Un po’ come il brano famoso di Dalla e De Gregori, cosa sarà del nostro paese di qui al voto del 2023 posto ovviamente che ci si arrivi, perché non è detto che la corsa per il Quirinale non porti ad un voto anticipato, specialmente se a salirci dovesse essere come è probabile che sia Mario Draghi.
In questo caso con Draghi al Colle e col voto nella primavera 2022, pensare ad un paese diverso sarebbe demenziale, ma anche se si arrivasse a scadenza naturale, inizio del 2023, molto difficile credere alle riforme profonde legate al recovery, l’unica cosa che ci si dovrà aspettare sarà come diciamo da tempo la patrimoniale, un lifting sul fisco ma solo per arrivare a bastonare definitivamente la ricchezza degli italiani.
Perché alla UE, specialmente Germania e Francia, la storia di un’Italia pubblicamente povera e col debito fino al collo, con un ‘Italia privata invece formica e col gruzzolo, case e risparmi, non è mai andata giù, e in un modo o nell’altro è proprio al gruzzolo degli italiani che l’Europa punta per garantirsi il recovery, l’Europa in fondo nasce sui soldi ecco perché al posto di una costituzione di stati federati è nato l’euro.
Dunque mettiamoci in testa che il vero obiettivo fiscale del governo Draghi sarà di imporre un salasso senza precedenti, peggiore di quello Monti, il resto sarà un po’ di lifting sulle tax expenditures, sul carico del lavoro, ritocchi sulle aliquote e una redistribuzione che comunque finirà in aumento del gettito totale, ma il vero focus sarà cercare di imporre la patrimoniale.
Ebbene su questo tema Lega e Forza Italia si giocheranno la faccia nei confronti degli elettori, perché far passare una patrimoniale con loro al governo sarebbe un suicidio politico assicurato è un portone spalancato alla vittoria definitiva delle sinistre, dai comunisti ai cattocomunisti ai grillini, ecco perché scriviamo cosa sarà?
Saranno in grado di mantenere la parola d’onore oppure come è successo fino ad ora se ne infischieranno pur di avere un po’ di potere e qualche poltrona? Perché sia chiaro dall’inizio del mandato Draghi il cdx di governo non ha toccato palla, anzi quando l’ha toccata è stato per premiare gli statali anziché il popolo delle serrande chiuse per Covid che è sul lastrico e disperato, alla faccia del caciocavallo direbbe Totò.
Insomma il vero Rubicone sarà sul fisco, perché di tutte le promesse sulle riforme da agganciare al recovery di sostanziale ci sarà poco o niente sia perché di riforme in Italia si parla da decenni, e figuriamoci se un governo come questo potrà mai partorirle, sia perché le proposte che girano sono maquillage, sia infine perché all’Europa interessa il rientro dai quattrini prestati all’Italia e basta.
Basterebbe pensare alla giustizia, con quello che è successo sul caso “Palamara”, quello che sta succedendo sulla presunta loggia Ungheria, per non dimenticare il caso Bonafede Di Matteo, più che una riforma ci vorrebbe subito una rivoluzione del capitolo giustizia, cosa di cui non si vede neanche l’ombra, perché in Italia la giustizia è irriformabile, è come i fili, chi li tocca muore.
Per non parlare della P.A. che fino ad ora è stata solo coccolata con aumenti e miglioramenti, un po’ di precisazioni sullo Smart working e il solito discorso di decine di migliaia di assunzioni, da non credere l’abbiamo scritto ma lo ripetiamo, da noi la riforma dell’apparato è sempre quella delle assunzioni, in Italia si riforma o assumendo nuovo personale pubblico o aumentando l’assistenza da nulla-facenza.
Col risultato che il sistema pubblico è diventato e diventa sempre più mastodontico e costoso, tanto è vero che l’esosità fiscale è legata soprattutto a questo, altroché all’evasione che certo va combattuta, ma una spesa di circa 1000 miliardi l’anno per avere servizi scarsi, inefficienza e una follia di burocrazia, è masochismo economico e sociale, altroché crescita e ripresa.
Per la crescita e la ripresa ci vorrebbe l’esatto contrario un apparato snello, agile, efficiente, servizi di qualità, bisognerebbe che la burocrazia seguisse il diktat delle emissioni nocive, cioè zero, l’obiettivo dovrebbe essere burocrazia zero, perché se c’è una cosa che inquina la crescita, l’avvelena e uccide è proprio la burocrazia, e il leviatano è il totem della burocrazia.
Se veramente volessimo l’energia pulita, che non intossica il clima, dovremmo pensare che non c’è solo il clima atmosferico ma anche quello sociale, che da noi oggi è peggiore, perché migliorare la qualità dell’ambiente, del territorio, se i servizi, la fiscalità, la burocrazia, l’apparato pubblico, sono inefficienti e soffocanti, è un controsenso, c’è poco da puntare sul recovery, e sul green, se il sistema paese è da socialismo reale che costa una follia e funziona male.
Per crescere e risanare il clima non solo atmosferico, ma sociale ed economico, serve una giustizia giusta e pulita, serve eliminare gli enti inutili, i carrozzoni, le municipalizzate fornaci di debito a partire da quelle romane, i finanziamenti clientelari a pioggia per le cose più assurde, ridurre gli enti locali, standardizzare sul serio e non per finta i costi da nord a sud, regione per regione, altroché centinaia di migliaia di impiegati pubblici ulteriori.
Ecco perché scriviamo, Covid e varianti future permettendo, cosa sarà. Chi vivrà vedrà, evviva la democrazia, abbasso il fascismo e abbasso il comunismo.
Alfredo Mosca