Ci mancava anche questa ultima vergogna nella nostra sciagurata Italia guidata da una classe dirigente che meriterebbe di essere presa a calci nel sedere.
Ecco lo scandalo inaudito che fa indignare la gente che lavora veramente e che in questo periodo si trova davvero in serie difficoltà economiche: i furbetti di “quartierino Montecitorio” hanno chiesto all’Inps il bonus da 600 euro al mese per le partite Iva. Il fatto clamoroso è che ne avevano diritto nonostante lo stipendio da parlamentari di oltre 12 mila euro. E l’hanno ottenuto. Ora però 5 deputati rischiano giustamente grosso e ci attendiamo che le segreterie di partito caccino questi inqualificabili approfittatori. La bufera che ha travolto il Parlamento scoppia quando la direzione centrale Antifrode, anticorruzione e trasparenza dell’Inps scopre la stranezza e il quotidiano Repubblica la rivela.
Naturalmente adesso è iniziata la caccia alle streghe per conoscere i nomi di questi miserabili che hanno usufruito del bonus Covid ma per il momento, a parte lo sdegno, nulla si viene a sapere. Ma è questione di ore perchè la schiuma della terra verrà presto a galla.
Le voci si concentrano su 3 partiti: i dis-onorevoli sarebbero tre leghisti, un grillozzo e uno di Italia viva. Sono accusati di aver fatto – legittimamente – richiesta del bonus messo a disposizione del Governo per contrastare gli effetti negativi della crisi innescata dal Coronavirus. Per carità, come detto la richiesta è legittima, ma moralmente è scandaloso: evidentemente a questi cialtroni i 12mila e passa euro al mese che intascano senza lavorare non gli bastano. Insomma, la vicenda riapre la solita trita e ritrita questione morale dentro la politica. Il presidente della Camera Roberto Fico ricorda gli obblighi morali dei rappresentanti del popolo in Parlamento e invita i colpevoli a chiedere scusa e a restituire i soldi ricevuti. Ma non è sufficiente. Fico dovrebbe anche aggiungere che gentaglia del genere deve essere cacciata subito se vogliamo farne una questione di dignità e opportunità.
Come detto gli innominabili non hanno fatto nulla di illegale e appunto per questo vorremmo sapere chi sono i “fenomeni” le “menti pensanti” che come formiche si muovono nei meandri oscuri dei ministeri che hanno scritto da decerebrati le norme che dovrebbero regolare le provvidenze, norme in realtà a maglie larghe che soccorrono economicamente chi non ne avrebbe certo bisogno tagliando fuori i poveri disgraziati.
In tutta questa imbarazzante vicenda c’è dunque in ballo l’etica e non la legge. Per la cronaca diciamo che i bonus sono stati introdotti dai decreti Cura Italia e Rilancio per dare una mano a lavoratori autonomi e partite Iva a marzo e aprile, indipendentemente da quanto guadagnano o da un eventuale danno provocato dall’emergenza sanitaria. Inizialmente di 600 euro al mese, poi saliti a 1000. La richiesta andava fatta on line. Bastava il numero della partita Iva, il codice fiscale, la scelta della propria posizione ‘professionalè e fiscale. Nessuna mail di conferma, i soldi arrivavano direttamente nel conto corrente. E la procedura andava fatta solo a marzo. Ad aprile il bonus scattava in automatico. A maggio invece è stato introdotto un tetto: solo per chi poteva dimostrare di aver avuto un calo del fatturato. Così, tra marzo e aprile sono stati erogati quasi 6 miliardi di euro. Il mese dopo si è scesi a 934 milioni. Il tetto insomma ha fatto da argine alle richieste.
Ma non è tutto. Emergono nuovi dettagli sulla faccenda e la lista della vergogna si allarga. A richiedere e ottenere il bonus dei 600 euro ci sarebbero anche governatori di regione, sindaci, consiglieri, assessori regionali e comunali e altri professionisti come notai, ingegneri, commercialisti, volti della tv e del grande schermo.