Mario Draghi a riformare nel vero senso della parola questo nostro sciagurato Paese? Le perplessità sono parecchie, seppur l’ex presidente della Bce sia stato accolto come l’uomo della Provvidenza, l’unico in grado di indicare la direzione giusta per uscire dal pantano. Perplessità, beninteso, non certo condizionate dalle capacità del banchiere, questo è fuori discussione, ma direttamente legate alla composizione della sua squadra di governo in cui c’è tutto e il contrario di tutto. Un calderone per certi aspetti piuttosto confuso e incoerente dove spiccano purtroppo anche personaggi buoni per ogni stagione.
Auguriamoci, a questo punto, che la differenza la faccia proprio lui, Draghi, perchè il momento storico è particolarmente delicato e difficile in cui la classe politica da anni ha dato ampiamente prova di inadeguatezza e assoluta incapacità. Il disagio sociale è grave e su questo fronte Draghi dovrà mettere in campo tutte le sua capacità, tutta la sua autorevolezza per gestire quella montagna di miliardi attesa attraverso il Recovery Found. Denaro destinato a rimettere in piedi il Paese guardando soprattutto alle future generazioni (Next Generation Eu). Questa maledetta pandemia ha travolto l’intero pianeta e tra le gravi conseguenze è fuori discussione che abbia acuito fortemente le differenze tra fasce sociali. E’ infatti ormai un elemento consolidato che il virus colpisce con maggiore intensità le persone più fragili, coloro che si trovano in condizioni di difficoltà economica, i meno abbienti.
Si dovrà quindi agire rapidamente sul versante sanitario se si vorranno evitare pericolose manifestazioni di piazza o disordini sociali. Nel prossimo futuro non basteranno perciò il blocco dei licenziamenti – che tra l’altro ha le ore contate – il reddito di cittadinanza o la cassa integrazione. Su questi problemi quali saranno le contromisure che adotterà il governo? La domanda sorge oltretutto spontanea visto che nel suo discorso alle Camere Draghi non ha affrontato in maniera esaustiva la questione.
Si infittiscono inoltre gli interrogativi sulla capacità – o meglio sulla possibilità – di questo esecutivo di portare in porto le riforme di cui sentiamo parlare da anni. Sicuramente Draghi saprebbe dove mettere le mani. Ma glielo lasceranno fare? Conosciamo bene la natura eterogenea di questa maggioranza e i timori di una azione governativa limitata per il timore di creare scontri insanabili tra partiti preoccupa non poco. L’immobilismo sarebbe devastante per l’Italia.
Sarà quindi un percorso in salita e particolarmente scivoloso, nonostante l’entusiasmo manifestato dai parlamentari riguardo gli ambiziosi obiettivi che Draghi ha esposto in Senato e alla Camera nel corso della presentazione delle linee di programma.
Citando solo alcuni esempi su determinate questioni sulle quali le distanze tra partiti di questa inedita maggioranza sembrano insanabili ci si chiede come sarà possibile che Pd e Lega possano trovare un punto di congiunzione sul problema immigratorio… porti chiusi o aperti? Non parliamone poi dello ius culturae, ossia il principio del diritto per cui gli stranieri minori acquisiscono la cittadinanza del Paese in cui sono nati e vivono. E sulla sicurezza – altro tema incandescente – cosa uscirà dal cilindro di super Mario per eliminare di colpo la dura contrapposizione tra dem e leghisti su decreti, Ong e presunti sequestri? Parliamo poi di un’altra faccenda alquanto spinosa che non sarà di facile soluzione: la riforma della giustizia. Quale tipo di alchimia potrebbe mai escogitare il neo-premier per individuare un cessate il fuoco tra i giustizialisti grillozzi e i garantisti di Forza Italia? E guardando sempre a queste due compagini pensiamo al fisco, al rilancio delle infrastrutture, alla politica estera – i grilluti con simpatie rivolte alla via della seta e gli azzurri filo-atlantisti – sarà possibile arrivare a una intesa? Si accettano scommesse.