Allargare la maggioranza e fare presto. Queste le due mosse che tormentano Giuseppe Conte dopo aver incassato i 156 voti di fiducia in Senato senza però raggiungere la soglia assoluta fissata a quota 161
La situazione venutasi a creare dopo l’allontanamento di Renzi e della sua Italia Viva è davvero difficile anche perché l’attuale maggioranza è adesso davvero in bilico poichè è sostenuta da soli 3 senatori a vita – che spesso non partecipano ai lavoro di Palazzo Madama soprattutto per ragioni di età o per motivi professionali – , da 2 ex Forza Italia e da altri ex grillozzi.
Appare dunque evidente come tali numeri raffazzonati non possano certo garantire la necessaria stabilità mettendo quindi l’esecutivo in una posizione di perenne debolezza in cui il rischio di andare sotto in ogni occasione diventa una costante. Stessa situazione di precarietà si paleserà nelle commissioni. E allora che ha fatto Giuseppi disposto a tutto pur di non mollare la poltrona? Si è messo subito alla disperata ricerca dei soliti voltagabbana, voltagabbana come lui, del resto. L’obiettivo del premier funambolo è sempre quello: asserragliarsi a Palazzo Chigi fino al 2023 evitando il ritorno anticipato alle urne, lo spettro di questa accozzaglia giallo rossa.
La due giorni di votazioni in Parlamento per la fiducia ha evidenziato il paradosso di un esecutivo che mentre da un lato parlava di futuro, Recovery Fund e gestione della pandemia, dall’altro andava in cerca degli opportunisti per conservare il potere.
Ora i dati politici del voto di martedì sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo assistito a un altro sgretolamento di Forza Italia. Tutti questi famigerati costruttori – ma di cosa? – che hanno votato a favore dell’avvocato del popolo sono arrivati dalle fila degli azzurri sia alla Camera che al Senato. I forzisti sono da tempo in difficoltà dopo il passaggio di Ravetto e Zanella alla Lega e la sconfitta nel rimpasto della Giunta lombarda, dove l’assessore alla Salute Gallera è stato messo fuori, e quello alle Attività produttive, Mattinzoli, ha perso le sue deleghe.
L’altro elemento centrale di questo pantano politico è la rinnovata centralità di un Renzi che potremmo definirlo l’immortale del palazzo: con la sua astensione tiene in scacco Conte ora come non mai. Il governo, che ha ottenuto solo una maggioranza relativa al Senato, inizierà ora la caccia agli ipocriti pronti a vendersi magari con la promessa di una rielezione o un posto da sottosegretario. Queste le esche che potrebbero ingolosire qualcuno. Tuttavia la sensazione è che mister pochette sia arrivato al copolinea e che sia difficile per lui trascinare questo Parlamento verso il semestre bianco e l’inevitabile governo di transizione che porterebbe il Paese verso l’elezione di un nuovo presidente della Repubblica e le elezioni.
Certo che tenere in piedi a tutti i costi questa sciagurata maggioranza con qualche “scappato di casa” che cambia opinione e idee secondo le convenienze sarebbe vergognoso e irrispettoso nei confronti degli italiani. Una pagliacciata del genere conferma – se ce ne fosse stato ancora bisogno – l’inadeguatezza dell’esecutivo in un periodo straordinario contrassegnato dalla pandemia e da una pericolosa recessione economica.
Ora a bocce ferme colpisce la pochezza di questa miserabile classe politica ormai allo sbando, attenta solo ai propri interessi immediati, alle sue piccole beghe, ai suoi rancori, alle sue minacce, alla sua presunzione. Come colpisce l’eloquio insopportabile e noioso di questi politicanti da quattro soldi, cafoni, ignoranti, sgrammaticati, infingardi, traditori, pavidi, volgari. Con gente del genere ma dove pensiamo di andare?