Usa, Germania, Francia e Inghilterra vogliono dirci per chi votare
Guardassero un po’ in casa loro invece di ficcare il naso nelle nostre faccende. Poco tempo fa l’assist dei tedeschi a Renzi e al suo referendum a cui si è aggiunto quello dei francesi. A ruota sono arrivati i grandi quotidiani Usa che non perdono occasione di tirare la volata al premier. E adesso tocca all’incursione del settimanale inglese Economist che si schiera però in maniera di
ametralmente opposta, ossia per il No alla riforma costituzionale. La cosa poi che infastidisce ancora di più è che tutti questi fenomeni della politica internazionale, indipendentemente dai loro orientamenti, delineano scenari catastrofici, ci lanciano anatemi terribili, qualora il risultato scaturito dalle urne dovesse essere diverso dalla loro presa di posizione. Ma soffermiamoci su quest’ultima sparata arrivata da oltremanica.
Per il giornale inglese la possibile bocciatura della riforma da parte degli italiani aprirebbe nuovi orizzonti. Inoltre, si legge nell’analisi elaborata dal saccente analista, l’Italia dovrebbe occuparsi di mettere mano a fattori più importanti della cosa pubblica come quello della giustizia e dell’istruzione invece che perdere tempo con la rievisione della Carta.
E questo, sostengono gli arguti britannici, sarebbe un vantaggio soprattutto per l’Italia e per il resto dell’Europa. Insomma, gli inglesi non perdono il vizio di volersi sedere in cattedra dando a noi lezioni di europeismo quando loro non sono neppure entrati nella moneta unica, hanno goduto di deroghe speciali dell’Unione e infine hanno scelto la Brexit.
Avessero almeno l’intelligenza di starsene zitti.
Non solo. Dicono che la riforma darebbe potere assoluto al capo del Governo mostrando di conseguenza il fianco a pericoli populisti. Pericoli quanto mai reali che sarebbero rafforzati dal premio di maggioranza dell’Italicum configurando dunque equilibri preoccupanti.
Da qui il riferimento all’allarme Grillo è automatico. L’eventualità di vedere il comico come primo ministro è considerata dal tabloid come una autentica iattura non solo per il nostro Paese ma anche per il resto della comunità europea.
A questo punto dobbiamo allora ricordare all’autorevolissimo Economist che forse gli è sfuggito un particolare: il movimento grillino si batte per il No. Inoltre è singolare e curioso vedere tanta enfasi in difesa dell’Ue quando loro, gli inglesi, non hanno impiegato molto a dare un calcio ai burocrati dell’unione.