Dopo due ore di udienza a porte chiuse è arrivato ieri il tanto atteso verdetto: la Corte Costituzionale ha bocciato il referendum abrogativo sulle modifiche all’articolo 18 introdotte con il famoso Jobs act.
In sostanza il consiglio ha dichiarato inammissibile il quesito sui licenziamenti illegittimi contenuti nel Jobs act, mentre ha accolto l’ammissibilità sui voucher e sulla responsabilità solidale negli appalti.
I quesiti erano stati presentati dalla Cgil che ha trovato l’appoggio di 3,3 milioni di firme.
Come detto la Corte ha invece detto sì alla richiesta di referendum alla norme che riguardano i vaucher e il lavoro accessorio e le limitazioni introdotte sulla responsabilità solidale in materia di appalti.
In merito al periodo in cui organizzare tale consultazione referendaria la legge prevede che dovrà svolgersi tra il 15 aprile e il 15 giugno prossimi. Tutto però dipenderà dalle eventuali elezioni politiche anticipate.
In questo caso, articolato di legge alla mano, è previsto che il referendum abrogativo venga congelato fino all’anno successivo, dopo la sentenza emessa dalla Corte.
Dal canto suo il segretario generale della Cgil Susanna Camusso promette battaglia e sta già valutando la possibilità di ricorrere alla Corte Europea in merito alla questione centrale dei licenziamenti. Comunque la Cgil da oggi è in campagna elettorale su due referendum accettati. Quindi inizia il pressing del sindacato sul Governo affinchè si fissi una data per la consultazione popolare.