Ho reagito con sconcerto quando ho appreso come il governo Conte sia in procinto di prolungare lo stato di emergenza di altri sei mesi.

È evidentissimo nei numeri – che sono numeri e pertanto per leggerli non occorre una laurea in virologia – e ormai impossibile da negare anche per il più ferreo degli scienziati supini alla teoria della pandemia, che in Italia “la forma grave del virus non esista” almeno da un mese e mezzo. Se parliamo infatti di persone che sono ammalate a causa del Covid19, pertanto abbiano sintomi che non siano una febbriciattola passeggera, questi non esistono: parliamo statisticamente di 1 o 2 italiani su un milione di cittadini curati per o “con” Covid19. Gli ospedali e i reparti, come dicono i numeri e i dottori sul campo, sono vuoti.

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Inoltre i dati ufficiali dell’ISS parlano di una età media dei decessi superiore agli 80 anni, con soggetti ora ricoverati quasi sempre affetti da precedenti patologie (e pertanto già erano sottoposti a delle cure) e che in tutto il paese sin dall’inizio della crisi si contano solo 14 (ripeto quattordici) decessi di persone con meno di 40 anni e non affetti da altre patologie.

Con questi numeri che motivi ci sono per dichiarare lo stato di emergenza? A cosa può servire la proroga di sei mesi se non a mantenere poteri speciali nelle mani di questo governo e dei suoi dpcm? Tralasciando che quando lo stato di emergenza fu dichiarato il 31 gennaio, senza che nessuno ne fosse a conoscenza (davvero con favore delle tenebre giornalistiche), tale dichiarazione non portò il governo a prendere alcuna precauzione, alcun provvedimento preventivo o fornitura preventiva di attrezzature mediche, mantenendo la politica dello spritz a tutti i costi per altre 5 settimane fino al disastro.

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Il virus potrebbe tornare in inverno? Possibile, nessuno può dirlo con certezza, nessuno ovviamente se lo augura ad eccezione dei ministri e degli scienziati che tramite il virus hanno assunto notorietà. Ma nessuno vieta in tale sciagurato caso di dichiarare un nuovo stato di emergenza motivato.

E alla fine il sospetto è che questa sia una tacita ammissione da parte di Conte, quasi freudiana, che il vero stato di emergenza in questo paese è avere un governo che non è grado di prendere alcuna decisione e che, almeno da Aprile, non è stato in grado di reagire in alcun modo alla crisi economica ancor prima che quella sanitaria.

Il mio appello infine è al Presidente della Repubblica, in difesa dei principi costituzionali, dei nostri diritti di non veder violate le libertà personali senza motivo, ed in difesa delle sue stesse parole: perché quando si lanciò Il governo giallorosso mantenendo il medesimo premier del gialloverde – non senza un certo disagioistituzionale – e unendo partiti che fino a 10 secondi prima si insultavano ferocemente, Mattarella fu molto chiaro nel dichiarare che questo governo avrebbe dovuto avere un programma serio e concreto, non essere solo un accordo di palazzo per il mantenimento del potere.

E che in caso contrario sarebbe stato giusto esercitare quello strano esercizio, ormai tabù da pronunciare, che in democrazia prende il nome di “voto popolare”.

di Luca Borreale