Un problema costituzionale e di democrazia pesante: quattro persone a qual titolo possono dire a Mattarella come voteranno mille persone? Quella scena doveva essere fatta in pubblico, a telecamere accese, davanti all’intero Paese
Dicevo ieri che il ceto di politicanti che ci ‘governa’, è all’origine dei mali nei quali ci troviamo. Lo dicevo, sapendo bene di dire una cosa nonché sgradevole, poco condivisa. La maggior parte dei commentatori, e dei partiti, ritiene che il problema stia nel sistema, non nelle persone.
Eppure. Guardate come accade, anzi, guardate cosa accade e ditemi se non è tutto distorto e stranito, e per opera di chi o di che.
Quando, dopo avere fatto cose di una assurdità radicale, dopo avere distrutto la vita di un sacco di persone, dopo avere assistito alla ridicola (sì, ridicola, mi dispiace ma è così) scena di mezzo svenimento della Presidente del Senato lesa nella sua smania di potere (sì, avete capito bene, potere), dopo avere sentito le contumelie (una volta tanto giuste, se non fossero fondate su un obiettivo ingiusto) di Matteo Renzi contro una candidatura impossibile, non solo e non tanto per il fatto in sé (i servizi segreti al Colle) quanto per il significato politico, che avrebbe silurato il Governo: due ‘tecnici’ ai vertici dello Atato. Ecco dopo tutto ciò … vediamo.
Intanto una parola, una sola, sui ‘tecnici’.
In un regime costituzionale parlamentare ben gestito, ciò che conta è il Parlamento. Il Governo è l’esecutivo, è, in gran parte, un fatto tecnico. Che i ministri siano tecnici non c’è nulla di male. Almeno i ministri tecnici. Ecco: al Ministero degli Interni o a quello degli Esteri o al Tesoro un tecnico è un errore, perché sono ministeri di scelte, quindi politiche.
E poi, vediamo bene cosa si intende per tecnico. Perché in realtà, nel nostro linguaggio politichese, si tratta solo di persone non parlamentari. Questo è il punto su cui i partiti si stracciano le vesti: il fatto che si possa incaricare di gestire il Governo uno che non ‘fa‘ politica, che non appartiene alla consorteria … senza allusioni a mafia o massoneria, per carità, e nemmeno alla ‘casta’, sto cercando di fare un discorso serio. La realtà è solo questa: i politicanti si sentono spodestati se al Governo non ci va un politicante. Anche perché, tra i politicanti, di tecnici nel senso stretto del termine, ve ne sono pochi o nessuno. Anche perché una persona seria, un tecnico, magari, serio, non ‘si mette in politica’, diciamocela la verità.
E torniamo al punto.
I, o meglio, alcuni, presidenti dei gruppi parlamentari si sono recati dal Presidente della Repubblica in carica, per chiedergli di farsi di nuovo rieleggere. Sorvolo sulle scene un po’ comiche che traspaiono dalla stampa, di capigruppo impappinati, perduti nella grammatica, dispersi nella logica, sorvoliamo. La cosa, alla fine, si è risolta in pochi minuti: Sergio Mattarella non aveva nessuna voglia di scherzare (e, vorrei vedere) e li ha lasciati dire tre parole e li ha congedati … proprio così, congedati ‘va bene, grazie, andate, andate’. C’è stata anche quella scena pietosa dei ‘governatori’ che entrano e escono dal Quirinale, chi sa, forse andati anche loro a dire a Mattarella di restare, e invece cacciati via. Non so, ma non importa. È il fatto che conta.
Un gruppo di persone va a dire a Mattarella: ti rieleggiamo. Chi? guardate che la domanda è importante. Chi? Quattro persone a qual titolo possono dire a Mattarella come voteranno mille persone? Qui non è più un problema di forma, ma di sostanza e di sostanza pesante, costituzionale.
Quei quattro politicanti, sono andati a dire a Mattarella, ma specialmente a tutti noi, che i parlamentari votano quello che gli dicono loro, che il voto non è più segreto e meno che mai libero (vero Grillo e Di Maio? Li scegliamo a sorte!), che loro sono in grado di assicurare a Mattarella che sarà votato.
Ammesso che sappiano leggere e che qualcuno di loro ne potesse avere una copia in tasca, tanto valeva che stracciassero la Costituzione dinanzi a Mattarella e la calpestassero. Sarebbe stato, almeno, più chiaro. Sarebbe stato, anzi, bene, che lo facessero in pubblico: e qui di nuovo, mi spiace, Mattarella ha sbagliato. Quella scena doveva essere fatta in pubblico, a telecamere accese, davanti all’intero Paese. Non nel segreto, al buio, come sempre le cose che contano. Perché, caro Mattarella e cari politicanti: quelli rappresentano il popolo italiano intero e non possono andare a promettere voti in segreto, salvo che non sia il proprio voto, svenduto.
Sono forme? Altro che forme: questa è sostanza, e sostanza pesante. Questa è stracciare la democrazia, non solo la Costituzione. Confesso che sono stupefatto, interdetto, che al Quirinale non ci si sia resi conto di una cosa così ovvia, che si sia permessa una volgarità, anzi, un’offesa di questo genere. A chi? alla Costituzione, sì, ma principalmente al popolo italiano, tutto intero e in ciascuno dei suoi cittadini.
Non è la rielezione il problema, non è la banalità del Presidente che durerebbe 14 anni su cui si stracciano le vesti politologi vari. Ma come si fa a non vedere, il clima, il senso, le modalità di questo massacro della Costituzione e quindi della democrazia sostanziale, vera?
Eppure, nessuno sembra che si sia accorto di un altro fatto, ancora più fondamentale e, secondo me, emozionante.
Mentre i vari capataz o presunti tali, litigavano, promettevano, minacciavano, difendevano (o affossavano, non si è capito bene) le ‘sorelle’ e volgarità del genere, mentre tutto ciò accadeva e noi assistevamo alla distruzione sistematica di alcune persone (compreso Pier Ferdinando Casini, perfino per Casini, che certo una mammola non è, mi dispiace), i parlamentari, quelli che i capi politici e i giornalisti (sedicenti spiritosi) chiamano ‘peones‘, silenziosamente, senza strillare, senza firmare la scheda, senza informarne i capataz, votavano Mattarella. Cioè facevano l’unica cosa possibile con i mezzi che avevano: ‘dal basso‘ -come dicono molti con malcelato sprezzo-, ma in verità in base al disgusto che forse anch’essi provavano per le scene cui si doveva assistere, dicevano ai capataz ‘il popolo siamo noi, lo rappresentiamo noi‘. Noi questo gioco non lo vogliamo: vogliamo decidere noi, perché noi rappresentiamo il popolo e, visto che altri nomi non abbiamo, vi obblighiamo a riscegliere l’unico che possiamo indicare: Mattarella.
Ma guardate. Mentre i presunti capataz vanno da Mattarella a promettergli il voto altrui, al Quirinale, un ex magistrato del Consiglio di Stato, ministro, capo di gabinetto, ecc., ecc., veniva nominato giudice costituzionale, e un altro super importante e già giudice costituzionale diventava Presidente della Corte Costituzionale … e così via: il cerchio magico, chi c’è dentro circola. Nulla, sia chiaro, contro quelle persone degnissime, nessuna invidia (sono troppo vecchio per averne) … ma non c’è nessun altro in giro, appunto ‘in’ giro?
Ma non basta, perché in piazza e nelle aule e nei salotti televisivi, quella scelta disperata e arrabbiata dei parlamentari silenziosi che vogliono democrazia, veniva immediatamente utilizzata per distorcerne il significato e il valore e usarla per sostenere la necessità della elezione diretta del Presidente, cioè per proporre di passare sistematicamente e non più occasionalmente sulla testa del Parlamento.
Giancarlo Guarino – L’Indro