Nessun allarme,
ogni anno in Italia mille casi di infezione
I primi sintomi si manifestano in genere con dolori alla gambe, ai piedi, mani fredde e un colorito della pelle diverso dal solito, ossia alterato. Spesso si tratta di sintomi che possono essere scambiati con quelli di una semplice influenza. I soggetti maggiormente esposti sono i bambini che frequentando ambienti chiusi come le scuole sono a stretto contatto tra loro. A poco meno di 20 ore dal contagio i sintomi della meningite si manifestano in modo più specifico con febbre, sonnolenza, con possibile alterazione dello stato di coscienza, forte emicrania, rigidità del collo, eruzioni cutanee a chiazze, forte fastidio della luce (fotofobia), convulsioni, nausea e vomito.
In presenza di questi sintomi è il caso di ricorrere subito all’assistenza di un medico ed al ricovero in ospedale. Potrebbe essere necessario, oltre ai normali esami, il prelievo di un campione di liquido cerebro spinale che possa evidenziare il tipo di batterio che ha provocato l’infezione.
Esistono varie forme di meningite, ma in genere si dividono in due gruppi principali, virali e batteriche.
La meningite virale è quella più comune. Il suo periodo di incubazione varia a seconda del tipo di virus che la provoca, da 3 a 6 giorni circa. Di difficile diagnosi poiché i sintomi sono quasi uguali a quelli di una normale influenza, in genere si risolve in una settimana senza lasciare conseguenze.
La meningite batterica è la forma meno frequente ed anche la più grave. In Italia si registrano circa 800 casi all’anno. Se non viene rapidamente individuata e curata può mettere in pericolo la vita del paziente. In alcuni casi viene chiamata fulminante perché è particolarmente aggressiva e può provocare un esito infausto in poche ore. Per la meningite di tipo batterico viene attuata una terapia a base di antibiotici, liquidi, per reintegrare quelli persi. Se risulta essere molto aggressiva, il medico somministra in genere farmaci contro le convulsioni e per sostenere la pressione sanguigna. In caso di necessità si può ricorrere ad ossigenoterapia o alla ventilazione meccanica per evitare ulteriori danni cerebrali.
La meningite fulminante da meningococco di tipo B è estremamente aggressiva e può portare alla morte in sole 18 ore. In Italia rappresenta circa il 70% di tutti i tipi di meningite ed il 10-15% dei bambini che vengono colpiti muore. Chi riesce a sopravvivere in moltissimi casi subisce delle conseguenze gravissime che portano alla disabilità grave, come amputazioni dalle dita a interi arti, danni neurologici e sordità.
Mentre la meningite meningococcica appare generalmente nel primo anno di vita. Il meningococco si diffonde sia con le goccioline respiratorie che con il contatto diretto e si replica nella parte superiore della faringe. I sintomi non sono facilmente prevedibili: febbre, vomito, irritabilità, convulsioni, pianto a toni alti e le fontanelle, quelle zone molli che nei neonati fungono da giunture delle ossa piatte della calotta cranica, risultano tese e pulsanti.
La meningite stafilococcica può essere causata da sinusiti, otiti medie purulente e da traumi cranici aperti. I soggetti più a rischio risultano essere gli anziani e i neonati, soprattutto i prematuri.
La causa più comune della meningite pneumococcica nelle persone adulte è lo pneumococco che si trasmette da persona a persona attraverso le vie respiratorie. Sono più a rischio coloro che hanno subito dei traumi cranici chiusi con perdita di liquor, gli alcolisti, i malati di otite, sinusite o mastoidite cronica.
La meningite tubercolare è un’infiammazione delle meningi, in special modo della base cranica e dei nervi encefalici dovuta al micobatterio tubercolare. La malattia, che colpisce di preferenza i bambini, ha un esordio subdolo e si manifesta con irascibilità, svogliatezza, inappetenza, dimagramento, leggeri rialzi della temperatura, brevi cefalee. Successivamente si presentano vomito violento con una violenta cefalea, convulsioni e stati deliranti accompagnati da una febbre elevatissima. Insorgono poi fenomeni paralitici fino al coma e la morte può sopraggiungere in poche settimane.
La vaccinazione può essere utile per tenere sotto controllo un’epidemia provocata da un individuato ceppo batterico. Dall’inizio del 2014 è disponibile anche un vaccino contro il meningococco B, il batterio responsabile delle meningiti fulminanti. Basilicata, Puglia e Toscana sono state le prime ad inserire il nuovo vaccino nel calendario vaccinale regionale. La Conferenza Stato-Regioni sta valutando il vaccino e il suo possibile inserimento nel piano nazionale vaccini.
Il trattamento usuale per la meningite acuta consiste nella somministrazione precoce di antibiotici e, talvolta, antivirali.
La meningite, soprattutto se di tipo batterico, come abbiamo visto può avere conseguenze letali o gravi permanenti, come lesioni all’interno del cervello e sui nervi , sordità, epilessia, idrocefalo e deficit cognitivi. La meningite di tipo virale invece, se trattata in modo adeguato, si può curare in modo definitivo senza conseguenza alcuna.