Uno scontro tutto centrato su un solo ed unico punto: ‘comando io’, ‘no, comando io’! Con al centro uno statuto su cui tutti litigano che ma nessuno, tolto Grillo e forse Crimi, ha visto
Tra la commedia degli orrori, perfino il Grand Guignol, e la farsa un po’ pecoreccia si è dipanata la settimana appena conclusa, forse decisiva per il nostro Paese.
Il punto massimo di tragicità comica, o meglio il contrario, sta nello scontro senza esclusione di colpi, e di una volgarità ineguagliabile, tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo. Uno scontro tutto centrato su un solo ed unico punto: ‘comando io‘, ‘no, comando io‘! Dei due ‘interventi’ chiave ho già parlato, con dolorosa constatazione del livello infimo dello scontro. Quello di Grillo, poi, dopo le urla sguaiate che abbiamo visto a proposito delle sue faccende familiari (rievocate in continuazione dalla stampa, senza motivo alcuno) sguaiatamente reso in uno scritto vagamente farneticante del quale ho già parlato, ma dove si conferma che la sguaiataggine fa parte della sua natura e non è ‘solo’ una fuoriuscita di bile. Il partito-non-partito-ma-movimento (boh) dell’uno vale uno, diventa il partito dell’uno vale tutti. Solo che ‘uno‘ sono due o magari tre.
Ciò che colpisce, dopo questa specie di autodafè, è che le seconde linee, i tirapiedi si mostrano sfuggenti nascondendosi e silenti, ma, naturalmente, a cena nei dintorni del Pantheon. Non c’è nulla da fare, la volgarità, il provincialismo, il gagaismo di questo ceto di politicanti da strapazzo lì sta e lì resta, tra i (fortunati) ristoranti intorno al Pantheon. E, per carità non vale solo per gli stellini, lì in quel quadrilatero li incontri tutti. Cosa che almeno un pregio lo ha: se non vuoi rischiare di inciampare in un politicante vai a cena dovunque, ma mai al Pantheon.
Allora eccoli lì, sconcertati, disperati, insulsi, incapaci di capire o reagire. Alle prese con una sola domanda: sto con quello o con quell’altro. Ma specialmente alle prese con la commedia dell’assurdo: discutono e litigano sullo statuto, proposto dall’uno-Conte all’uno-Grillo, ma visto solo da quest’ultimo e dal mezzo uno Crimi. Perché Crimi è il facente funzioni, scaduto. E dunque, scusatemi se non sembro molto chiaro, ma a me la logica di tutto questo pastrocchio sfugge del tutto. Dico, litigano su uno statuto che nessuno ha visto, anzi, che nessuno deve vedere, perché, democraticamente, quello che Grillo ha definito sprezzante la ‘BOZZA‘, è noto solo a Grillo (e a Vito Crimi, vocato al silenzio) e Grillo, appunto democraticamente, ha respinto, ma non mostrato.
Scusate, a voi sembra una cosa sensata?
Ma vi pare che questa gente possa avere, non dico la responsabilità di un condominio, ma di un sottoscala? Vi rendete conto che a questa accolita di strani personaggi è stata affidata la sorte del nostro Paese? Perché, in un modo o nell’altro, alla fine devono fare finta di votare sulle cose della vita reale. E questa vi pare questa gente in grado di votare su ciò che accade oggi in Italia?
Se mai vi fosse un motivo per ringraziare il Padreterno per la presenza di Mario Draghi, eccolo qui. Meno male che almeno c’è uno (e non molti altri con lui, a cominciare da Roberto Cingolani) che ragiona e decide e fa cose. Che poi sottopone a questa gabbia di matti, che … le vota.
Anzi, nemmeno vota, perché da Giovedì, i parlamentari se ne sono andati a casa loro, le camere sono chiuse e quindi, a parte i pochi nei ristoranti del Pantheon, gli altri aspettano fino a Lunedì sera, forse Martedì, per ricominciare la tarantella e, magari, ricevere la visita di Conte, con pochette a tre punte, che gli illustra il misterioso statuto. Fino a Lunedì sera o Martedì mattina, si discute, si litiga, ci si accapiglia (a distanza) sul nulla.
Certo, il signor Vincenzo Spadafora, testa pensante di Luigi Di Maio mi dicono, lancia strali avvelenati contro Conte, che non ha capito nulla del partito, pardon movimento, e lo sta sfasciando dimenticando san Grillo, che invece logicamente vuole comandare.
E infatti Grillo che ti fa?
Ordina a Vito Crimi, il reggente scaduto, di convocare, a norma di statuto (no, di non-statuto) le elezioni per il direttorio o quel che è, di cinque persone che governeranno il partito, pardon movimento, fino a non si sa quando, per poi eleggere il ‘capo’ politico.
E già, fosse così semplice.
Il fatto è che, nel frattempo, auspice Conte-pochette il partito-movimento, si è liberato di Casaleggio e della piattaforma Rousseau. E quindi, Grillo ha detto di votare usando una piattaforma che non è più utilizzabile, dice Crimi, il reggente scaduto.
Ragione per la quale, il reggente scaduto, convocherà, pare, le maledette elezioni su un’altra piattaforma, non si sa bene inventata da chi e gestita da chi. Questi, senza una piattaforma, badate bene, non fanno nulla, nemmeno pipì.
Che poi, Grillo l’ha messa giù facile: votare il direttorio. Eh già, ma prima si deve fare la discussione sulla piattaforma del cavolo, presentare le candidature e discuterle sul cavolo della piattaforma e infine, votarle sulla piattaforma stessa. Una cosa semplice e veloce, chiara e garantita: trasparente.
Ma dopo poche ore, tutto cambia, Grillo accetta la mediazione di non so chi e mentre nomina un comitato di sette individui che dovranno occuparsi «delle modifiche ritenute più opportune in linea con i principi e i valori della nostra comunità» dello statuto, sospende il voto sul direttorio.
In altre parole, questa sceneggiata di ‘medizione’ durerà un altro mese!
Vivaddio, il PD, in modo -l’ho detto e ripetuto- risibile, fa le ‘primarie’, ma almeno non usa piattaforme: uno va al gazebo e vota, poi si contano i voti e quello che ne ha di più, cioè quello scelto dal segretario, vince e si candida e va a fare … già, a fare che? Ma è chiaro, la campagna elettorale insieme e d’accordo con gli stellini, che, però, non hanno uno statuto, non hanno un capo, non hanno un direttorio.
Adesso mi direte che sta cosa l’ho descritta male?
A me, purtroppo, sembra invece di averla descritta fin troppo bene, per quello che è: una pura allucinazione di un comico da strapazzo e un avvocato del popolo da strapazzo, che si massacrano a vicenda, dopo avere fatto per anni tutto e il contrario di tutto, ma sempre consultando il popolo secondo i crismi della ‘democrazia diretta‘, cioè della votazione di un centinaia di migliaia di persone, che, per quanto ne sappiamo, possono anche nemmeno esistere.
Ripeto, alle primarie del PD è vero che vanno rifugiati, migranti, personaggi vari incarrettati a votare, ma almeno li si vede, sono reali, sono veri, si possono toccare. Gli elettori delle piattaforme del partito-movimento, sono entità misteriose astratte, senza corpo: sono flussi di elettroni, sempre che siano almeno quello!
Giancarlo Guarino