di Aldo Cisi
L’Avv.Oscar Bartoli da Wascington DC ci scrive ce 13.000 morti tra gli americani, 25.000 morti tra i messicani. Due anni di guerra tra il 1846 e il 1848 tra Stati uniti e Messico. Conclusione di questo scontro l’annessione del Texas agli Stati Uniti d’America.
In queste ore si parla di una nuova guerra tra gli Stati Uniti e il Messico a seguito delle decisioni prese da Donald Trump che ha autorizzato il completamento del muro per impedire l’ingresso dei messicani illegali nella federazione americana.
Qui in Messico i media sono ormai schierati contro il neo presidente americano e la temperatura dello scontro verbale sta salendo di ora in ora. Al punto di costringere il presidente messicano Enrique Peña Nieto a cancellare il suo viaggio (si’, no, si’, forse?) per incontrarsi con il nuovo inquilino della Casa Bianca. L’ex presidente messicano Vicente Fox in una lunga intervista con Cnn ha ricordato che la decisione di Donald Trump mette a rischio non solo il suo paese ma anche gli interessi economici di migliaia di aziende americane che esportano in Messico per decine di miliardi di dollari.
La decisione di procedere al completamento del muro sul confine messicano americano fa seguito anche all’ordine presidenziale per la espulsione degli immigrati senza documenti, coinvolgendo decine di migliaia di bambini e adolescenti. E’ dai tempi del presidente americano Coolidge che i rapporti tra le due nazioni non avevano raggiunto un livello di così alta litigiosità.
Anche lo scenario della politica messicana vede impegnata l’opposizione di sinistra con il suo leader Manuel López Obrador che ha chiesto il ricorso alle Nazioni Unite e accusa il presidente Usa di razzismo e di violazione dei diritti fondamentali.
D’altro canto sono in molti qui in Messico a sottolineare che le mosse di Donald Trump sono in prevalenza di carattere politico per dare un senso alle proprie drastiche affermazioni sostenute durante la campagna presidenziale. L’ordine presidenziale che autorizza la costruzione di 3200 km di muro tra le due nazioni avrà anche un riscontro negativo sulle relazioni con gli altri Stati del centro America. Probabilmente il muro potrà fare concorrenza alla muraglia cinese che sembra essere l’unico manufatto visibile dalla stazione spaziale.
Qui nella rada di Veracruz continuano ad arrivare le grandi navi che imbarcano le auto prodotte negli stabilimenti messicani dalle grandi marche americane, da quelle asiatiche e da quelle europee. Destinazione finale America. La decisione di Trump di gravare le auto prodotte in Messico con una gabella del 35%, se attuata, sarà l’elemento di maggiore convulsione tra gli Stati Uniti e il Messico. Il muro, come lo definiscono i messicani, è al momento solo politica. Circola una battuta tra i messicani che sostiene: “Noi messicani siamo pieni di fantasia. Loro, gli americani, costruiscono un muro alto. E noi messicani continueremo a scavare i nostri tunnel per passare sotto il muro.”
Ma è certo che questo Stato che faticosamente cerca di emergere modernamente sconfiggendo la corruzione, la criminalità, la produzione e commercio di droga, sta trovando nel nuovo presidente degli Stati Uniti un ostacolo materiale e morale che potrà avere ripercussioni molto pesanti in tutto il continente americano