Ddl Zan imposizione. Ora sono diventati tutti teologi, tutti esperti di Storia d’Italia, tutti costituzionalisti. E’ tutto un dire: la Chiesa e le sue ingerenze, viva lo Stato laico, la Costituzione garantisce la libertà di pensiero, ecc. Verissimo. Solo che lo si dice contraddicendo gli stessi principi che si pronunciano. La Chiesa ha il sacrosanto – è il caso di dirlo – diritto di dire la sua opinione sul piano spirituale. E una legge che vada a metterle un bavaglio è una legge liberticida. Come lo sarebbe una legge che impedisse alla comunità Lgbt di protestare e di dire la sua opinione. E come Stato estero pienamente riconosciuto, il Vaticano ha il diritto di informare un altro Stato – non importa se l’Italia, la Germania o il Burkina Faso – di problemi normativi e diplomatici che potrebbero nascere a seguito dell’approvazione di una certa norma da parte di quello Stato.
Macché inclusivo: ddl Zan imposizione che crea solo spaccature
Tutte cose normalissime, evidenti anche ai sassi, che però vengono stranamente dimenticate dai grandi luminari che ultimamente portano la loro sapienza agli italiani. Grandi luminari che non hanno capito niente. In particolare, non hanno capito – o forse non vogliono capire, preoccupati come sono di spostare l’attenzione degli italiani, che sono sempre più poveri, sempre più precari, sempre più spaventati, dai problemi primari (lavoro, tasse, sicurezza) – due cose. Che la Chiesa e il cattolicesimo hanno ancora un ruolo – in senso culturale – in Occidente e in Italia. E che continuare a forzare la mano, continuare a voler imporre “dall’alto” valori che gli italiani non sono pronti ad accogliere, avrà come conseguenza una spaccatura fortissima fra comunità Lgbt (e persino al suo interno) e popolazione. Spaccatura che implicherà anche una categorizzazione rigida che prescinderà dalla dimensione umana ma si soffermerà unicamente sull’orientamento sessuale.
Quante volte abbiamo sentito gente che diceva che la Chiesa ha perso la sua forza, che le chiese sono vuote, che i battesimi sono calati, che la gente convive fuori dal matrimonio sempre di più, che gli oratori sono vuoti? Tutti discorsi. Certo, è vero: a messa ci si va di meno, la gente convive prima del matrimonio. Ma questi sono dettagli, riguardano il dogma, non la fede, né l’autorevolezza della Chiesa.
I cambiamenti culturali imposti sono sempre forzature
Malgrado i continui tentativi di sabotaggio – in ultimo con il Ddl Zan – da parte di alcuni intellettualoidi di sinistra, che vorrebbero un mondo libero in tutti i sensi, anarchico, privo di ogni regola, la società occidentale segue ancora modelli che, seppur un po’ annacquati, rimangono ancora solidi. E ai quali, sotto sotto, i popoli dell’Occidente non sono pronti a rinunciare. Le ragioni per cui non si va più in Chiesa come un tempo – ma poi siamo sicuri che si sia sempre andati in chiesa come si immagina? – per cui si convive prima del matrimonio, ecc. sono le più disparate. Il fatto che queste abitudini cambino non significa affatto che la società sia diventata atea o antireligiosa.
Proprio per questo la società italiana – e non solo: non crediamo che all’estero non ci saranno reazioni – non è pronta ad accettare, a fare propri, certi cambiamenti culturali. La società si può adattare, li può accettare per legge, può conviverci (come tutti conviviamo con leggi che possiamo non approvare). Certo non può sentirli propri: i cambiamenti culturali, per essere davvero tali, devono venire dal basso, dalla pancia della gente, dal popolo. Se imposti dall’alto (come lo sono stati i sedicenti “valori europeisti”) vengono percepiti come – e sono in ultima analisi – forzature e dogmi indesiderati. E hanno come conseguenza reazioni di rifiuto e di sfida.
Il Ddl Zan vede le persone come generi, non come esseri umani
Ecco perché i sostenitori del Ddl Zan, se hanno davvero a cuore la comunità lgbt, dovrebbero fare attenzione a ciò che fanno. Forzare la mano, imporre qualcosa che non è ancora il tempo di imporre (anzi, di proporre, o di cogliere dal ventre della società), significa spaccare a metà la società. Creare categorie di persone divise che si guardano come nemici, anziché una società di esseri umani veramente liberi di esprimersi.
Fate attenzione: esasperare l’identità di genere ha come conseguenza che tu sei visto come il tuo genere, e non più come un essere umano. Ogni volta che tali forzature sono state attuate nella storia, se ne sono viste delle belle (anzi, delle brutte). Speriamo che non sia così.
Edoardo Santelli