery found è ciò che serviva ai vari leader europei per presentarsi vincitori. I Paesi del nord Europa possono dire di non aver permesso alcuno sforamento, di aver preservato la propria posizione in tal senso fino alla fine. I Paesi del sude Europa invece possono rivendicare di aver avviato un percorso volto a portare a dei bond comuni. E fa davvero strano vedere i due leader apparentemente più agli antipodi delle ultime settimane, il premier olandese Rutte da un lato e quello italiano dall’altro, oggi esultare entrambi. Il primo ha potuto dichiarare di aver visto passare la propria linea, Giuseppi Conte si è ritenuto contento del fatto che si parli di “bond” e dunque può andar bene così. Tutti hanno vinto, tutti hanno potuto esultare, tutti hanno potuto dichiarare di aver visto passare le proprie istanze. Fine della storia e, nella miglior tradizione italica (forse l’unico vero elemento che oggi abbiamo portato in Europa), tarallucci e vino per tutti.
di Mauro Indelicato – insideover