Il premier è già ex
ora scatta la resa dei conti
Un uomo solo al comando: l’Italia ha detto NO.
Così l’esito scaturito dalle urne che ha nettamente respinto la riforma costituzionale scritta dal ministro Elena Boschi sotto dettatura del presidente del Consiglio (o chi per lui) Matteo Renzi che ha annunciato in diretta nel corso della notte le proprie dimissioni e nel pomeriggio è salito al colle. Gli italiani hanno votato in massa, un’affluenza record che sfiora il 70%, delegittimando di fatto questo governo.
Il fronte del No ha raggiunto il 59,15% dei voti mentre il SI’ ha superato di poco la soglia del 40%..
Ora la partita è aperta e potrebbe riservare alternative variabili.
Azzardando alcune ipotesi, sulla scorta di ciò che ci insegna la storia, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella respinge le dimissioni di Renzi oppure le accetta ma nello stesso momento rinnova l’incarico sempre a Renzi che dovrà cercare di formare un nuovo esecutivo. Tuttavia questa strada non sembra percorribile dato che lo stesso presidente del consiglio uscente a più volte scartato l’ipotesi un Renzi-bis.
Altra possibilità che si potrebbe avanzare è quella di un governo tecnico che con ogni probabilità porterebbe dritto alle elezioni anticipate il prossimo anno.
In questo caso però la difficoltà maggiore sarebbe quella di individuare la persona giusta da mandare a palazzo Chigi. In queste ore il toto-nomine è diventato l’argomento più diffuso e non solo tra gli addetti ai lavori.
In pole troviamo l’attuale ministro dell’Economia e delle finanze Pier Carlo Padoan , l’uomo che gode delle giusta autorevolezza anche in campo internazionale e che potrebbe garantire una stabilità politica auspicata da tutti.
Ma torniamo per un attimo all’analisi del voto.
La maggioranza degli italiani, questo è certo, bocciando la riforma ha voluto principalmente mandare a casa Renzi: è lui che ha perso e sarebbe stato solo lui a vincere, se il risultato fosse stato diverso. Inoltre, altro segnale importante che emerge, è che gli italiani non si sono fatti intimorire dalle minacce e dai vergognosi ricatti provenienti dai burocrati dell’Ue, dalle banche, dagli anatemi lanciati dai giornali esteri che presagivano le realtà più nefaste qualora Renzi avesse perso la sua battaglia.
Altra questione da non sottovalutare è che con questo risultato torna ad essere protagonista Berlusconi che, in caso contrario, sarebbe stato costretto a giocare un ruolo marginale.
Mentre il Movimento 5 Stelle, che rivendica la vittoria dei NO, sta scaldando i muscoli e vede sempre più vicina la possibilità di conquista della presidenza del consiglio. Va detto inoltre che i grillini hanno sempre dichiarato la netta contrarietà a governi tecnici, rimpasti o inciuci vari convinti che si debba andare ad elezioni in breve tempo.
E come avevamo scritto a suo tempo Grillo e il suo movimento fa paura. Con questo risultato poi fa ancora più paura.
La possibilità che il prossimo inquilino di palazzo Chigi sia un esponente nemico delle lobby e dell’euro suscita non poche perplessità in Europa.
Ciò nonostante possiamo stare tranquilli. Sono i fatti che lo dimostrano.
Ricordiamo il monito di Assindustria, tra i primi a correre alla corte di Renzi: il presidente Boccia aveva sostenuto che qualora avessero prevalso i NO sarebbe stata la catastrofe: migliaia di posti di lavoro persi, il Pil in picchiata come gli investimenti. Ma sicuramente le previsioni non saranno così nere. Del resto orizzonti disastrosi erano stati disegnati anche in occasione della Brexit o per l’elezione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump ma questi scenari nefasti non si sono minimamente concretizzati.
E allora?
E allora viene da chiedersi chi ha l’interesse di seminare veleno e terrore.