Quando i primi contingenti stranieri arrivarono in Afghanistan, nel 2001, trovarono ai margini delle principali città e degli aeroporti vere e proprie montagne di relitti di mezzi aerei e terrestri di costruzione sovietica. Si trattava, anche in quel caso, delle enormi dotazioni lasciate dall’Urss al momento dell’uscita dal paese, divenuti ben presto inservibili ed accatastate come materiali di riciclo. Anche in occasione dell’uscita delle forze Usa dall’Afghanistan la questione delle dotazioni militari rimaste sul terreno diventa un caso, sebbene alquanto controverso

Circola da giorni, diventando poi virale sui social media, un’infografica realizzata dai giornali The Times e The Sunday Times, in cui vengono indicati quelli che secondo i due giornali sarebbero i totali dei mezzi (aerei e terrestri) caduti nelle mani dei Talebani. L’immagine ha fatto in breve tempo il giro del mondo, alimentando articoli sensazionalistici quanto allarmistici, finendo per diventare anche la fonte informativa di un discutibile intervento televisivo del congressman dell’Indiana Jim Banks, che ha parlato di dotazioni in mano ai Talebani per un valore di 85 miliardi di dollari, che comprendono 75.000 veicoli, oltre 200 tra aerei ed elicotteri e oltre 600.000 armi individuali.

È opportuno segnalare in primo luogo come queste tabelle e questi dati, oltre ad essere molto imprecisi e grossolani nell’elencazione delle dotazioni, generino una prima – e grave – confusione non specificando come i totali si riferiscano all’insieme dei mezzi e delle dotazioni impiegate in 20 anni di conflitto, senza specificare quanta parte di tali arsenali sia ancora effettivamente esistente, efficiente e realmente disponibile. In secondo luogo le tabelle non tengono in alcun conto il materiale che è stato già trasferito all’estero, sabotato, distrutto o reso inefficiente prima della partenza del contingente Usa, che ha reso inservibile la stragrande maggioranza di questi mezzi e degli equipaggiamenti. Infine, non meno importante, non si tiene conto di quanto il funzionamento e l’impiego di questi mezzi dipenda dalla capacità di poter disporre di personale capace della condotta, della manutenzione e della concezione d’impiego. Senza il personale addestrato ormai fuggito in buona parte all’estero, i contractor andati via da mesi e i pezzi di ricambio ormai agli sgoccioli, l’utilizzo di questi materiali – soprattutto quelli aerei e terrestri – si ridurrà ad alcune settimane o al massimo mesi, lasciando molto poco nelle mani dei Talebani per i mesi a venire. La diffusione di questi dati e il dibattito che ne è conseguito, quindi, sono stati meramente strumentali soprattutto agli scambi di accuse all’interno del sistema politico statunitense tra l’amministrazione Biden e quelle che l’hanno preceduta, attraverso una vera e propria manipolazione della realtà.

Cosa resta ai Talebani?

Il 15 agosto, numerosi equipaggi afgani hanno defezionato nel vicino Uzbekistan portando fuori dal paese 49 tra aerei ed elicotteri, su cui hanno imbarcato anche numerosi familiari. Tra i mezzi sottratti all’imminente conquista talebana, 6 dei 19 Embraer A-29 Super Tucano da attacco al suolo e COIN (Counterinsurgency), mentre uno è precipitato poco dopo l’ingresso nello spazio aereo dell’Uzbekistan a seguito della collisione con un Mig-29 uzbeko che li scortava. I piloti afgani sono periti nell’incidente, mentre il pilota uzbeko è riuscito ad eiettarsi con successo. Hanno trovato rifugio nel vicino paese, poi, 11 dei 18 Pilatus PC-12NG da trasporto, 5 dei 34 Cessna 208B Caravan da trasporto e numerosi elicotteri, tra i quali 19 dei 95 Mil Mi-17/Mi-8 e 7 dei 16 UH-60A Black Hawk.

Durante la notte del 14 agosto, secondo alcune fonti alcuni B-52 americani avrebbero effettuato un bombardamento sull’aeroporto di Mazar-e Sharif, distruggendo numerosi aerei ed elicotteri. Durante le ultime fasi della presenza militare USA sull’aeroporto di Kabul, infine, sarebbero stati distrutti e resi inservibili tutti gli aerei e gli elicotteri presenti sullo scalo.

Dell’arsenale che era stato fornito all’esercito afgano, quindi, cosa resta oggi in mano ai Talebani? È opportuno precisare come l’efficienza dei materiali nelle mani delle forze afgane – soprattutto i mezzi aerei – fosse garantita sino a qualche mese fa praticamente solo grazie al gran numero di contractor stranieri che sopperiva alla mancanza di personale tecnico locale.

Con la partenza del personale straniero a partire dall’inizio dell’anno, come riportato dagli stessi comunicati del governo degli Stati Uniti, l’efficienza della gran parte di questi mezzi è diminuita in meno di sei mesi di oltre il 50%, portando l’effettiva capacità operativa a valori bassissimi. La gran parte del materiale che gli Usa hanno dovuto lasciare in Afghanistan, inoltre, è stata resa inservibile prima dell’uscita dalle principali basi che ospitavano i contingenti, lasciando intatta in sintesi solo la dotazione direttamente disponibile nelle mani dell’esercito afgano.

In tal modo, le immagini che hanno fatto il giro del mondo all’indomani dell’abbandono della enorme base di Bagram, con le distese di moderni mezzi come i veicoli Mrap capaci di sostenere l’urto dell’esplosione di mine e IED, non hanno specificato come la quasi totalità di questi sofisticati e costosi mezzi fosse già inutilizzabile da mesi o comunque resa inservibile alla partenza del contingente americano. Restano senza dubbio nelle mani dei talebani, oggi, alcune migliaia di veicoli fuoristrada, tra Humvee e pickup Toyota, numerosi visori notturni individuali, alcuni apparati biometrici e poche altre dotazioni veramente moderne. Sul piano degli armamenti, invece, restano in Afghanistan una enorme quantità di vecchi fucili automatici M-16, alcuni più moderni CAR-15 e una miscela di mortai e artiglierie in numero tuttavia non particolarmente consistente. Tra i mezzi aerei si segnalano 7 esemplari di A-29 Super Tucano da attacco al suolo, 6 dei quali tuttavia resi inservibili e utili solo come sorgenti di parti di ricambio, mentre solo 1 Cessna 208B da trasporto resta operativo. Tra gli elicotteri sono segnalati come operativi 11 Mil Mi-17 da trasporto e 4 UH-60A Black Hawk, mentre potrebbero essere operativi sino a 8 elicotteri da trasporto e attacco MD 530F. Sull’aeroporto di Kunduz, i Talebani hanno potuto mettere le mani su 7 droni Scan Eagle, che difficilmente potranno tuttavia impiegare, mentre a Shindand, Herat e Kandahar sono presenti numerosi Mil Mi-17, dei quali solo 1 o 2 probabilmente in condizioni di volo. Dei quattro aerei da trasporto tattico Lockheed C-130H Hercules, consegnati all’Afghanistan come soluzione dopo il fallimentare contratto per gli italiani Alenia G-222 (ricondizionati a costi esorbitanti, e poco dopo smantellati), tre sono stati portati via dagli americani e uno solo – danneggiato ai carrelli e con il motore n. 3 privo della sua elica – giace abbandonato in pessime condizioni sui piazzali dell’aeroporto di Kabul. Sull’aeroporto della capitale sono anche presenti 3 addestratori L-39 e 8 aerei da trasporto Antonov A-26, tutti inservibili da diversi anni, così come i 13 elicotteri d’attacco Mil Mi-24/35, che sono a terra da molto tempo e in alcun modo considerabili come operativi.

L’unico vero elemento di preoccupazione – sebbene marginale – resta la presenza di 2 sistemi di difesa aerea C-RAM probabilmente operativi, sebbene non è chiaro in quale misura e per quanto possano restare attivi in mancanza di personale specializzato e parti di ricambio. A dispetto delle immagini e dei filmati circolati nei giorni scorsi che ritraevano soldati Talebani di fronte a mezzi ed equipaggiamenti di produzione USA, paventando una capacità militare pressoché decuplicata grazie alla frettolosa fuga dei contingenti stranieri dal paese, la realtà sembra essere ben diversa. Sono certamente caduti nelle mani dei Talebani numerosi equipaggiamenti individuali che ne accrescono oggi le capacità operative, così come la mobilità grazie ai numerosi veicoli, sebbene limitatamente all’uso e all’impiego delle forze terrestri, restando al contrario molto limitata le capacità aerea. Molte delle dotazioni oggi in mano ai Talebani, inoltre, nel giro di settimane o mesi saranno invece del tutto inservibili per mancanza di personale specializzato e parti di ricambio.