Il centrodestra è nato con Berlusconi ed è morto da quando Berlusconi ha perso il ruolo centrale nella politica italiana.
E tutto questo Berlusconi lo sa. Non esiste nessun erede.
Qualche mese fa ha messo in campo Stefano Parisi ma era ben consapevole che non poteva essere il condottiero di una coalizione, tantomeno prendere il suo posto. Si è trattato di un esperimento, niente di più, niente di meno rispetto a un’altra manovra poco credibile: la candidatura farsa a sindaco di Roma di Guido Bertolaso messo alla porta in breve tempo dopo essere stato utilizzato per qualche sceneggiata elettorale.
Parisi, manager affermato, non aveva il carisma e neppure la faccia adatta per creare le condizioni in grado di rilanciare ciò che è rimasto di Forza Italia, il partito voluto e creato da Silvio che lo portò, in tempi alterni, a governare il Paese per un ventennio. Berlusconi a quei tempi piaceva a buona parte degli italiani stanchi ormai della pletora di politici di professione, ingessati nel modi e nel linguaggio e, oltretutto, finiti nei guai. Aveva avuto successo per i suoi modi di comunicare semplici, diretti e perché aveva promesso quella grande rivoluzione liberale, rivoluzione che però non c’è mai stata, purtroppo. Ma Berlusconi, uomo di indiscutibile successo, aveva soprattutto la faccia simpatica che ricordava lo zio di famiglia che viene a pranzo alla domenica e lo aspetti con ansia perché sai che ti porterà le pastine. E questa faccia, spiace dirlo, ma Parisi proprio non ce l’ha.
Adesso, è comprensibile, Silvio tenta di salvare il salvabile ma il progetto di rinascita è già naufragato, al di là del flop Parisi e dei litigi interni in cui si azzuffano una serie di personaggi che non sono altro che miracolati da Silvio: lui e solo lui li ha fatti arrivare dove si trovano e oggi lo dovrebbero solo ringraziare. Dovrebbero tenere la sua foto sul comodino. E basta. Grazie a lui si sono arricchiti, hanno ricoperto o ricoprono posizioni importanti, hanno potere.
Ma ciò che è grave è che queste mezze calze non hanno l’umiltà di ricordare che senza Silvio sarebbero state poco meno di comparse, soprattutto sono colpevoli di dimenticare da dove vengono. Senza scordare inoltre che Silvio è stato la fortuna di tanti giornalisti, in particolare quelli che gli hanno sempre tirato addosso, di comici e saltimbanchi di turno. E, perché no, anche di tanti magistrati e avvocati vari.
E adesso che il centrodestra è caduto in disgrazia i suoi tirapiedi gli girano le spalle e alzano anche la cresta… questa è la gratitudine. Figuriamoci se Salvini, la caricatura del Trump di noialtri, può essere l’uomo giusto per fare il premier o se Berlusconi può credere ancora alle avance di quel bambolotto di Alfano (divenuto cameriere di Renzi) che è alla testa di un pseudo partito che conta tre gatti. Mentre Giorgia Meloni, che viaggia in tandem con i lumbard, non fa altro che criticare il berlusca con la speranza, vista anche l’età, che si ritiri definitivamente dalla scena politica: perché non ha mai aperto bocca quando era ministro ai tempi della vacche grasse? E poi c’è Fitto, altra splendida creatura inventata da Silvio, che non si capisce che cosa vuole. Scendendo poi nei localismi si assiste al ridicolo: l’allegra brigata che si scanna a Roma guida anello stesso momento le amministrazioni con accozzaglie variabili ben poco affidabili: il colpo di mano di Forza Italia che ha causato la caduta del sindaco leghista di Padova la dice tutta.
In questa corte dei miracoli Parisi si è comunque dato un gran da fare cercando di recuperare, come diceva fino a qualche ora fa prima di essere scaricato, l’elettorato moderato. Un vecchio adagio che ha onetstamente stufato visto che oggi ci pensa Renzi a far man bassa dei moderati che prima votavano Forza Italia. E se il giovane vincerà il referendum non ce ne sarà più per nessuno per un bel pezzo.