Tra due settimane esatte si apriranno le urne a conclusione della tornata elettorale che vede chiamati al voto gli elettori di circa 1200 comuni, tra cui quelli di importanti citta metropolitane come Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna
Diciamo subito che il panorama non è affatto incoraggiante. Siamo partiti con il Pnrr cui tutti diciamo di affidarci per rigenerare il Paese e vediamo che latinano organiche proposte per come le città grandi, così come quelle più piccole, possano usufruirne. Semmai, ci sono riferimenti di prassi: tanti auspici, tante buone intenzioni, poca sostanza progettuale. Ma questo è grave se si pensa ai problemi, ad esempio, della capitale politico amministrativa, Roma, e a quella economica, Milano.
Si dirà, ed anche questo è vero, ce l’ha scritto recentemente pure Daniele Ciravegna ( CLICCA QUI ), che il Pnrr non è ancora definito come dovrebbe essere a livello nazionale, giacché è cosa complessa, ma si è intanto costretti a registrarne l’impronta centralistica che ne caratterizza il marchio di fabbrica. Proprio per questo, però, sarebbe stato forse necessario che le autonomie locali, di cui tanto richiediamo una rivitalizzazione, cogliessero l’occasione propizia per mettersi al centro del quadrato con proposte ben definite, anche nei confronti del Governo e dei ministeri.
Guardando ai candidati viene immediata la domanda: ma il sindaco uscente di Milano, Giuseppe Sala, non ha tutti gli strumenti per spiegare ai milanesi cui chiede il voto di riconferma come la sua amministrazione chiederà e gestirà quello che è necessario avere dall’Italia e dall’Europa per far tornare Milano agli standard richiesti al fine di essere definita pienamente città europea, al pari di Londra, Parigi, Berlino, Vienna? A Roma, si ripresenta la sindaca uscente Virginia Raggi. Dopo cinque anni di esperienza sul colle del Campidoglio, dovrebbe avere ben chiari i punti deboli su cui intervenire. Magari a partire dai rifiuti, in modo che l’annoso scontro con la Regione Lazio in materia sia portato su di un piano veramente progettuale e giungere definitivamente all’individuazione di una strategia che mette i romani al sicuro sullo smaltimento dei rifiuti, finalmente una volta tanto? Sempre per Roma, analoga riflessione riguarda il candidato del Pd, Roberto Gualtieri. Il caso vuole che egli sia stato per un po’ in Europa e un altro po’ alla guida del Ministero dell’economia, proprio nel momento in cui il Recovery plan ha cominciato a prendere corpo. E’ molto probabile che egli abbia nelle proprie conoscenze tutti quegli elementi che ci farebbero capire come si svilupperebbe una eventuale amministrazione capitolina da lui guidata.
Invece, lungo le strade della Capitale vediamo delle facce sui manifesti, accompagnate da slogan del tutto vaghi e generici non certamente in grado di entusiasmare neppure gli iscritti del loro partito. Figurarsi alla metà del corpo elettorale che è da presumere si terrà ancora una volta lontana dai seggi, ammesso che questa percentuale non sia addirittura destinata ad aumentare.
I candidati della destra non sono da meno. Su questioni vitali per la loro città non sono pervenuti, tanta è generica la loro campagna elettorale. Nel corso dell’incontro romano organizzato dal candidato del centrodestra Enrico Michetti e da Giorgia Meloni, che ne è la principale sponsor, si sono ascoltati slogan goliardici come “chi non salta comunista è” ( forse è il caso di informarli che il Muro di Berlino è oramai caduto da oltre trent’anni ) e discorsi come ” Patria, popolo e famiglia” che, sembra oramai assodato, non fanno vedere più vigili in giro per la Capitale, non servono a riempire le famose buche romane, non offrono una visione strategica per una città che è a forte vocazione turistica tra le preminenti nel mondo, ma lo potrebbe essere anche per ciò che riguarda la cultura, la convegnistica e la scienza. Inoltre, i deprimenti slogan che leggiamo non mettono nessuno a tavola alla fine del mese, neppure quei poveri che risolvono i loro problemi solo grazie alla Caritas e ad altre organizzazioni sociali ed umanitarie. Così se Michetti ha avuto la pensata di presentarsi con lo slogan “Michetti chi?” e questo non richiesto riconoscimento di essere davvero ai più uno sconosciuto ce lo rende molto simpatico, forse sarebbe il caso di modificarlo in “Michetti che?”, nel senso che sarebbe bello sapere cosa ci si debba aspettare davvero.
Quello che ci si deve aspettare a Milano dal candidato del centrodestra invece lo sappiamo. Soprattutto lo sanno benissimo Salvini, Berlusconi e la Meloni cui il loro Luca Bernardo ha detto molto semplicemente, con grande candore: o mi mandate i soldi o io mi ritiro. Sembra che abbia fissato la somma richiesta, 50 mila euro ciascuno, e il termine ultimo entro il quale ricevere i tre bonifici, la giornata di oggi. Intanto sono arrivate le rassicurazioni: usiamo il bonifico istantaneo e, così tra oggi e domani, Bernardo sa che può controllare l’estratto conto. Se questa richiesta, e il successo ottenuto, ce lo fa sentire ancora più in simpatia di quanto non si sia già detto per Michetti, va aggiunto che ha fatto bene. Fa il pediatra di professione, ma si vede che conosce bene chi è avanti con l’età. Soprattutto quelli che guidano i partiti afflitti da quella particolare malattia che fa loro dire: vai avanti tu che …. Così, Bernardo, ha fatto i suoi conti ed ha fiutato l’alto rischio di ritrovarsi nelle stesse condizioni in cui spessissimo sono finiti altri chiamati a metterci la faccia per conto di partiti che poi si squagliano e sono allora lasciati a contemplare i debiti accumulati per la politica. Certo Bernardo, così facendo, non è che abbia molto galvanizzato le truppe tra le cui fila ci sarà sicuramente chi ha saputo della sua perentoria richiesta come il campanello d’allarme della la paura di non farcela.
Ce ne sarebbero tante altre cose da dire sulle candidature e su come i partiti perdono ancora una volta l’occasione per far vedere che si occupano almeno un po’ delle città per cui avanzano roboanti dichiarazioni, ma poca sostanza propositiva. Meglio lasciar perdere, allora, e stringiamo i denti e speriamo per il meglio per gli amministrati in 1200 comuni italiani. – Politicainsieme