Se il voto proporzionale può eliminare i rischi che derivano dal taglio dei parlamentari, allora si dica senza mezzi termini: o proporzionale o voto negativo.
Come era prevedibile, la lucidità della acuta scelta del suggeritore del PD, il signor Goffredo Bettini, di accettare la riduzione dei parlamentari prima di una riforma della legge elettorale, sta cominciando ad apparire nella sua assurdità. Che, a mio parere (a quanto pare diverso da molti, a cominciare da Gianfranco Pasquino, che si preoccupa dei collegi elettorali) è radicale: la riduzione del numero dei parlamentari, così come è stata fatta e proposta, e specialmente per le motivazioni becere che la giustificano, è inaccettabile, e, in quanto tale, pericolosa per la democrazia, posto che ancora in questo Paese ve ne sia -e non lo dico per fare una battuta, basta aprire un giornale qualunque per vedere ormai e sempre più a che punto è la nostra democrazia. Non è una battuta neanche se si guarda alle motivazioni della proposta di riduzione dei parlamentari: ridurre i costi della ‘casta’ e eliminare ‘poltrone’. Due bestialità che, se restassero solo nel dibattito, meglio balbettio, politico sarebbero solo da sorriderci, ma che se riportate nella vita quotidiana del Paese dimostrano pericolosamente il concetto di democrazia che, specialmente gli stellini e il loro capo Davide Casaleggio e il suo succube Beppe Grillo, hanno.
Del resto di cosa mai stupirsi! Si tratta di un partito di avventuristi pasticcioni, dediti al più bieco populismo, cioè alla ricerca del consenso mediante parole d’ordine clamorose e semplicistiche e promesse demenziali (si pensi al reddito per tutti senza lavoro, una bestialità davvero unica) a favore di un capo, più o meno noto (sì, perché ancora non si è capito chi e come comanda tra gli stellini e il ruolo di ‘Rousseau’, una cosa che più oscura non si può) da cui originano le parole d’ordine. Chi ha dimenticato i tempi di ‘o-ne-stà-o-ne-stà-o-ne-stà’ farebbe bene a ricordarli, insieme al grido al super capo Ro-do-tà! Che, poi, era una persona più che seria e democratica, che, ne sono certo oggi (ma già all’epoca mi sembrò assai cauto) rifiuterebbe quel grido, che, in sé, è l’opposto della democrazia.
Ma, sia come sia, e sorvolando sull’ennesimo acido articolo del solito Marco Travaglio, cantore principe degli stellini, vediamo bene perché la proposta in sé è sbagliata e pericolosa, specialmente pericolosa, e quindi perché il PD, elezioni a parte, farebbe bene a ripensarci sul serio e invitare i cittadini a votare contro la conferma. Cosa accadrebbe poi di tanto male se lo facesse? Cadrebbe il Governo ad opera di Giggino? Accetto scommesse: no. Specialmente perché Giuseppe Conte non ha alcuna intenzione di andare a casa, il potere comincia a piacergli, e conta di diventare lui il capo di cui parlavo sopra: molto mi ha colpito, come ho scritto, il colpo di mano sui servizi segreti, che in Italia hanno una storia non sempre limpidissima e comunque non sempre ‘democratica’, a parte che ‘Con-te’ suona meglio di ‘Ro-do-tà’.
Cerchiamo, però, di fare un discorso di analisi tecnico e politico insieme.
La nostra Costituzione -al solito sbeffeggiata perché vecchia e superata da chi ha evidenti competenze in merito e cita, quindi, la Costituzione statunitense della fine del settecento e quella britannica della metà del seicento e manco scritta!- nata dalla lotta contro il fascismo, si proponeva, forse un po’ parossisticamente questo si può accettare, di garantire un equilibrio dei poteri tale che nessuno mai potesse prevaricare su un altro, financo una Camera parlamentare sull’altra. Questo è l’impianto, che comunemente si chiama bicameralismo perfetto: ogni legge per entrare in vigore deve essere votata nell’identico testo da entrambe le camere. Che in sé il meccanismo sia un po’ farraginoso è evidente a tutti. Che non sia unico anche, diversamente dalla chiacchiere fatte ad arte: anche gli USA ne hanno due e spesso le due entrano in conflitto e si bloccano a vicenda, ma esiste anche una sorta di divisione dei compiti tra le due camere, per cui, normalmente la replicazione delle procedure si può evitare. Da noi ciò non è stato previsto.
Basta leggere un qualunque giornale, per capire che se le leggi venissero approvate da una sola Camera, entrerebbero in vigore molto più presto, ma specialmente (questa è la distorsione tipica del nostro sistema politico, non costituzionale) non generebbero quelle discussioni e quei litigi bizantini ai quali siamo purtroppo abituati, e che hanno l’effetto di rendere le leggi ambigue e incerte e per di più compromissorie, e quindi poco efficienti, consentendo ai nostri politicanti di fare ogni possibile gioco e trucco.
Inoltre, sia a causa delle inefficienze e della litigiosità delle camere, sia a causa della urgenza effettiva di adottare certi provvedimenti, sia specialmente per la complessità tecnica delle questioni da affrontare, sempre più spesso il Governo ‘legifera’ con i decreti legge, che dovrebbero essere una assoluta eccezione, e, bene che vada, con i decreti legislativi, che permettono al Governo di ‘fare’ le leggi, sia pure sulla base di indicazioni del Parlamento.
Il Parlamento, alla fine, diventa solo un luogo di litigi e conflitti dove di leggi, realmente di iniziativa parlamentare, se ne fanno pochissime, se non nessuna, per non parlare di quelle di iniziativa popolare, che vengono semplicemente cestinate.
Tanto più che i partiti lasciano il minor spazio possibile al Parlamento, e preferiscono decidere direttamente fuori del Parlamento le leggi da fare (pensate ai continui insulsi ‘vertici’ di maggioranza: veri incontri tra oligarchi, una cosa vergognosa, non a caso carissimi allo stellino Conte) per poi portarle belle e fatte alle Camere. Uno ‘sbrego’ alla Costituzione grande come un grattacielo. Ma purtroppo anche il miglior Capo dello Stato non è mai riuscito, e per lo più nemmeno tentato, di arginare questo fenomeno pernicioso.
Che da tutto ciò la logica del sistema costituzionale pensato dai Costituenti ne esca distorta al massimo è troppo ovvio per doverlo dire. Ma, e non è un caso, gli unici correttivi finora proposti, si pensi alla riforma di Silvio Berlusconi e alla riforma di Matteo Renzi, entrambe bocciate, erano in senso autoritario, cioè nella direzione di aumentare a dismisura il potere dell’esecutivo, a danno del Parlamento: una compressione della democrazia di una pericolosità enorme, specie in certe mani!
La proposta degli stellini, purtroppo approvata, è ancora peggio. Non è solo autoritaria, è lo stravolgimento del sistema a favore di una, lo ho detto poco fa, oligarchia; non, forse, il governo di ‘uno’, ma di pochi … la storia insegna che prima o poi quei pochi si scannano e ne resta uno. Basterebbe aprire un libro di storia anche delle classi elementari, forse in grado di essere letto anche da quasi tutto il nostro ‘ceto politico’, quando non si definisce ‘classe dirigente’.
Spiego perché, come ho già scritto. Resta il bicameralismo perfetto, ma i parlamentari sono molti di meno (molti, ma non abbastanza) e quindi saranno subissati dall’attività del governo. In tempi non sospetti, infatti, avevo proposto una riduzione ancora maggiore del numero dei parlamentari (300 deputati e 100 senatori), ma con una specializzazione vera delle due camere, il che avrebbe immediatamente creato, nella due camere, le ‘competenze’ che nel nostro ceto politico sono del tutto assenti.
Così, invece, si riduce solo lo spazio, già ridottissimo, della democrazia, umiliando il Parlamento (che poi è il popolo) a vantaggio degli oligarchi. Che poi questi si chiamino Conte, Giggino e Bettini, oppure Renzi, Berlusconi e Salvini non cambierebbe, sempre oligarchi sarebbero, almeno fino allo sgozzamento reciproco.
Sta in fatto che, posto che il sistema di voto proporzionale possa eliminare questi rischi (e, ripeto, non lo credo proprio!), logica vorrebbe che si decidesse subito e senza mezzi termini: o proporzionale o ci scateniamo per il voto negativo. Insomma, vedere cammello. E invece gli strateghi del PD ne hanno pensato un’altra, ancora peggiore: si approva la legge proporzionale entro Settembre in una camera … magari il giorno prima del voto sul referendum, così intanto il referendum passa, e poi Renzi ha tutto il tempo di fare saltare la legge proporzionale, che lo condannerebbe all’inesistenza. Metternich ha preso casa al Nazareno.
Questa è la nostra politica, questa, direbbe Gianni Cuperlo ma non solo lui, è la nostra ‘classe dirigente’.
Bene bravi, eccola qui. La Ministressa della Pubblica Istruzione ‘Ordina’ (è una decisa lei!!), dopo una paginata di ‘visto, considerato, sentito, guardato, telefonato, ponzato’ ecc.: «1. … le lezioni dell’anno scolastico 2020/2021 nell’intero territorio nazionale possono avere inizio a decorrere dal giorno 14 settembre 2020 … 2. … Le Regioni adottano le restanti determinazioni in materia di calendario scolastico … ». A Napoli, questo lo chiamiamo, con un nome semplice e difficile da pronunciare: scartiloffio. E quindi, tranquilli ragazzi, per andare a scuola c’è sempre tempo, magari a Natale! Questa è politica, questi sono i nostri politici, evviva.
di Giancarlo Guarino