Draghi, sventati i colpi bassi francesi e probabilmente inglesi, dovrà mediare tra Turchia e Russia per determinare una situazione di stabilità nel Mediterraneo meridionale
Confesso che faccio una certa fatica a condividere l’entusiasmo, benché contenuto, di certa stampa per il viaggio di Mario Draghi in Libia. Viaggio che ha visto impegnato il Presidente del Consiglio ieri (e vedremo che non è un caso) dopo che per molto, troppo, tempo il nostro Governo ha dimenticato la Libia.
Ricordare tutte le sciocchezze che sono state fatte è doloroso ma anche inutile ormai. Ma certo gli insulsi incontri tra Giuseppe Conte e Khalifa Haftar e Fayez al-Serraj resteranno negli annali della nostra ‘diplomazia‘. Ma basta, mettiamoci una pietra sopra.
In Libia è avvenuto qualcosa di inatteso, ricordiamocelo. Dopo uno scontro violento tra le due fazioni che aspiravano al governo dell’intera Libia (un Paese sulla cui unicità storica è almeno lecito dubitare), noi -autonominati capi della situazione per conto della Comunità internazionale, facendo ridere nonché mezzo mondo- abbiamo praticamente lasciato che le cose andassero per conto loro.
E almeno sarebbe stato accettabile: si scannino tra di loro. Oddio, c’è il problema dei migranti, carne da macello e da commercio, ma tanto lo abbiamo messo nelle esperte mani prima di Marco Minniti, poi di Matteo Salvini e ora di Luciana Lamorgese, e abbiamo chiuso gli occhi. Ormai quello che succede nel Mediterraneo noi non lo sappiamo. La cosiddetta missione europea, pare (dico pare) cerca, in parte riuscendoci, di rimandare i migranti in Libia, grazie alla ‘guardia costiera’ libica, pagata da noi, rifornita da noi, composta in gran parte di delinquenti, ma diretta da Frontex o almeno anche da Frontex. Li rimanda in Libia, violando ogni possibile norma nonché di elementare umanità, di diritto internazionale e di diritto interno dei vari Stati interessati. Ma ormai sia le persone, che le istituzioni, sono troppo incattivite e incallite per ragionare.
Certo, di migranti non si parla più. Abbiamo fatto finta di cambiare lo schifo salviniano e usiamo gli strumenti del fermo amministrativo senza fine per tenere le navi delle ONG ferme nei porti, perché hanno troppi giubbotti di salvataggio a bordo -è vero, non scherzo. E, naturalmente, ci lasciamo scappare qualche notiziola bene orchestrata per fare capire che le ONG sono d’accordo con i mercanti di carne umana e infatti si telefonano!
Ma sorvoliamo, perché se no mi viene mal di stomaco.
Sta in fatto che mentre noi facevamo giocare Giggino con le feluchine e pochette con gli incontri di gala a Palermo, il mondo non si è fermato. La Turchia, l’unica che avrebbe dovuto essere fermata subito (l’ho scritto più di una volta, mi pare), è entrata in forze in Libia a difendere quello che ci eravamo impegnati a difendere noi. La nostra Marina Militare ha le navi ad arrugginire in porto e gli ufficiali a vendere segreti inesistenti e quindi è come se non ci fosse; quella turca c’è. Solo che la Turchia, poi, ha preteso e pretende di avere voce in capitolo in Libia e, intanto, si spartisce le zone dell’Egeo con Egitto e Israele, alla faccia nostra.
In contemporanea, visto l’ingresso in forze della Turchia, la Russia ha fatto sentire la sua voce ed è intervenuta a sua volta. Alla Russia il petrolio non serve, ma le serve di riempire il vuoto lasciato da Donald Trump, che ha mollato l’Europa, per porre stabilmente le sue basi nel Mediterraneo. E quindi lo ha fatto.
Infine, i due, che si guardano in cagnesco, ma quanto a bizantinismi possono aspirare a cattedre universitarie, sono riusciti a fare ciò che sembrava impossibile: indurre le due fazioni (cioè loro) a trovare un accordo, a smettere di spararsi addosso e a cercare un governo di unità nazionale. Se poi ci riusciranno, lo vedremo, per ora hanno realizzato un risultato non dappoco: in Libia non si spara più, e scusate se è poco!
E ora arriviamo, buoni ultimi, noi.
Pare che Draghi sia andato ad offrire alla Libia strade, e aeroporti eccetera. Bene, ottimo. Ma politicamente?
La situazione in cui si troverà Draghi è molto complicata, perché non solo se la dovrà vedere con i libici, ma avrà da sventare i colpi bassi francesi e probabilmente inglesi (e maltesi, perfino Malta pare abbia modo di farsi sentire … il petrolio dell’Egeo!) e dovrà mediare (si dice così, ma stavolta la cosa è complicata e ci vorrà gente capace, lì) tra Turchia e Russia. Anche perché le ‘mosse‘ della Turchia verso l’Ucraina possono rompere l’alleanza strisciante russo-turca … il problema dei Dardanelli (oltre al petrolio del Mar Nero) è lì da sempre, e a qualcuno potrebbero saltare i nervi, tanto più che sia Putin che Erdogan non sono proprio dei ragazzini (hanno entrambi quasi 70 anni) e i loro rispettivi troni cominciano a scricchiolare.
Potrebbe essere una grande occasione per l’Italia e perciò bene fa Draghi ad andare di persona in Libia a fare un trattativa apparentemente solo commerciale, questa è roba da grandi. Appunto, apparentemente. Perché ora l’Italia potrebbe avere in mano la possibilità, proprio perché ormai i suoi interessi sono relativamente limitati nella zona, a parte i pozzi in Libia, di svolgere davvero un ruolo se non di arbitro, di mediazione vera per determinare (non certo in tre mesi e nemmeno in tre anni!) una situazione di stabilità nel Mediterraneo meridionale, che è assolutamente essenziale, anche per ridurre con mezzi non polizieschi i flussi di migranti.
Certo, dal punto di vista interno (povero Draghi, non lo invidio proprio!) dovrà fare capire a Salvini come stanno le cose per evitare di avere uno in casa che gli rompe le uova nel paniere, ma poi potrà fare un po’ di politica internazionale seria. Allo stato degli atti, comunque, capire se l’Italia ha una strategia, ma specialmente una comprensione globale almeno per il Mediterraneo e il vicino Oriente, con il nulla alla Farnesina è molto difficile, al di là del fatto che occorrono strategie di grande respiro e Draghi, che forse è l’unico che capisce almeno l’esistenza del tema, punta, temo, sempre di più al Quirinale e basta. Après moi le déluge, diceva Luigi XV, parlandone con la signora Pompadour … bel programma!
E in ciò, potrebbe tornare utile quello che ho definito ieri ‘l’atto di vassallaggio‘ italiano nei confronti degli USA. L’Italia, cioè, potrebbe agire da longa manus statunitense, in una trattativa e una mediazione di una difficoltà enorme e delicatissima, che però potrebbe essere provvidenziale proprio ora che gli USA hanno scatenato la guerra fredda senza esclusione di colpi, e la Russia potrebbe risultare più coriacea di quanto non sembri verso gli USA, ma magari meno verso l’Italia -se non sbaglio all’allontanamento dei diplomatici russi, Putin ancora non ha risposto.
Voglio dire, che ciò che gli USA non possono fare, potrebbe farlo l’Italia, sia pure per conto terzi.
Da un punto di vista un po’ bizantino, alla fine a noi verrebbero in tasca alcuni contratti interessanti e quindi investimenti utili. Politicamente, temo, molto meno, allo stato degli atti, visto che noi agiremmo ‘in nome e per conto’, ma in un momento e in una zona in cui gli USA sono effettivamente molto indeboliti.
Certo, non è il sogno che un italiano si possa fare per il futuro del proprio Paese, ma almeno avremmo l’occasione per farlo con un minimo di dignità (mercanti del tempio a parte, che certamente non mancheranno!) e forse di tornaconto. In termini tecnici, per così dire, l’idea di essere al tavolo di una trattativa vera tra Turchia, Russia, Francia, Inghilterra, Egitto e … USA, è affascinante.
Ma ci vorrebbe un Cavour e anche alla Madonna dell’Arco non ve ne è traccia.
di Giancarlo Guarino