La sinistra provincialotta e perennemente in crisi di identità questa volta guarda addirittura oltre Atlantico pur di identificarsi nel vincitore di turno, visto gli scorsi risultati ottenuti in casa negli ultimi anni. E questo nonostante la faticosa corsa per cavalcare diverse onde sociali improvvisate rivelatesi nel tempo decisamente malandate, zoppicanti e scarsamente foriere in termini di consenso: dai girotondini di morettiana memoria al popolo viola saltando in seguito nella massa dei gretini ambientalisti per poi genuflettersi recentemente alle sardine animate da qualche ragazzotto imbesuito dalla cultura comunistoide bolognese che con una buona dose di opportunismo innata è pronto però a rinnegare ogni “nobile” proposito appena fiuta la possibilità di entrare a far parte della casta ben retribuita.
Così adesso i sinistrorsi, inclini ai facili innamoramenti, vanno in delirio per Joe Biden che ha sconfitto il cattivone Trump causa di tutti i mali del pianeta. Imbarazzante il commento di quel bambolotto – uno dei rappresentanti più autorevoli degli inetti miracolati dalla politica – Paolo Gentiloni che da Bruxelles pare non stare più nella pelle e rapito da improvvisa alterazione mentale vaneggia: «Una giornata indimenticabile per l’Europa e la democrazia. Mi sto abbracciando da solo». Evidentemente la notizia del cambio della guardia alla Casa Bianca ha provocato nella mente del commissario europeo Pd una sorta di piacere talmente intenso tanto da sfiorare il godimento sessuale. Strano ma vero anche quel democristiano di Enrico Letta, solitamente misurato, questa volta molla i freni inibitori della moderazione e la fa fuori dal vaso: «La democrazia richiede pazienza, ma vince sempre». Ma guarda, il disastro ci correva a fianco e noi non ce ne eravamo accorti: forse c’era il pericolo di cadere in una orribile dittatura mondiale qualora fosse stato riconfermato Trump? Al coro dei Bidenboys non poteva mancare Matteo Renzi che non perde mai occasione per conquistarsi un ruolo di prima ballerina: «La vittoria di Biden significa che l’Italia avrà un amico alla Casa Bianca». E anche in questo caso chiediamo al toscano, fenomeno di politica estera, se Trump fosse davvero un nemico per l’Italia.
La solita èlite radical chic chiusa nei salotti vip non ha ancora capito e con Biden, personaggio rispettabile, certo, ma ormai logoro che rappresenta indiscutibilmente il tradimento di quella sinistra pilotata dai grandi potentati, è di nuovo caduta nella solita trappola dei movimenti di piazza e della retorica dei leader che appaiono nei vari orizzonti esteri. Ricordiamo quanto entusiasmo emerse nel periodo dei Clinton o per Blair e Obama considerati come coloro che erano in grado di cambiare il mondo. Ecco, questi sono invece da considerarsi l’immagine perfetta che rappresenta il voltafaccia, il grande inganno della sinistra che da anni si è messa a inseguire le politiche neoliberiste perdendo di conseguenza il contatto con gli strati sociali più in difficoltà che storicamente rappresentava.
Il Partito Democratico dunque gongola per il successo del candidato Dem e ora disperatamente sgomita per ritagliarsi anche il più misero spazio per iscriversi tra i primi sostenitori della svolta americana auspicando di diventare l’interlocutore privilegiato di Washington… fingendo di ignorare che Biden non ha trionfato come davano i pronostici ma spuntandola all’ultima scheda. Quindi vale a dire che su entrambe le sponde dell’oceano la crisi resta. Eccome se resta. Dalle nostre parti, come detto, la sinistra non è più il referente di fiducia di quel ceto medio e della classe lavoratrice un tempo sostanzioso bacino di voti mentre oltre Atlantico le elezioni Usa dimostrano che la metà degli americani sono pro-Trump.
Non solo. Possiamo azzardare a una sorta di parallelismo, ossia come Conte deve ringraziare il Covid che gli ha consentito di rimanere saldamente al potere pur avendo dimostrato una assoluta incapacità di governare – e difficilmente sarà sfrattato da palazzo Chigi prima della fine della legislatura – stesso ringraziamento al virus lo dovrebbe esprimere Biden: se gli americani fossero stati chiamati alle urne lo scorso febbraio, prima dell’esplosione pandemica, Trump avrebbe vinto. Questo è certo.