Beppe Grillo e Giuseppe Conte fanno pace … cioè si combatteranno sotto traccia, e il ‘Giuseppi’ presenta in nuovo partito in manica di camicia; il sempre più ‘dotto Letta’ che dice chiaramente che se non lo eleggono a Siena lui se ne va, cioè ricatta il partito; Ignazio La Russa che difende le poltrone anche se non ci si siede …
I nostri ‘politici’ hanno un grande, grandissimo pregio: non ci sorprendono mai, sono perfetti, coerenti, sempre tutti uguali a sé stessi e ciascuno di essi uguale agli altri. Tutti indistintamente, temo, uguali a gran parte dei nostri concittadini.
Faccio solo qualche esempio, tanto per mostrare cosa ‘pensano’ e ‘fanno’, mentre l’epidemia impazza, e purtroppo riprende. Ma lo scaricabarile, una caratteristica tipica dei nostri politicanti, contagia anche i membri del Governo Draghi e Mario Draghi stesso. Di chi la colpa per le follie festose per quei quattro calciatori in mutande che hanno ‘vinto‘ la coppa europea? Dei giocatori no, loro sono stati autorizzati. Delle autorità che li hanno autorizzati no, perché non lo hanno fatto. Dei singoli giocatori trasformati in sindacalisti della buffoneria? No, nemmeno loro, loro sono santi. E se non bastasse, abbiamo i politici ambiguamente anti-vaccino, per trovare qualche voto volante degli no vax senza dirlo chiaramente perché sono nel Governo. Puah! E puntualmente Matteo Salvini spara a zero contro il ‘green pass’ (e ti pareva che non usavano una parolaccia in inglese!) per poi la settimana prossima dire che va bene, ma … e così via!
Direte, ma non è che gli altri stiano meglio. Certo, Boris Johnson ormai è una macchietta che nemmeno Grillo. Il futuro cancelliere tedesco Armin Laschet si fa filmare e ridere sgangheratamente mentre il Presidente Frank-Walter Steinmeier parla delle gravissime perdite.
Da noi, davanti ad una spigola, Beppe Grillo e Giuseppe Conte fanno pace … cioè si combatteranno sotto traccia. Tanto Conte può licenziare Grillo, ma Grillo può licenziare lui. Perfetto. Ma Conte, senza pochette e in camicia (all’americana … mancavano solo i piedi sulla scrivania), annuncia che ora che è il capo e farà di tutto per silurare la riforma del processo (superficiale e banale, ma meglio di nulla) di Mario Draghi (che reintroduce una prescrizione, che sarebbe ragionevole, se si fosse lavorato anche sulle altre questioni, come ho già spiegato qui), secondo la logica impeccabile illustrata dal ‘sinistro’ Stefano Patuanelli: noi votiamo il provvedimento per mostrare unità nel Governo, ma poi lo boicottiamo in Parlamento. Certo che dovendo presentare un ‘nuovo’ partito siamo a posto. E lo dice, lo dicono, senza vergogna. Mentre Luigi Di Maio (il vero vincitore) frigge e fa capire che non ci sta, e Grillo anche, fumosamente. Perfetto.
Certo non è che gli altri partiti siano meglio. Il meraviglioso e sempre più ‘dotto Letta‘ dice chiaramente che se non lo eleggono a Siena lui se ne va. Siamo all’allucinazione: il Segretario di un partito, che ricatta il partito del quale è Segretario e gli elettori (la cui libertà di voto è dunque garantita al meglio) che lo dovrebbero votare, imponendogli di votarlo. Perché? Perché ama Siena e i senesi, non vive se non mangia i quaresimali, non vive se non fa una passeggiata in piazza in attesa del Palio? No, perché vuole uno stipendio. Proprio così: per lo stipendio. Io non sono senese, ma se lo fossi non avrei dubbi, voterei chiunque, ma mai Letta: è un must. Eppure lui, Letta, la pone con eleganza la questione con una frase da fare venire la pelle d’oca: «Faccio questa battaglia con grande determinazione, sono convinto che potremo vincere ma sono abituato ad essere di parola, se perdo ne trarrò le conseguenze: esistono i sì e i no, l’ho già fatto una volta». Capito? Neanche il buon gusto di mascherare un po’ la cosa: te la dice chiara chiara.
Ma poi, vedrete, noi siamo paciosi; la gran parte di noi se potesse farebbe lo stesso e poi si strizza sempre l’occhio a chi travalica dalle norme (in questo caso etiche) e batte cassa, perché poi domani potrebbe toccare a noi, e nel caso ci sentiremmo meno colpevoli.
Ma poi viene diffuso un altro video clamoroso. Il signor Gianluca Vialli che arringa i giocatori prima della partita, leggendo frasi storiche (sì, almeno le legge) tipo «L’onore spetta all’uomo che lotta con coraggio», frase se non sbaglio di Roosvelt … che originale, quasi quanto il ‘fratello’ Mancini. Ma poi il modo: parla, pardon legge, in piedi a giocatori seduti variamente stravaccati a tavola, con i resti di un pranzo abbondante e di bevute saporose, e alle spalle un bancone di bar pieno di bottiglie! Sorvolerei ma non posso, sul fatto che secondo il ‘Corriere della Sera‘ che si autodefinisce il giornale più autorevole di Italia si tratta di un discorso ‘da brividi’ … è vero, però, non spiega che brividi.
Lui forse pensava di fare come i frati trappisti che mentre mangiano un confratello legge loro parole del Vangelo o delle vite dei santi. Ma avrebbe dovuto scegliere meglio il palcoscenico.
Una cosa tragicamente ridicola. Ridicola perché il quadro è deprimente. Tragica per, inutile dirlo, il livello.
E infine, la scena principale.
Ad un incontro politico di non so che, della destra più destrorsa che c’è, Giorgia Meloni non partecipa perché offesa per il fatto che nessun fratello d’Italia è stato nominato al Consiglio di amministrazione RAI: è una idealista lei. E al suo posto sta per sedersi un destro non meloniano, tanto l’ha detto che non sarebbe venuta, ma Ignazio La Russa, con i suoi soliti modi raffinati e gentili, dà fuori di forza urlando che quello è un posto dei fratelli … come è vero che un politico difende le poltrone anche se non ci si siede.
Giancarlo Guarino