Nuovi arresti a Hong Kong. Questa volta a farne le spese è la redazione del più importante giornale filo-democratico Apple Daily. La polizia ha fatto irruzione nei locali della testata portando via in manette cinque persone, tra dirigenti e redattori
Ennesimo dunque colpo di scure verso il controllo assoluto dell’ex colonia britannica. La Cina continua senza mezzi termini la sua opera di repressione demolendo le spinte a favore della democrazia mettendo a segno una vasta operazione di polizia ai danni dell’Apple Daily, il giornale più letto di Hong Kong e di proprietà dell’imprenditore Jimmy Lai, arrestato nell’agosto del 2020 e condannato in due processi a una pena di 14 mesi per aver partecipato a due manifestazioni non autorizzate il 18 e il 31 agosto dell’anno scorso e ad altri 14 mesi di carcere per aver partecipato nell’ottobre del 2019 a una manifestazione simile.
Naturalmente vari gruppi internazionali per i diritti umani hanno criticato pesantemente le autorità di Hong Kong dopo che la polizia ha mobilitato oltre 500 agenti nel blitz nella redazione centrale del quotidiano.
L’irruzione ha portato all’arresto di cinque dirigenti del giornale ai sensi della draconiana legge di Pechino sulla sicurezza nazionale. Sono stati accusati di aver violato l’articolo 29 della legge, che vieta la «collusione con un Paese straniero o con elementi esterni per mettere in pericolo la sicurezza nazionale». L’accusa di collusione comporta una pena massima dell’ergastolo.
Tra gli arrestati ci sono il direttore del giornale Ryan Law e l’editore associato Chan Pui-man. Sono stati arrestati anche Cheung Kim-hung e Royston Chow, rispettivamente amministratore delegato e direttore operativo della società editrice del giornale, la Next Digital.
Va ricordato che si tratta della seconda irruzione nella sede del giornale in meno di un anno. Mentre lo scorso anno, ad agosto, 200 agenti avevano fatto irruzione nella redazione un mese dopo l’entrata in vigore della legge sulla sicurezza nazionale.
Steven Butler, coordinatore per l’Asia del Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj), ha dichiarato: «Gli arresti odierni di cinque dirigenti del giornale filo-democratico Apple Daily, ai sensi dell’orwelliana legge sulla sicurezza nazionale di Hong Kong, distruggono ogni residua illusione che Hong Kong sostenga la libertà di stampa. La Cina, che controlla Hong Kong, potrebbe riuscire a eliminare il giornale, che considera un critico fastidioso, ma solamente a un caro prezzo per la gente di Hong Kong, che ha goduto per decenni del libero accesso alle informazioni».
Dal canto suo, il Consiglio per la democrazia di Hong Kong (Hkdc), un’organizzazione non profit con sede a Washington, ha rilasciato dichiarazioni critiche sia nei confronti del regime cinese che del governo filo-Pechino di Hong Kong.
«Hong Kong è stata lasciata con poca libertà di parola sotto la legge sulla sicurezza nazionale, che mira a mettere a tacere ogni dissenso. Gli arresti di oggi segnano un altro passo verso il rifacimento di Hong Kong a piacimento di Pechino», ha dichiarato Victoria Hui, membro del consiglio della Hkdc.
Mentre Samuel Chiu, direttore della Hkdc, ha sottolineato come i giornalisti di Hong Kong, tra cui Jimmy Lai, Bao Choy e Nabela Qoser, siano stati presi di mira per «aver difeso la libertà di stampa».
Bao Choy, un produttore freelance che collaborava con l’emittente pubblica locale Radio Television Hong Kong (Rthk), è stato riconosciuto colpevole e multato dal governo di Hong Kong in aprile per aver rilasciato false dichiarazioni per ottenere dei registri dei veicoli, che sono stati poi utilizzati nel suo documentario che ha esaminato un attacco contro dei passeggeri di una stazione della metropolitana di Hong Kong avvenuto il 21 luglio 2019.
Molti dei passeggeri della metropolitana stavano tornando a casa dopo aver partecipato a una protesta di massa contro un disegno di legge sull’estradizione, che avrebbe consentito la facile estradizione in Cina di tutte le persone accusate di un crimine a Hong Kong, per essere così processate e condannate sotto il sistema giudiziario del Partito Comunista cinese.
Anche Nabela Qoser lavorava per Rthk, che però ha recentemente rifiutato di rinnovare il suo contratto. La giornalista è nota per le sue domande scomode ai funzionari governativi e ai parlamentari di Hong Kong.
Dal canto suo, Chris Yeung, presidente dell’Associazione dei giornalisti di Hong Kong, ha dichiarato ad Apple Daily che il raid dimostra che la libertà di stampa a Hong Kong è stata «gravemente minata» dalla legge sulla sicurezza nazionale. Aggiungendo poi che «non c’è alcuna tutela del personale giornalistico».
Funzionario di Hk: Il giornalismo mette in pericolo la sicurezza nazionale cinese
La polizia di Hong Kong è arrivata alla sede dell’Apple Daily intorno alle 7:30 del mattino e ha bloccato tutti gli accessi all’edificio. Secondo l’Apple Daily stesso, i poliziotti hanno impedito ai giornalisti di lavorare alle loro scrivanie e hanno messo le mani sui computer dei reporter.
Intorno alle 8 del mattino, il governo di Hong Kong ha rilasciato un comunicato stampa, affermando che gli agenti di polizia del dipartimento di sicurezza nazionale della città hanno condotto una «perquisizione» nella sede del giornale, che ha incluso il sequestro di «materiale giornalistico».
In un comunicato separato, il governo di Hong Kong ha dichiarato che sono state perquisite anche le residenze dei cinque dirigenti arrestati. Nel frattempo, la compravendita delle azioni della Next Digital alla Borsa di Hong Kong è stata sospesa.
Intorno alle 11 del mattino, Steve Li, sovrintendente dell’ufficio di sicurezza nazionale di Hong Kong, ha dichiarato ai media locali che le autorità di Hong Kong avevano congelato quasi 2 milioni di euro (18 milioni di Hkd) appartenenti a tre società collegate all’Apple Daily.
Ha anche precisato che l’accusa di ‘collusione con Paesi stranieri’ è legata a oltre 30 articoli pubblicati dall’Apple Daily a partire dal 2019, che avrebbero sostenuto l’imposizione di sanzioni sulla Cina o su Hong Kong da parte di Paesi stranieri.
Tuttavia, prima che la legge sulla sicurezza nazionale fosse implementata, nel luglio dello scorso anno, il governo di Hong Kong aveva annunciato che la legge non avrebbe avuto effetti retroattivi. Non è chiaro perché ora le autorità di Hong Kong citino articoli pubblicati prima che la legge sulla sicurezza nazionale entrasse in vigore come prova di un comportamento criminale.
A mezzogiorno, John Lee, segretario alla Sicurezza di Hong Kong, ha tenuto una conferenza stampa durante la quale ha accusato i dirigenti dell’Apple Daily di usare il giornalismo come «strumento per mettere in pericolo» la sicurezza nazionale. Inoltre, ha chiesto ai «normali giornalisti» di mantenere le distanze dai «criminali» dell’Apple Daily. Alla fine, la polizia di Hong Kong ha concluso il raid intorno alle 13:15 locali, portando via computer e hard disk.
L’irruzione nella redazione dell’Apple Daily ha immediatamente attirato la preoccupazione degli osservatori internazionali. Joseph Wu, ministro degli Esteri di Taiwan, è intervenuto su Twitter per esprimere la sua frustrazione per l’operato delle autorità di Hong Kong.
«L’autoritarismo sta conducendo una guerra brutale contro @appledaily_hk, un simbolo della libertà disperatamente in pericolo a #HongKong – ha scritto Wu – Non ho più parole per descrivere la mia rabbia e tristezza nell’assistere a questa tragedia».