E bravi i nostri leader del centrodestra che l’altro giorno riunitisi in conclave hanno deciso chi candidare a sindaco per le comunali del prossimo autunno a Roma. Se volevano perdere non potevano fare scelta migliore. Lanciando Enrico Michetti alla conquista del Campidoglio hanno consegnato addirittura in anticipo l’amministrazione di Roma alla sinistra e, peggio ancora, a quelle nullità di voltagabbana dei grillozzi senza arte nè parte.
Ora con tutto il rispetto ma Michetti non vincerà mai. Parliamoci chiaro, non lo conosce nessuno dunque non è un nome di peso da poterselo giocare con un Gualtieri del Pd o il lanciatissimo Calenda… anche se pure questi non sono fulmini di guerra, come si dice dalle mie parti. Tuttavia se vogliamo essere obiettivi dobbiamo aggiungere che questi signori, con tutti gli evidenti limiti, sono sempre più spendibili del buon Michetti: almeno hanno facce che i romani conoscono.
Ora va da sé la domanda che in queste ore tutti i romani di centrodestra si pongono: perché? Come mai il centrodestra che poteva avere parecchie chance per vincere questo giro elettorale a Roma preferisce il contrario? Per farla breve si tratta dell’ennesimo mistero e dell’ennesima dose di confusione che regna nel centrodestra. Fermo restando che la confusione la fa da padrona anche tra le varie anime della sinistra.
Altro arcano che pesa come un macigno è quello relativo alle scelte strategiche, ovvero il centrodestra ultimamente pare prediliga pescare i candidati tra la cosiddetta società civile ma che di fatto con il centrodestra non hanno mai avuto a che fare. Anzi, peggio ancora è il fatto che tali personaggi sono stati in passato schierati addirittura sul fronte opposto. Insomma, una follia tutta in casa destrorsa. Un esempio? Il sostituto procuratore Catello Maresca – senza dubbi una toga rossa come tanti altri suoi colleghi – candidato a Napoli. E non è da meno Michetti che vuoi per convenienze varie e opportunismo politico come un esperto funambolo negli anni precedenti ha transitato tra la Margherita prima e il Pd poi.
E allora si torna alla stessa domanda che nella capitale si sta diffondendo in ogni dove: può considerarsi questa una scelta felice? Le comparsate audio-video di Michetti a Radio Radio – al di là di tutto si tratta di una ottima emittente radiofonica fuori dal solito coro dei soliti media più conosciuti e per questo allineati e maggiormente pilotati – il fatto di essere docente all’Università di Cassino e avvocato di diritto amministrativo, sono indiscutibilmente aspetti importanti a livello professionale. Ma politicamente parlando non bastano. Anzi, contano ben poco. E di certo non sarà sufficiente l’endorsement di Giorgia Meloni che ha fatto di tutto per imporlo agli alleati. Gli stessi che sollevando fin da subito non poche perplessità sul giurista alla fine hanno mandato giù il rospo. E ora spacciano Michetti per un fenomeno che metterà in ginocchio la sinistra risollevando Roma dopo il disastro della grillozza Virginia Raggi dimostratasi il sindaco più incapace della storia. Ma non andrà così, purtroppo.
Inoltre ad aggiungere confusione e incertezza non si capisce per quale motivo un elettore romano di centrodestra avrebbe dovuto votare lo sconosciuto Michetti piuttosto che Vittorio Sgarbi, pure lui candidato sindaco ma da alcune ore ritiratosi offrendo la propria disponibilità per l’assessorato alla cultura.
Nell’Urbe per vincere al primo turno serviva candidare dall’inizio la Meloni ma la leader di FdI non ha evidentemente voluto sporcarsi le mani con le enormi problematiche che attanagliano la città. Uno sbaglio? Vedremo. Certo è che governare Roma dopo i disastri della inetta grilluta, le avrebbe dato una forza propulsiva enorme davanti al Paese spalancandole le porte al premierato una volta ottenuta la vittoria alle politiche.
La rinuncia della Meloni è dunque stata una pessima ritirata politica che non ha considerato le urgenze gravi della città. E il risultato sarà che vincerà di nuovo la sinistra mentre con facilità avrebbe potuto spuntarla il centrodestra. Bastava sfruttare il momento. Ma bisogna essere svegli per capire quando il vento soffia in poppa. Bisognerebbe imparare dai compagni che con furbizia sfruttano qualsiasi occasione. Ne vedremo delle belle a Roma. Al secondo turno metteranno assieme il diavolo e l’acqua santa e riusciranno a riconquistare le redini della capitale.
Ora visto l’andazzo sorge legittimo il sospetto che la coalizione voglia perdere. E non è da escludere che una volta persa Roma non si verifichi un effetto trascinamento e non si perdano anche le politiche del 2023. Del resto con le divisioni interne, l’indecisione e spesso con la complicità e l’incapacità dimostrata sulla piazza romana si era capito e ora vi è la conferma che non ci sarà partita. E intanto al sinistra gongola. Contenti?