di Riccardo Bruno
Il primo compito di un pubblico amministratore è di sapersi scegliere i propri collaboratori. Difficilmente una valutazione sbagliata su chi si chiama a condividere le proprie responsabilità, può portare a dei buoni risultati. Può sempre capitare di essere ingannati e di veder tradita la propria fiducia riposta in una persona, ma questo non depone comunque a favore della credibilità di chi ha affidato una comunità ad un individuo capace di venir meno agli impegni presi e falsamente. A quel punto, le scuse non bastano, bisogna dimettersi.

Il sindaco Raggi deve avere una valutazione completamente diversa dei doveri di chi assume una carica pubblica, tanto da vivere sospesa in una bolla impermeabile a ciò imageche gli avviene intorno. Poichè Roma ha una storia amministrativa precedente poco e
dificante, ecco che quanto di improprio possa avvenire durante la sua stessa amministrazione è da attribuire a quella esperienza pregressa. Tesi, questa per quanto plausibile che mantiene una soluzione di continuità con il passato, esattamente quello che il nuovo sindaco di Roma avrebbe dovuto impedire. La Raggi non è stata scelta dai cittadini romani perché simpatica e carina, ma perché doveva provocare una rottura netta con il passato.

Al contrario, il nuovo sindaco ha pensato bene di appoggiarsi a personalità discusse e controverse delle precedenti amministrazioni. Il suo torto non è stato soltanto quello di aver compiuto la scelta sbagliata, ma di averla difesa nel momento in cui veniva messa in discussione ed all’interno del suo stesso partito, oltre che nell’opinione pubblica.

Il problema non è di sapere se i Muraro o i Marra siano innocenti delle accuse che la magistratura rivolge loro, quanto di capire perché un sindaco che avrebbe dovuto rappresentare un nuovo inizio per la vita della Capitale, abbia deciso di riciclare esponenti tanto compromessi della vecchia amministrazione.

I cittadini che hanno votato la Raggi non possono lamentarsi della sua condotta, per lo meno fino a quando questa non sarà ritenuta lesiva dei loro interessi e forse non ci sono ancora gli elementi per considerarla tale.

Il movimento 5 stelle, invece, farebbe già bene a togliere subito il simbolo da un sindaco che sembra partorito dalla più irresponsabile e menefreghista corrente democristiana dei fasti di sbardelliana memoria.